Capitolo ventinovesimo

776 40 1
                                    

Non potevo dire che la mia bocca parlò senza consultare il cervello, ma le dita scrissero senza che quasi me ne accorgessi, il che era molto peggio.
"A patto che tu non scappi dalla finestra del bagno."
Non riuscivo a credere di aver scritto una cosa simile. Luke comunque sorrise divertito, il che mi fece sentire molto peggio. Tutto ad un tratto m'importava di cosa avrebbe pensato Michael, gli sarebbe dispiaciuto? Ne sarebbe stato indifferente? Ne sarebbe stato felice?
- Non scapperò. Promesso. - rispose mentre la fossetta sulla guancia gli compariva e gli occhi brillavano come il mare in una giornata soleggiata. - Facciamo stasera, alle otto? -
Annuii estasiata dal suo sguardo.

Guardai ancora una volta l'ora per essere sicura che era ancora presto. Mi misi a camminare in lungo ed in largo per la mia camera, ma non servì a placare la mia ansia. Michael mi aveva detto che gli andava bene che uscissi con Luke, e aggiunse che era anche un bene per Lucas stesso. Quindi Michael approvava e da quel punto di vista non ero più nervosa, ma l'uscita in sé con Hemmings mi stava facendo impazzire in quel momento.
Se fosse andato storto qualcosa? Non avevo nemmeno idea di dove mi avrebbe portata! Se non mi sarebbe piaciuto il posto? Se ci fossimo messi a litigare? Se fosse stato di cattivo umore? Se... se... se... Erano le uniche domande che mi affollavano la testa. Indossai un paio di jeans neri strappati sul ginocchio e mi misi un maglione bianco che mi pendeva da una spalla. Volevo andare sul semplice, almeno non sarei stata così in imbarazzo come lo ero stata con Michael.
Guardai di nuovo l'orologio. Tra meno di un quarto d'ora sarebbe arrivato. Mi misi le mie converse nere ai piedi e andai a chiudere a chiave la porta della camera. Mia madre era andata già in camera sua, mentre mio padre doveva ancora essere a lavoro. Mi calai giù dalla finestra e la socchiusi. In meno di un minuto ero già sul prato a pulirmi le mani sul jeans.
Non riuscii a fare nemmeno un passo verso la strada che un paio di mani mi afferrarono da dietro. Non feci in tempo a cacciare un urlo di spavento che un palmo mi coprì la bocca delicatamente.
- Sono io. - mi mormorò una voce roca all'orecchio. Sapevo benissimo a chi apparteneva quel timbro.
Lucas mi lasciò andare, ma non del tutto. La sua mano era ancora appoggiata sul mio fianco. Il cuore mi batteva all'impazzata nel petto e la sua presenza alle mie spalle non aiutava di certo. - Dovresti provare ad uscire dalla porta, sai. - mi domandò con un filo di divertimento nella sua voce.
"Cosa ci fai qui?" scrissi con le mani ancora tremanti sul cellulare. Lui si accigliò.
- Dovevamo uscire. - obbiettò preoccupato. - Non ti sei tirata indietro, giusto? Non sei uscita dalla finestra per evitarmi? -
Scossi la testa e lui tirò un sospiro di sollievo. Ma io non potei fare altrettanto dei fari luminosi si stavano dirigendo verso di noi e non ebbi dubbi che quello fosse mio padre. Afferrai la mano di Lucas e lo trascinai verso il retro della casa. Sentii il motore della macchina spegnersi e non mi calmai fino al momento in cui non sentii i miei genitori iniziare ad urlarsi contro a vicenda.
"Tieni il profilo basso, abbastanza da non farti vedere da dentro." e gli feci segno di seguirmi. Gli diedi le spalle e senza voltarmi per vedere se mi stesse seguendo corsi con in capo chino verso la jeep di Luke che avevo adocchiato.
Mi fermai con il cuore in gola, con la paura che mi avessero visto, ma poi riuscii a calmarmi. - Comunque non te l'ho detto prima... ma sei bellissima. -
Guardai il ragazzo di sbieco. Con il fiatone per la corsa e l'espressione ancora sconvolta dubitavo di essere "bellissima".
"Smettila di dire stupidaggini." ribattei. Non aspettai nemmeno il tempo che rispondesse che salii in macchina.

Alla luce fioca dei lampioni non avevo visto cosa indossava Luke, ma alla luce del ristorante non potevo sembrare più sciatta. Mentre lui era vestito elegantemente con una camicia e dei jeans neri e le scarpe eleganti, io sembravo totalmente fuori luogo sotto i lampadari di cristallo.
Rimpiangevo l'appuntamento con Michael in quel momento, mi sentivo troppo in imbarazzo con Lucas.
- Ti piace il cibo italiano? - mi chiese lui mentre mi aiutava ad accomodarmi sulla sedia. Il tavolo era apparecchiato alla perfezione e le candele conferivano un'atmosfera ancora più intima. Lo fissai con sguardo perso e ci misi qualche secondo di troppo a rispondergli.
"Penso di sì."
- Pensi? - domandò lui leggermente divertito.
"Sì, mi piace." mi corressi. Aprimmo i nostri menù. Non riuscivo a concentrarmi però sulle parole. Mi chiedevo come sarebbe finito quel appuntamento.

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora