Capitolo trentaseiesimo

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Dovevo sapere che la tregua tra me e Lucas non sarebbe durata più di ventiquattro ore. Mi sentivo disgustata da lui per quello che aveva fatto, ma anche da me stessa per essermi fidata di lui invece che di aver dato i soldi a qualcuno di più responsabile come Ashton che almeno sapeva apprezzare il valore dei soldi per la loro fatica a guadagnarli.
Mi detti per malata per qualche giorno per non vedere la faccia di Hemmings, ma non potei evitare per molto i miei genitori che mi obbligarono a tornare a scuola la settimana successiva. Evitai il biondo per quanto mi era possibile ed ignoravo ogni suo tentativo di parlarmi.
Alla fine arrivò anche il giorno prima della partenza. I ragazzi mi avevano lasciata in pace per per tutti quei giorni ed ero grata a loro per questo. Quella mattina però Michael ruppe il silenzio e mi propose di uscire con lui, con Calum ed Ashton a pranzo. Non ero sicura se Luke lo sapesse e se si sarebbe presentato improvvisamente durante l'uscita, ma giocai d'azzardo ed accettai. Misi le ultime cose che mi servivano in valigia ed il campanello suonò. Mi ero dimenticata di dire a Michael di non presentarsi alla porta. Sfortunatamente non fui io ad aprire la porta, ma mio padre. Dalle scale potevo vedere le teste dei miei amici e l'irritazione di mio padre dalla postura.
- Sydney! - mi chiamò con voce fredda. Mi avvicinai al gruppo nervosamente e pregai i ragazzi con lo sguardo di non dire niente. - Chi sono questi ragazzi? - mi chiese fissando però il piercing ed i capelli colorati di Michael ed i tatuaggi in bella vista sulle braccia di Calum. Ashton poteva essere quello che assomigliava di più ad un ragazzo per bene se non fosse stato che indossava dei jeans neri strappati, una maglietta bianca bucherellata e una bandana nera in testa per domare i suoi ricci. Odiava il loro modo di vestire ed essere. Ed io con i miei capelli lilla ed i rossetto nero, con i vestiti altrettanto trasandati, lo mettevo in imbarazzo con tutti i suoi amici e colleghi. Questo ovviamente non avrebbe mai voluto dire che potevo farmi come amici dei ragazzi che mi assomigliavano.
"Sono dei compagni di classe. Devo fare una ricerca con loro di fisica." scrissi velocemente.
- Non vedo libri. - replicò lui.
"Devo andarli a prendere. Sono arrivati in anticipo." ribattei. Michael, Calum ed Ashton erano palesemente confusi, ma si scusarono per essere arrivati prima del necessario. Corsi a prendere lo zaino in cui ficcai un quaderno ed un libro a caso e lo chiusi mentre scendevo. Non guardai in faccia i miei genitori ed afferrai Michael per il braccio e trascinai tutti via di lì. Fortunatamente Calum aveva parcheggiato la sua auto abbastanza lontano da casa mia. Non tirai un sospiro di sollievo fino a che non partimmo. Ovviamente a quel punto dovevo dare qualche spiegazione, ma rimanemmo in silenzio per tutto il viaggio.
- Quindi ora dovremmo cambiare scuola? - chiese Calum dopo esserci seduti in un angolo di un ristorante messicano. Scossi la testa. Non ero in vena di ridere, ma abozzai un sorriso divertito lo stesso.
- Io non ci sarei potuto andare comunque. - replicò Ashton fingendo una smorfia.
- Non è una cattiva idea invece. - ribatté Mike. Rimanemmo tutti paralizzati a fissarlo. Non stava scherzando.
"Infatti è una pessima idea." risposi io studiandolo bene con lo sguardo. Michael non rispose. Gli appoggiai una mano sulla sua.
- So che sai difenderti da sola, ma non voglio che ti senti ancora male per lui. Non ti meriti tutte le sue stronzate. -
Non sapevo cosa replicare. Non mi piaceva affatto stare costantemente male ed ero in quelle condizioni da quando Hemmings era comparso nella mia vita. Ero continuamente in preda ad emozioni contrastanti.
- Forse avrà capito da solo che deve starle lontano. - azzardò Calum. Mike rise senza allegria.
- Ti ricordo che avrà un'intera settimana a disposizione per farla soffrire senza che noi possiamo fare niente per impedirlo. - disse. Calò di nuovo il silenzio su di noi. Non avevo fame. Affatto. - Giuro che se ti vedo ancora piangere a causa sua, lo ammazzo di botte. - concluse. Nessuno provò ad obiettare.

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora