Capitolo primo

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Era passato un mese da quando avevo incontrato il ragazzo con la tempesta dentro gli occhi. Non avevo pensato più a lui da quel giorno stesso, più perché non ne avessi motivo che per altro. Fino a quel giorno.
Gli stessi occhi si presentarono nella nostra aula quella mattina, ma mi trovai a fissare una donna sulla cinquantina. Il silenzio calò improvvisamente nell'aula. Era strano visto che solitamente nemmeno il preside riusciva a zittire la classe.
- Sedetevi ragazzi. - disse la donna dietro alla cattedra. A mia sorpresa tutti obbedirono senza fiatare come loro solito, cosicché rimasi solo io in piedi sbalordita dai suoi occhi. - Signorina Brent, si accomodi per favore. - disse poi senza battere ciglio. Il mio viso divenne in fiamme per la vergogna, ma non mi preoccupai di scusarmi con lei e nemmeno lei si aspettò che avessi qualcosa da dire stranamente.
- Scusi, ma dov'è la prof. Alcot? - domandò qualcuno in fondo alla classe. La donna ci diede le spalle ed iniziò a scrivere qualcosa sulla lavagna d'ardesia. Aspettammo tutti col fiato sospeso la sua risposta.
- La professoressa Alcot ha subito una grave perdita di recente. La sostituirò per tutto il tempo necessario. Non so se sarà breve, ma vorrei che mi trattaste non come semplice supplente, ma come una vostra professoressa fissa. - rispose finendo di scrivere. Si voltò e si guardò attorno. - Io sono la professoressa Hemmings. -
Il cuore perse qualche colpo prima di riprendere a battere ad una velocità triplicata.
- E ora, se nessuno ha altre domande, eseguite questi logaritmi. -

Passai delle ore tremende davanti a quella donna. Sembrava sapere tutto su di me, ma questo non la scoraggiava. Aveva posto diverse domande alla classe, mentre a me aveva fatto correggere alcuni esercizi alla lavagna. Mi sembrava di essere ritornata alle elementari sotto lo sguardo indifferente dei miei compagni di classe.
Finalmente l'agognata campanella suonò segnando la fine delle lezioni. Fui la prima a lasciare l'aula sotto lo sguardo severo della professoressa che ci augurava buona giornata. Ripresi a respirare solo dopo aver varcato la soglia dell'ingresso della scuola, ma non durò a lungo. Il mio respirò si mozzò quando notai una figura esageratamente alta appoggiata mollemente sul lato di una jeap. Rimasi imbambolata qualche secondo, ma fortunatamente Lucas non sembrava essersi accorto di me. Camminai velocemente cercando di fondermi con la massa, nonostante il colore dei miei capelli ed i miei vestiti stracciati. Pensavo di essere passata inosservata, ma qualcuno posò una mano sulla mia spalla facendomi sobbalzare.
- Sydney. - Era la professoressa Hemmings. Avrei voluto dirle di chiamarmi per cognome, ma anche se avessi voluto, tutte le parole in testa mi si mescolarono in un attimo. Deglutii a vuoto aspettando che la donna di fronte a me mi lasciasse la spalla. - Potrei dirti due parole un attimo? - Non sembrava propriamente una domanda dal suo tono di voce, ma annuii lo stesso leggermente riluttante. Ci appartammo dietro l'angolo, lontano da occhi indiscreti. Tirai fuori il cellulare sotto gli occhi della professoressa sentendomi in imbarazzo.
"So quello che vuole dirmi." digitai velocemente, cercando di non fare errori di digitazione. "Mi dispiace, ma ho davvero difficoltà a parlare con chiunque, spero che non la prenda sul personale."
La professoressa lesse tutto quello che avevo scritto nel silenzio più assoluto, per poi scuotere leggermente il capo.
- No, Sydney. Quello di cui ti voglio parlare non riguarda affatto quello che pensi. - iniziò. Tutto d'un colpo la facciata dura che tutti i professori utilizzavano nei confronti degli studenti cadde. Dai suoi occhi potei leggere molta stanchezza, ma anche un pizzico di decisione. - Non hai idea di quello che ho dovuto passare per diventare supplente nella tua classe. -
La fissai confusa per la sua risposta, ma non osai fiatare. Rimasi ad aspettare che continuasse.
- Non sapevo in quale altro modo parlarti. Il tuo... problema è conosciuto in tutta la scuola, sono nuova, ma è stata una delle prime cose che sono venuta a sapere e non avevo intenzione di metterti nei guai più di quanto tu sia già con alcuni miei colleghi. -
Mi venne subito in mente il professore di scienze, ma subito scacciai l'immagine di quel uomo con una smorfia.
"È venuta per aiutarmi?" domandai stupita. Nuovamente lei scosse la testa.
- No. Io ho bisogno del tuo aiuto ed il problema... è mio figlio Lucas. -

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora