Capitolo tredicesimo

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Presi un respiro lungo e profondo. Dovevo smetterla di sentirmi in colpa per aver lasciato Lucas in quel modo. Strofinai per la ventesima volta lo stesso piatto senza accorgermene. Mi morsi il labbro passandolo sotto l'acqua corrente e appoggiandolo sulla pila più bassa di piatti già lavati. Non gli dovevo nessuna spiegazione e nemmeno una scusa per il mio gesto e sicuramente non doveva essersi preoccupato così tanto, se non per niente. L'aveva detto chiaramente che non gli importava di ciò che pensassi o provassi. Ma allora perché mi sentivo come un peso sullo stomaco?
- Credo ci sia ancora una macchiolina microscopica lì in alto. - mi sussurrò qualcuno all'orecchio. Sobbalzai lasciando cadere il piatto nel lavandino. Lo recuperai in fretta constatando con un sospiro di sollievo che non si era rotto. Mi voltai ritrovandomi davanti ghiaccio e tempesta che mi fissavano. Sbattei le palpebre velocemente, sperando quasi che fosse un'illusione data dalla stanchezza, ma loro erano effettivamente lì davanti a me. Deglutii rumorosamente asciugandomi le mani sul grembiule spiegazzato legato in vita.
- Su, sbrigati! - mi incitò Michael elettrizzato. Scossi la testa non capendo perché loro due fossero lì, come fossero entrati e perché la proprietaria del ristorante non li avesse ancora scoperti e cacciati.
- A meno che non ti metta a urlare, quella donna è impegnata a fare conti su conti nel suo ufficio. - fece Luke annoiato. Non osai nemmeno incrociare il suo sguardo. Mi voltai verso il lavandino e ricominciai a fare il mio lavoro. Speravo che se ne sarebbero andati, ma niente. Michael mi si avvicinò e si abbassò fino ad avere il suo viso alla mia altezza.
- Abbiamo scritto una nuova canzone, volevamo inaugurarla oggi. Non vieni? - chiese con un'espressione teneramente contrita in viso. Lo guardai di sbieco, per poi scuotere la testa. Sembrava che gli avessi strappato il cuore dal petto. Mi morsi il labbro, cercando di soffocare il senso di colpa.
- Ora possiamo andarcene, Michael? - domandò il biondo seccato. Michael non lo degnò nemmeno di uno sguardo, mi fissava aspettando forse che cambiassi idea, ma proprio non potevo. Non avevo intenzione di sentirmi di nuovo male. - Michael? - lo richiamò impaziente Luke. Michael non gli rispose. Continuava a guardarmi intensamente.
- Vuoi uscire con me? - sbottò improvvisamente. Rimasi impietrita qualche secondo, per poi voltarmi di scatto fissandolo incredula. - Dopodomani. Ti porto fuori a cena, ok? -
Passai lo sguardo tra i due ragazzi. Luke era rimasto paralizzato sul posto, con un'espressione quasi sconvolta dipinta in viso. Michael stava aspettando una mia risposta. Mi ripulii le mani bagnate sul grembiule. Non ero mai uscita con un ragazzo in vita mia e non mi ero mai preoccupata del momento in cui qualcuno mi avrebbe invitata fuori ad uscire. Ma poi, Michael intendeva un'uscita tra amici, o voleva qualcosa di più? Più domande mi facevo e più le idee in testa si confondevano e non sapevo cosa rispondergli. Mi sentivo un po' lusingata che Michael volesse uscire con me, ma allo stesso tempo mi dicevo che non dovevo montarmi troppo la testa. Cosa fare?
- È ovvio che non vuole uscire con te. - rispose freddamente Lucas al mio posto. Guardai infastidita il biondo. Doveva smetterla di prendere le decisioni al posto mio, come se fossi stata sua sorella minore e non una semplice conoscente della sua stessa età. Tirai fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni ed aprii le note.
"Dopodomani mi sembra perfetto." e sorrisi. Michael mi abbracciò di slancio esultando.

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora