Capitolo trentanovesimo

658 42 2
                                    

Mi voltai di scatto ritrovandomi faccia a faccia con Lucas. Non l'avevo mai visto così trasandato. Le occhiaie sotto gli occhi erano così evidenti che probabilmente aveva passato non soltanto una notte in bianco, ma almeno tre.
"Cosa vuoi dire?" chiesi immobile davanti a lui. Luke mi fece cenno di seguirlo, ma non obbedii subito. Che fosse un altro stupido stratagemma per ammorbidirmi? L'avrei odiato solamente di più in quel modo.
- Non ti darò più fastidio se vuoi. - disse mentre le spalle sprofondavano in avanti. Si voltò, ma lo sboccai afferrandolo per la maglia. Per tacito accordo ci sedemmo su una panchina lì vicino. Nessuno dei due però proferì parola per qualche minuto.
Alla fine mi decisi a rompere il ghiaccio.
"Cosa vuol dire che non sei più nella band, Luke?" volli sapere. Nessuno dei ragazzi mi aveva accennato al fatto di volerlo buttare fuori o di averlo già buttato fuori. Non credevo nemmeno riuscissero a prendere una decisione del genere così alla svelta e a cuor leggero.
- È inutile che fingiamo. Non mi vogliono più attorno. Avevamo iniziato perché stavamo bene assieme, ma ora... non c'è più motivo di continuare. Possono sempre rimpiazzarmi. -
Senza nemmeno accorgermene intrecciai una mano nella sua. Lucas la strinse delicatamente studiando con gli occhi le nostre mani, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo.
"Non fare lo stupido, non puoi essere rimpiazzato nemmeno volendo. Nessuno di voi è rimpiazzabile." replicai seria. Hemmings sciolse la stretta scuotendo debolmente la testa.
- Non potrei ritornare nel gruppo nemmeno volendo, Sydney. - rispose. Lo fissai aspettando che si spiegasse. Mi mostrò un sorriso tutt'altro che felice però. - Ho venduto la mia chitarra. - Dovevo aver capito male. Lo guardai confusa senza riuscire a muovere un solo muscolo. Respirare stava diventato faticoso. - Non sono riuscito ad andarci io di persona. - continuò con voce malferma. - L'ho chiesto a mio fratello Ben appena dopo la nostra conversazione l'altro giorno. Almeno lui ha più tatto rispetto a Jack. -
Non me ne importava niente di chi fosse più gentile tra i suoi fratelli. Luke non poteva aver fatto una cosa del genere. L'unica cosa a cui realmente teneva non poteva averla data via. L'unico accesso per realizzare i suoi sogni. Mi sentivo male al solo pensiero. E l'aveva fatto un attimo dopo avermi parlato.
"Stai scherzando, vero?"
Mi bastò incrociare il suo sguardo per sapere che le sue parole erano la pura e semplice verità.
- Era l'unico modo per riparare al mio danno in modo veloce. Ben sa contrattare e ne ha tirato fuori abbastanza soldi da dare ai ragazzi, così possono comprarsi l'attrezzatura che serve. Non dovrò neppure più litigare con mia madre. - Se era una battuta, non faceva affatto ridere. Non ero ancora riuscita a ribattere qualcosa. - Loro possono continuare a incidere pezzi, le canzoni sono fantastiche, faranno sicuramente successo. Io invece andrò all'università come programmato. -
Volevo vomitare. Non capivo per chi lo stesse facendo. Non sicuramente per se stesso. Mi stava sfuggendo qualcosa di importante.
"Perché? Perché stai facendo tutto questo? Perché ti sei bevuto i soldi, Lucas?"
Lo vidi ingoiare a vuoto prima di rispondere.
- I-io ho visto te e Michael baciarvi e ho perso la testa. -
Lo guardai delusa. Lui per un bacio aveva fatto tutti quei gesti stupidi ed avventati.
"Chiama di nuovo tuo fratello, idiota. Digli di riprenderti la chitarra."
Con mia sorpresa e frustrazione. Luke dissentì.
- È inutile, Sydney. Farmi da parte è l'unica soluzione. - e detto ciò si alzò e se ne andò.

- Doveva dircelo quella testa di cazzo! - sbottò Michael furente come non mai. Io ed i ragazzi lo lasciammo sfogare, ma vidi che anche Calum ed Ashton erano delusi dalla notizia. Avevo messo gli auricolari per non dare fastidio alle mie compagne di stanza, ma non sembravano tanto seccate, ma piuttosto incuriosite dal fatto che stavo videochattando su Skype con tre ragazzi.
"Voi però non avevate intenzione di buttarlo fuori, vero?" digitai. Le tre paia di occhi si abbassarono di scatto per leggere ciò che avevo scritto.
- No. - rispose Calum, tuttavia non sembrava convinto.
"Ad ogni modo bisogna fare qualcosa. Dovreste andare da Ben e raccontargli come stanno le cose."
Ashton scosse la testa. - Non cambierà niente. Se Ben ha già venduto la chitarra di Luke riprendercela sarà un'impresa. Non sappiamo dove l'abbia venduta ed anche se lo sapessimo non avremmo abbastanza soldi per ricomprarla. Era in ottime condizioni e gli avrà dato una miseria in cambio. -
Mi morsi l'interno della guancia fino a farla sanguinare. I soldi erano sempre e solo un problema.
- Ci inventeremo qualcosa. - mi assicurò Calum sorridendomi gentilmente. Assentii, ciononostante non ricambiai il sorriso.
- Ora vai a dormire, Syd. - mi ordinò Michael. Era sovrappensiero quindi non notò che avevo alzato gli occhi al cielo, mentre gli altri due ridacchiarono divertiti. Ci augurammo la buonanotte e bloccai lo schermo del cellulare. Con il casino che c'era fuori sul balcone non mi sarei sicuramente addormentata subito.
- Noi andiamo a prendere qualcosa da bere. - mi informò Danielle. Alzai gli occhi e vidi le due ragazze pronte per uscire a fare festa con gli altri. - Vieni con noi? -
Prima che potessi anche solo assentire o dissentire, qualcuno bussò alla nostra finestra. Aprirono senza nemmeno vedere chi fosse da dietro la tenda. Un tizio di nome Dan fece capolino da dietro la porta e ci sorrise sbronzo a tutte.
- Che state aspettando? Sono tutti in camera nostra. -
Il cuore sprofondò a quel "tutti".
- Non ci stiamo tutti in quel buco. - replicò Catherine.
- Ok, ok. Non ci sono tutti, manca quel tizio... quello nuovo, il figlio della prof di matematica, Ludo, Luckey, Lucoso... non mi ricordo come si chiama ed il gruppetto dei lecchini che sono già andati a dormire. -
Luke non c'era. Forse stava già dormendo nella stanza a fianco. Ora i sensi di colpa mi stavano mangiando viva.
- Allora, Sydney, vieni? - mi chiese nuovamente Danielle. Sbattei velocemente le palbre ritornando alla realtà. Dissentii. I tre uscirono.
Afferrai un pezzo di carta dal taccuino che avevo sul comodino e scrissi un paio di righe in tutta fretta. Indossai sulla canottiera che avevo una felpa ed uscii a piedi scalzi in corridoio. Bussai piano alla porta accanto. Luke venne ad aprirmi. Non era ancora riuscito a prendere sonno.
- Sydney? - fece vagamente sorpreso.
"Andiamo a dormire." scrissi per poi afferrargli la mano e chiuderci la porta alle spalle.

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora