Capitolo undicesimo

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Presi la mano di Luke. Lui abbassò lo sguardo sulle nostre dita incatenate tra loro.
- Vuoi venire con me nel mio posto preferito? - chiese speranzoso. Il suo umore sembrava essere cambiato sotto il mio tocco. Gli sorrisi dolcemente. Mi portò verso la sua macchina e partimmo verso l'ignoto. Vedevo il paesaggio sfrecciare fuori dal finestrino mentre il silenzio ci faceva compagnia. Luke guidava non molto oltre il limite di velocità, ma potevo notare che facesse fatica a tenere il piede sull'acceleratore più in su possibile. Lo scrutai attentamente, quasi sfacciatamente.
- Ho qualcosa sul viso? - chiese alla fine passando il suo sguardo dalla strada a me incuriosito. Scossi la testa con un sorriso che aleggiava sulle mie labbra serrate. Sembrava perfettamente a suo agio in quel momento con me, quasi mi dimenticai delle sue parole cattive nei miei confronti. - Vuoi ascoltare un po' di musica? - chiese dopo nemmeno un minuto di silenzio. Annuii per accontentarlo. Accese la radio e l'abitacolo si riempì della solita musica che si poteva sentire anche in un centro commerciale. Avrei voluto togliermi le scarpe ed accucciarmi sul sedile per godermi il viaggio, ma evitai. Un cellulare suonò segnalando l'arrivo di un messaggio. Luke si distrasse dalla guida imprecando, frugò nella tasca posteriore dei pantaloni e ne tirò fuori il suo cellulare. Diede una veloce occhiata allo schermo per poi passarlo a me. Era un messaggio da Calum.

Calum:
Mi è arrivato un messaggio da tua madre.
Che succede bro'?

Guardai Luke in attesa che mi dicesse cosa dovessi fare. Dopo qualche istante mi rispose. - Digli che sono con te. - Lo guardai di sbieco, ma obbedii.

Luke:
Sono Sydney.
Luke sta guidando.

Il messaggio di risposta non tardò ad arrivare.

Calum:
Ok. Spero che chiarite.
Michael ti saluta con
un bacio ed un
abbraccio da panda.

