N.A.
Buon Natale a tutti, anche se sono palesemente in ritardo *lol*!
Scusate per il ritardo e spero che questo nuovo capitolo sia di vostro gradimento!P.s. Per chi ha voglia sto scrivendo una FF sui One Direction, si chiama "Una Vecchia Amicizia", passate se avete tempo!
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Il giorno successivo mi prefissai l'obbiettivo di ignorare chiunque, ma specialmente Lucas. Se non l'avessi ignorato sarei dovuta andare a scuola armata di mazza da baseball, per poi fracassargliela sulla testa, anche se poi in cuor mio speravo che avesse il minimo di buon senso di starsene a casa quel giorno.
Le mie preghiere non furono affatto ascoltate e nel momento in cui varcai la soglia della classe due occhi in tempesta seguirono ogni mio singolo movimento accompagnato da un timido sorriso vano. Lo guardai a malapena allungarsi verso di me per dirmi qualcosa forse, ma mi girai verso il lato opposto al suo per prendere ciò che mi serviva per la lezione. Come se non fosse bastato sopportare Lucas, la mattinata si aprì con un test a sorpresa di matematica. Probabilmente la professoressa non l'avrebbe contato se fosse andato bene, ma dai borbottii attorno capii che l'avrebbe sicuramente contato. Mi ritrovai a fissare il test con sguardo vacuo senza avere neppure la più pallida idea di come dovessi iniziare a svolgere i calcoli. Un foglietto atterrò sul mio banco mentre la professoressa era intenta a cercare qualcosa nella sua borsa. Aprii il biglietto.
"b/d/a/a/c/b/c/d/a/d" Mi guardai attorno e vidi Luke guardami sperando in qualche mia reazione positiva, ma lo fissai solo malamente. Riaccartocciai il foglietto e lo gettai a terra. Non m'importava prendere 10 in quello stupido test copiando solamente le risposte dal figlio della professoressa. Probabilmente non voleva pensare che fossi stupida, ma solamente che dandomi le risposte si sarebbe fatto perdonare o qualcosa del genere. Cercai fare qualche conto, ma nessuno dei risultati coincideva, alla fine mi ritrovai a crocettare le risposte più simili ai miei risultati. La campanella suonò e la professoressa raccolse i compiti. Trovavo già difficile dopo un'unica ora sopportare la presenza di Luke, ma d'altra parte se fossi scappata sarebbe stato lampante a tutti che non gli ero indifferente.
Durante le ore che seguirono lasciai correre la maggior parte dei bigliettini lanciati da Lucas, tanto che alla fine mi ritrovai il pavimento accanto allo zaino costellato di palline di carta. Non ne avevo letto nemmeno uno, ma potevo intuire ciò che c'era scritto: scuse per sua madre e spiegazioni sulla mia freddezza. Probabilmente c'era anche un quesito non espresso, con chi avevo passato la giornata il giorno prima? Michael aveva rifiutato tutte le chiamate dei ragazzi e aveva passato il pomeriggio e una parte della sera a comporre una nuova canzone, fino a che mi aveva accompagnata a casa. Prima che riuscissi ad addormentarmi mi aveva scritto un messaggio in cui mi diceva che aveva finito la canzone e che si intitolava Jet Black Heart. Quel poco che avevo sentito mi aveva già fatto innamorare di quella canzone.
Un'ombra mi fece ritornare con la mente alla realtà.
- Mi stai evitando, giusto? - mi domandò Luke con voce ferita. Mi guardai attorno rendendomi conto solo in quel momento che era suonata la campanella che segnava la fine delle lezioni. Giocherellai per un attimo con la matita che avevo in mano prima di decidermi a rispondergli finalmente.
"Mikey mi aspetta, non ho tempo di discutere con te." scrissi in maniera quasi illeggibile sul foglio che avevo davanti. Lucas stranamente non mostrò nessun segno di sdegno a quelle parole. Infondo pensavo di riuscirlo a ferire in qualche modo. Ma che mi stava prendendo? Perché mi stavo comportando come una dannata bambina di tre anni?
- Ti accompagno fuori. - rispose. Non seppi cosa replicare, così mi limitai a seguirlo lentamente verso l'uscita della scuola. Era strano vederlo così a suo agio in un posto che odiava, ma non gli feci domande. Michael non era ancora arrivato, ma non mi preoccupai più di tanto, dopotutto doveva attraversare quasi mezza Sydney per arrivare e doveva essere uscito di scuola solo qualche minuto prima. Mi strinsi nella mia felpa leggera tremando leggermente a causa degli spifferi di vento che venivano dell'oceano. Mi voltai verso di Lucas che mi guardava leggermente accigliato. - Hai freddo. - affermò corrucciato. Non reagii in nessun modo per rispondergli. Fino a quel momento si era sempre mostrato scontroso, tranne quando mi aveva portata nel suo posto preferito, almeno all'inizio, prima della telefonata.
Scossi la testa in segno di dissenso.
- Vieni. - disse e mi afferrò per la mano. Mi lasciai condurre verso la sua macchina docilmente, più per la sorpresa del suo tocco gentile che per altro. Luke accese il motore e mise il riscaldamento al massimo.
"Perché stai facendo tutto ciò?" gli chiesi senza riuscire ad incontrare in suo sguardo. Non rispose. Lucas prese il mio cellulare e lo posò dove c'era il cambio, poi con una mano prese la mia, mentre con l'altra mi alzò il viso facendo incrociare i nostri occhi.
- Ho pensato a lungo a quello che mi hai detto. - iniziò a parlare. Vedendo però il mio sguardo perso precisò. - Riguardo alla scuola e mia madre. Non credevo che potesse chiamare i tuoi genitori per la gita, non ne sapevo niente, forse pensava che facendomi passare più tempo lontano dai ragazzi e vicino a te... potessi cambiare idea. Ma avevo già deciso. Quando ti ho detto che non andavo a scuola per evitare mia madre... mi è sembrata l'idea più stupida della mia vita. -
Non vedevo come potessi c'entrare con quello che stava dicendo. Liberai le mie mani e ripresi il cellulare.
"Questo non toglie il fatto che debba andare in gita invece che passare come voglio quella settimana." scrissi.
- Scusa. Mi dispiace, se potessi fare qualcosa lo farei. Per te lo farei. -
Il silenzio cadde come un velo su di noi, ci avvolse. Dopo aver incatenato il mio sguardo al suo non riuscivo più a distoglierlo. Luke socchiuse lentamente gli occhi e piegò la testa. Il suo viso si avvicinò pericolosamente al mio.
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Words. || Luke Hemmings
FanficSydney poteva essere definita come una ragazza strana a prima vista. Capelli lilla, vestiti consunti, il rossetto nero... la lista poteva essere infinita. Ma quello che l'aveva marchiata era il suo silenzio innaturale. Aveva smesso di parlare da tre...