Capitolo ventunesimo

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N.A.
Scusate tanto l'immenso ritardo, ma la scuola mi sta uccidendo, come penso stia facendo strage anche con voi, quindi potete immaginare come mi senta, poi ho un sacco di libri arretrati da leggere e cose del genere, non prometto che riuscirò ad aggiornare più frequentemente, perché mentirei e non credo vorreste che vi mentissi come vogliono i 5SOS (Riferimenti a Vapor PURAMENTE CASUALI, lol).
Ho notato che ci sono più di 100 preferiti su questa storia e credetemi è più di quanto potessi aspettarmi, quindi ringrazio ogni singola persona che sta leggendo queste parole! I commenti ovviamente sono ben accetti e se volete ditemi per chi shippate :)

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Smontai dalla moto e dopo aver tolto il casco mi riavviai i capelli schiacciati. Mi guardai attorno e finalmente mi resi conto di dove mi trovassi. Davanti a noi si stagliava la casa di Michael. Mise il cavalletto e scese per poi prendermi per mano, tirandomi gentilmente verso la porta d'ingresso. Probabilmente non c'era nessuno in casa. Dubitavo che quello potesse essere un modo per farmi conoscere i suoi famigliari, non riuscivo nemmeno a credere che mi avrebbe mai fatto incontrare i suoi, non mi sembrava il tipo.
- Mia madre è a lavoro. - mi rispose lui come se mi avesse letto nel pensiero. Non dissi niente rimasi a guardarmi attorno. Il quartiere in cui viveva Michael non mi era sembrato particolarmente sicuro quando Luke lo aveva riaccompagnato al mio primo concerto di quei ragazzi, ed ora alla luce del giorno, non mi sembrava ancora un posto molto raccomandabile, forse per via delle facciate trascurate delle case e per i graffiti che infestavano i pali e le panchine rovinate. Mi voltai verso di Michael che vidi osservarmi con un sorriso triste dipinto in volto.
- Non farti ingannare dalle apparenze. Questo posto è come me infondo, rovinato fuori, ma è il più sicuro al mondo. - fece inclinando leggermente la testa di lato. Mi morsi il labbro pentita e profondamente a disagio per i miei pregiudizi. Guardai i vestiti consumati di Michael e per la vicinanza riuscii anche a percepire il suo lieve profumo dovuto al dopobarba economico e al sapone con cui erano stati lavati i suoi vestiti. Forse se mi fossi avvicinata di più sarei riuscita a percepire l'odore della sua pelle, di lui.
Entrammo in casa senza quasi fare rumore. Il cuore mi batteva forte nel petto e quasi avevo paura che Mike potesse sentirlo. In silenzio lo guardai mentre si fermava sulle scale, incerto sul da farsi. Si voltò verso di me grattandosi quasi imbarazzato la nuca.
- Giuro solennemente di avere buone intenzioni. - disse tutto d'un fiato diventando rosso. Non riusciva ad incatenare i suoi occhi ai miei. Sbloccai lo schermo del cellulare.
"Harry Potter diceva esattamente il contrario." ribattei con un sorriso divertito che aleggiava sulle labbra. Lui strinse le sue cercando di rimanere serio.
- Davvero, lo giuro Sydney. Questo non è un modo per... per fare cose che la gente solitamente potrebbe pensare. Non voglio portarti di sopra in camera mia e fare in modo di rovinare l'intesa tra noi due, non stavo pensando a niente di simile quando ho deciso di portarti qui. - parlò. Inclinai leggermente la testa di lato guardandolo per un lungo secondo, prima di scuotere la testa divertita.
"Ho passato la fase in cui potevo credere che potessi farmi qualcosa di male. Non ho più pregiudizi su quello che fai, perché semplicemente sei candido dentro, anche se fuori sembri una tela sporca. L'hai detto anche tu che le apparenze ingannano e tu ne sei un esempio lampante."
Michael sorrise leggendo le mie parole. - Non sono così candido. - Ridacchiai.
"Ma smettila! Ed ora stupiscimi Clifford."
Salii le scale superandolo ed aspettai che mi raggiungesse. Michael mi accontentò e mi prese una mano accarezzando lentamente la parte sensibile tra le dita prima stringerla e portarmi verso quella che doveva essere la sua stanza. Aprì la porta e mi lasciò entrare per prima, mentre osservavo i muri tappezzati di poster, Mike si chiuse la porta alle spalle guardandomi ed aspettando forse qualche mia reazione. Studiai attentamente il suo piccolo mondo composto per lo più da musica. Il genere che ascoltava era più punk-rock date le band che mi fissavano dai muri.
"La tua stanza è fantastica." scrissi per poi farglielo leggere. Michael mi sorrise dolcemente.
- Grazie. - rispose. Mi prese tutte e due le mani e le strinse tra le sue. Potevo percepire i calli sui suoi polpastrelli della mano sinistra sulla mia pelle priva di imperfezioni. - Ma non ti ho portato qui per mostrarti la mia stanza. - fece. Lo guardai chiedendogli con gli occhi quale invece fosse il suo obbiettivo. Non me lo disse, semplicemente liberò le sue mani dalle mie e prese la chitarra che non avevo ancora notato dietro alla scrivania. Mi indicò di andarmi a sedere sul letto dove mi raggiunse poco dopo.
Le sue mani iniziarono a suonare delle note a me sconosciute e la sua voce riempì la stanza di parole che mi tolsero il fiato. La canzone parlava di una ragazza che viveva in una famiglia spezzata in due. Chiusi forte gli occhi. Non piansi. Rimasi solamente lì ad ascoltare la storia della mia vita. Alzai la testa rivolgendo il viso al soffitto e appoggiando le mani dietro di me per tenermi su.
- Hey Mom, Hey Dad, When did this end? When did you lose your happiness? I'm here alone inside of this Broken Home... -
Quasi non mi resi conto di quando la musica cessò e di come Michael avesse appoggiato la chitarra a terra per poi posarmi dei leggeri baci sul collo scoperto.


Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora