2 - When the sun was still low

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-Le gambe immobilizzate nelle sabbie mobili, il panico nella stanza buia che gira su se stessa, per nulla familiare. L'aria spezzata solo da avvoltoi e paura, in sottofondo solo risate e urli. Il senso di oppressione e la voce ormai inesistente per emettere un qualsiasi tipo di suono, la luce accecante poi un boato-

Ero sveglia
I numeri rossi dell'orologio sul comodino di Kiara segnavano le 4:30.

Lei dormiva profondamente, io no. Non era la prima volta che venivo svegliata nel bel mezzo nella notte sempre dallo stesso incubo.

La verità era che succedeva sempre più spesso dal giorno dell'incidente, per questo avevo cominciato ad avere l'ansia anche solo per addormentarmi.

Cercai di calmare il battito accelerato, poi voltai la testa e posai lo sguardo sulla mia amica.

La poca luce che entrava dalle tapparelle mi permetteva di vedere le sue gambe lunghe e chiare intrecciate con il lenzuolo, mentre la maglia che indossava le si era arricciata completamente sotto la schiena lasciandola praticamente in mutande. Le labbra sottili erano socchiuse e i capelli biondi le incorniciavano perfettamente il viso rotondo.

Mi sedetti sul letto per cinque, forse dieci minuti. Feci una smorfia quando un fastidio alla gola non mi permetteva di deglutire in santa pace. Avevo sete e la gola completamente secca.

Decisi allora di buttarmi alla ricerca di qualcosa di fresco da bere. A piedi nudi mi incamminai al buio verso la cucina, in una casa che ormai conoscevo quasi quanto la mia.

Avevo passato lì gran parte della mia infanzia, condividendo con le persone che la abitavano giochi, ricordi e risate. Anche quando litigavo con mia madre la prima cosa che mi veniva in mente era scappare per venire a rifugiarmi tra quelle mura. Lì avrei trovato sostegno e complicità.

In cucina la mia pelle fu solleticata dalla frescura del mattino che entrava dalla porta-finestra della veranda.

Kiara l'ha lasciata aperta per tutta la notte?

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