Sorrisi involontariamente e Luke se ne accorse, ma non fiatò. Gli ripassai il cellulare che si rimise in tasca senza guardare l'ultimo messaggio. Rimasi a guardare fuori dal finestrino fino alla fine del viaggio. Alla fine Luke parcheggiò vicino ad una radura, in un posto che sembrava isolato dal resto del mondo. Lucas venne ad aprirmi la portiera e mi aiutò a scendere. Mi guardai curiosamente in giro.
"Vuoi per caso farmi fuori?" scherzai. Lui lesse lo schermo del cellulare ed alzò gli occhi al cielo. Non mi rispose, ma mi afferrò la mano ed iniziò a condurmi attraverso la boscaglia. Sentii come una scarica elettrica attraversarmi tutto il braccio. Il cuore iniziò a battere più forte ed il sangue affluì tutto alle guance facendomi arrossire. Non riuscivo a spiegarmi quella mia reazione, il fatto che Luke mi avesse preso per mano come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Mi faceva stare bene in qualche modo. Quasi inciampai nei miei stessi piedi immersa com'ero nei miei pensieri, ma fortunatamente Luke rallentò il passo. Improvvisamente sbucammo su una scogliera. Il paesaggio attorno mi tolse il fiato. L'oceano era ad una decina di metri sotto di noi. Si poteva scorgere un faro a qualche centinaio di metri da noi, ma a parte quello la civiltà non sembrava esistere.
- Bello, vero? - chiese alla fine Lucas riportandomi con la mente alla realtà. Non c'erano parole per esprimere come mi sentissi in quel momento, così mi limitai ad annuire estasiata. Il ragazzo rise alla vista della mia espressione e si diresse verso il bordo per poi sedersi con le gambe a penzoloni oltre. Lo seguii timorosa. Le altezze non mi erano mai piaciute molto, ma quella volta avrei potuto fare un'eccezione per lui.
"Così è qui che vieni tutti i giorni?" chiesi alla fine. Luke scosse la testa.
- No. Quando ho tempo. Solitamente vado a dare un'occhiata ai locali che propone Michael, poi mi metto a contrattare con i proprietari e quando siamo tutti d'accordo vado a prendere gli strumenti. - rispose pacatamente con un'alzata di spalle. Mi guardai ancora attorno. Non riuscivo a capacitarmi di come Luke avesse la forza di volontà di andarsene da quel posto ogni volta. Io sarei rimasta lì anche la notte se avessi potuto.
"Come hai fatto a trovare questo posto?"
Lui si guardò attorno pensieroso.
- Mi piace guardarmi attorno. Questo posto non si trova molto lontano dal posto in cui vivevo qualche mese fa. - Mi morsi il labbro non sapendo se insistere su quel argomento. Luke sembrò capire. - Facciamo una domanda a testa, ok? Risponderò in modo sincero e tu farai lo stesso. - Mi sembrava equo, così assentii. - Perché non parli? -
Sbattei le palpebre stupita. Dopo Calum non era la prima volta che mi veniva posta quella domanda, ma pensavo che non avrei mai dovuto rispondere a Lucas a questa questione.
"Mancanza di fiducia." scrissi. Non riuscii ad incatenare il mio sguardo al suo. Luke non parlò, forse si aspettava che aggiungessi qualcosa altro. "Il mondo è pieno di gente muta. Parlano così tanto che alla fine non dicono niente. Perché dovrei condividere i miei pensieri e le mie emozioni con qualcuno che non ricambia?"
Luke mi studiò attentamente. I suoi occhi riflettevano l'acqua calma sotto di noi.
- Ed io? Io sono muto? -
Rimasi qualche istante a metabolizzare la sua domanda. Lui era uguale agli altri? No. Lui si esprimeva attraverso la musica. Le parole che cantava dicevano chi era, cosa provava. Lui mi aveva già detto chi era. Ma quello che ci legava era un filo così sottile, come quello tessuto da un piccolo ragno, così debole che sarebbe bastato un soffio per spezzarlo.
"Queste sono due domande." scrissi alla fine. Lucas inclinò leggermente la testa di lato, ma assentì. "Perché non vieni a scuola?"
Il ragazzo sospirò. - Te l'ho già spiegato. Devo organizzare gli spettacoli. Non ho tempo. - Scossi la testa. Non era la risposta che volevo.
"Gli altri vanno lo stesso a scuola." obbiettai. Luke rimase spiazzato, ma alla fine annuì capendo.
- Fino ad un anno fa andavo a scuola. Ero piuttosto bravo in matematica e scienze, ma ovviamente odiavo andarci. Michael e Calum sono sempre stati i miei migliori amici. Ashton si è aggiunto un anno fa, ed è da quando c'è lui che abbiamo iniziato a fare sul serio. -
Lo fermai un attimo. "Intendi come band?" Lui annuì.
- Ashton era l'amico di un amico di Michael, stavamo cercando un batterista e Mikey ha trovato lui che ha subito accettato. Ci siamo trovati tutti bene insieme ed abbiamo iniziato a provare in continuazione e a scrivere qualche canzone. Poi ci è venuta l'idea di andare a suonare a qualche festa. La prima volta che abbiamo suonato con un pubblico abbiamo capito che quello era quello che avremmo voluto continuare a fare per il resto della nostra vita. - si sbloccò. Lo vedevo così triste. Avrei voluto abbracciarlo, ma non sapevo se si sarebbe comportato come Michael. Aspettai che riprendesse. - Abbiamo iniziato a saltare alcune lezioni a testa per andare a vedere locali e a proporci per la serata. Mia madre fin dall'inizio ci teneva d'occhio e faceva di tutto per frenarci. Ero arrivato al punto di dover uscire di casa di nascosto per provare con i ragazzi o usare i pausa pranzo. Sai, è stata lei a metterci nei guai con il preside. Ovviamente dopo un po' scoprì che saltavo le lezioni parlando con i suoi colleghi. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso immagino. Mi cambiò di scuola per non darmi più la possibilità di vedere i ragazzi e lei si trasferì con me. È da quando ci siamo trasferiti la prima volta che sono così. Cerco di evitarla il più possibile. - Il silenzio ci avvolse per qualche minuto. Luke guardava l'oceano imperturbabile.
"Hai provato a spiegarle la situazione, vero?"
Lui assentì. - Non ha voluto sentire ragioni. Mio padre ha solamente alzato le spalle ed i miei fratelli hanno una casa loro. -
"Allora perché oggi sei venuto?"
- Sono già tre domande queste. - replicò lui con un sorriso che aleggiava sulle labbra.

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora