34 - The horse and the butterfly

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M͢E͢L͢A͢N͢I͢E͢

Aprii con fatica gli occhi, disturbata dai primi raggi solari che stavano comparendo nel cielo. L'alba, questa sconosciuta per me. Quando al mattino mi alzavo per andare a scuola il sole era già uscito per cui non capitava spesso di vedere quelle sfumature di sole nascente

Provai a deglutire ma con la faccia spiaccicata su un telo da spiaggia e dopo essermi bevuta l'intero mini bar la sera precedente mi risultò al quanto difficile

I ricordi erano offuscati, così come lo era la mia vista. Di quella nuova Melanie allungata sulla sabbia sotto il cielo mattutino di un giorno qualunque conoscevo ben poco

Scoprivo nuove parti di me, giorno dopo giorno. Trauma dopo trauma. Non mi era mai piaciuto bere, eppure mi ero ubriaca. Avevo sempre ripudiato qualsiasi tipo di droga o sostanza che avrebbe alterato il mio comportamento ligio alle regole.

Eppure avevo giocato.

Perché da quella fatidica sera era un continuo giocare. Un gioco fatto di mosse pericolose alle quali non mi sottraevo, non più.

Ruotai gli occhi catturando quante più immagini possibili di tutto ciò che mi circondava, cercando di capire dove fossi e con chi fossi.

Vicino alle cenere di un falò ormai spento c'era Kiara. Dormiva beatamente a pancia in giù e con il vestito verde smeraldo stropicciato sulle gambe. Poco più distante c'erano Alexia e David, di spalle e anche loro presumibilmente addormentati

Mi accorsi di essere in una posizione scomoda quando tentai di alzarmi ma un peso sulla schiena mi bloccava qualsiasi movimento

Era un braccio. Non uno qualunque. Abbassai lo sguardo puntandolo su quella mano e su quegli anelli. Così mi lasciai ricadere sul telo ormai intriso di sabbia e umidità

Flashback della sera precedente mi tornarono in mente, uno ad uno. Le mani di Alexander sul mio corpo mentre strusciava contro il suo. Avevamo ballato senza sosta, riso come se non ci fossimo insultati fino ad un'ora prima

Dio. Come avrei fatto a guardarlo sapendo ciò che era successo.

Provai ad alzare con cautela il braccio senza però ottenere risultati
E ora come faccio ad alzarmi?

Pensare. Dovevo pensare.

Facendo forza con le mani e sotto quel braccio ormai fin troppo conosciuto ruotai il corpo per raggiungere la posizione supina. Sospirai di sollievo quando appurai che Alexander vicino a me non si era svegliato

Lo restai a guardare.

Sei sempre stato così bello? Ne conoscevo la risposta a quel mio pensiero. Anche scapigliato e con la bocca leggermente socchiusa Alexander aveva il suo fascino. Non quello crudele e totalizzante della sera precedente, ora sembrava un bambino mentre dormiva, in pace con se stesso e con il mondo intorno

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