37. Lo Sfogo Disonorevole

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Il drago fece strame delle balestre proprio come esse fecero per il suo roseo volto.

La povera Azalea cadde a terra tra i gemiti ed i lamenti della sua padrona, la quale insieme a suo fratello stava cadendo tra il fiammante bronzo che loro stessi avevano affocato. 

I due erano aggrappati fortemente al dorso di Azalea, la quale, perdendo quota, stava per compiere un facinoroso atterraggio che l'avrebbe finita.

Il drago urtò il terreno. Era tutto infuocato. Dalle sue stesse fiamme. Da colei che glielo aveva ordinato. 

La lucertolona raschiò tutta la sua pancia sull'angusto terreno fiammeggiante di Rupestride, finché non urtò una fatiscente casa che finì di rompere.

Nonostante ciò Azalea era riuscita a proteggere i due Corvini, attutendo loro la caduta e proteggendoli da eventuali scontri che, come per lei, sarebbero potuti essere mortali.

Di gran carriera Romantius scese dalla groppa della sua adorata e fece per provare a 'rianimarla'.

'Aza!' gridò vicina al grande occhio sinistro pieno di sangue del suo drago. 'Ti prego fammi capire che ci sei ancora!'.

Azalea, inerme ed esangue non poté emettere suono alcuno, ma solamente chiudere i suoi occhi pieni di lacrime una volta per tutte ed accomiatare per sempre la sua dolce padrona.

Quel giorno un Corvino si sarebbe emozionato più del dovuto. Quel giorno un Corvino avrebbe sbloccato in se un qualcosa che tutti gli altri Corvini non avrebbero mai ottenuto. Quel giorno, Romantius, non sarebbe stata più la stessa.

"Azalea, non mi lasciare!" strillava con milioni di lacrime in strozza, "Anche tu adesso!" seguitò accompagnata dalla sua visiera che ribolliva di lacrime di Sangue Scarlatto.

Attorniata dalla caligine dell'incendio e dalle svariate guardie che le si precipitarono attorno, la Corvina Rosea s'accasciò a terra battendo i pugni, permeata da una collera mista a dolore che senza sosta le lacerava il cuore.

L'unico rimasto a proteggerla era suo fratello Argentius, che non appena vide le guardie avvicinarsi alla sua afflitta sorella, ghermendo il suo infoderato fioretto con il braccio di parte, si mise in posa di difesa ad aspettare il loro attacco.

Erano così tante che se non ci fosse stato il corpo di Azalea, avrebbero formato un grande cerchio attorno ai due sprovveduti, invece, proprio a causa dell'inerme drago si dovettero addensare a mo' di semicerchio da un singolo lato, dando involontariamente l'illusione ai due di essere ancora protetti dalla povera Azalea. 

A passi lenti avanzavano, mentre Argentius, spalleggiato da una strutta Romantius, teneva stretto a se il fioretto, il quale fremeva d'essere sfoderato.

Il più temerario di quei guerrieri si fece avanti per attaccare il Corvino Lucente, che con tutta la forza e l'amore del mondo stringeva l'elsa della sua regale spada.

Non appena l'improvvida guardia s'avvicinò, Argentius fulmineo sfilò dalla fodera il suo eburneo flagello e con un montante tagliò con mirabile precisione la corazza della guardia, che sconfitta cadde a terra prono.

Non contento, con l'armatura pittata dal sangue che aveva fatto schizzare, Il Prigioniero Della Perfezione conficcò il suo fioretto nel futile elmo della già atterrata guardia e disse: "Avanti! Ce n'è per tutti! Non sconfiggerete mai la collera d'un Corvino!".

Dopo la sua baldanzosa provocazione tutte le guardie s'accalcarono a raggiungerlo al fine di mettere la sua fulgente testa su d'una picca. 

Qualunque guardia ci provasse, veniva fatta fuori da un mirabile affondo all'altezza del collo. 

Stavolta però erano troppe; non era come nel maniero della distrutta Confraternita; la spada di Argentius non era stata creata per gestire attacchi così densi.

Infatti, ad un certo punto, Il Corvino venne sopraffatto dalla miriade di armature bronzee. Al che cadde a terra perdendo addirittura il suo fioretto che iniziava ad annerirsi visto che non era riuscito a proteggere la sua egra sorella.

Proprio mentre lo stavano per finire, un lucore roseo iniziò ad uscire da Romantius.

Ad un tratto, un'accecante luce fuoriuscì dalla Corvina, che con l'elmo ancora pieno di lacrime s'eresse puntando la katana verso tutti i vituperati armigeri di Rupestride, i quali erano stati storditi da quel subitaneo bagliore. 

Con la spada che li guatava, le guardie iniziarono ad udire la Corvina Rosea parlare, la quale, oggi come non mai, era al massimo della sua rabbia e della sua emozione.

"Voi, purulente cappe rameiche della città della vampira traditrice, avete ucciso il mio drago. Il vostro mero deserto ha ucciso colui a cui tenevo di più in tutto questo dannato regno." disse tenendo lo sguardo basso, "Ed ora avete provato ad uccidere l'unico che prova ancora a darmi conforto". Si fermò, con le atterrite guardie che ancora dovevano riprendersi. 

"Sorella! Che cosa stai confabulando, soccorrimi!".

La Corvina riprese il suo discorso alzando la testa e iniziando a urlare, ignorando completamente i lamenti di suo fratello. "Voi! Sordidi serpenti riempiti dal bronzo di questa vile città! Io dilanierò qualunque cosa ci sia sotto quelle impettite armature! Io vi squarterò, uno ad uno; quanto è vero che il mio nome è Romantius di Granelli Bucolici! Aspetterò anche che voi v'alziate in piedi per sentirmi ancora più appagata dopo che avrò fatto a brincelli ogni vostro arto! Argentius, scansati. 

"Ora tocca a me farti da scudo." Le guardie ancora un poco abbagliate iniziarono ad alzarsi lentamente; e nel mentre che si riprendevano udivano e guatavano la solenne Corvina Rosea, che di li a poco sarebbe diventata irriconoscibile. 

"Oh, vedo che finalmente v'issate! Bravi, fate come v'ho detto luridi schifosi con troppi fiori stampati addosso!".

Dalla visiera del beccuto elmo di Romantius iniziò a baluginare un rosa acceso che attingeva al magenta. 

"Voi non avete idea di cosa avete risvegliato..." disse La Prigioniera Della Perfezione con la sua voce che era diventata cupa e baritonale, "voi sarete i succubi del mio sfogo. A costo di perdere quel becero onore, di cui non m'interessa più nulla, io, Romantius di Granelli Bucolici, cambierò per sempre questo deserto e pregherò per voi che adesso abbiate una celere morte,

"perché con voi mi divertirò...".

Disse mentre dal suo elmo s'iniziò ad intravedere un solerte occhio rosa e nero.





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