Capitolo 10

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Benjamin Harris

Verso le otto di sera mi fermo a guardare la mia camera, decidendo se lasciare il mio letto stracolmo di vestiti oppure se rimettere in ordine il tutto.
Alla fine lascio tutto sul letto, non è che ci siano molti vestiti alla fine, più avanti mi accingerò a sistemare camera mia, ma quel momento non è oggi.

Perciò vado a fare la spesa, non ho neanche il tempo per riprendermi dalla febbre che già vengo obbligato a uscire di casa, vabbè che essendoci soleggiato e una temperatura di quindici gradi è sicuro che non rischio di riammalarmi, ama un po' di pietà non fa mica male.

Al supermercato prendo dei creakers al riso, che adoro, praticamente mangio sempre questi.
Prendo anche del latte, che stamattina quel cretino di mio fratello ha deciso di finirlo, ed io ho bisogno del mio caffè latte la mattina per avere energia, spero anche che questa cosa non succederà mai più.
Prendo anche delle capsule per il caffè, con trenta capsule dovrebbero durare per quasi un mese forse.
Anche le uova mi servono, e anche dei creakers al pomodoro, e mi sa che me li porterò per merenda a scuola.

Quando ritorno a casa, mando un messaggio a Justin dicendogli che sono a casa, visto che qui sembra non esserci, molto probabilmente annoiato a morte come sempre, avrà deciso di andare a stalkerare qualche tipa che gli piace.
All'improvviso mi ricordo dell'esistenza dei compiti di biologia da fare per le vacanze primaverili, dove copio come un pazzo, tanto sono sul computer, dobbiamo semplificarti la vita in qualche modo.

Poco più di un'ora dopo mio papà mi invia un messaggio dove mi chiede di incontrarmi sul ponte del castello Moresco, e guai a ribellarsi alle sue richieste, perciò chiude tutti i libri e quaderni ed esco di nuovo.

Arrivato al castello nonostante sia sera è decisamente più affollato del solito, però questo castello medievale, in cima alla collina sarà sempre bellissimo, nonostante sia parzialmente in rovina.
Mentre salgo i gradini che portano al castello mi ricordo una delle tante estati passate con Elizabeth, riesco ancora a sentire i suoi occhi scuri su di me, una sensazione piacevole.
Mi ricordo che eravamo al matrimonio di una sua parente, forse una zia o zio, eravamo elegantissimi.
Continuava a tormentarmi, continuava a chiedermi ogni cosa, aveva nove anni ed io dieci, ad un certo punto mi ricordo di averla mandata a quel paese non sopportando più la sua energicità.

Una volta raggiunto il ponte mi fermo accanto a mio padre guardando il mare, insieme alle barche che navigano in lontananza.
"Ti ho chiesto di incontrarci qui perchè la tua agenzia di cante vuole, per aumentare la tua popolarità farti girare un film" mi spiega mio padre, al che io strabuzzo gli occhi.
"Ma io non so recitare" spiego.
"Per questo hanno chiamato me, ti farò seguire dei corsi aggiuntivi di cinematrografia, e passarci del tempo con la coprotagonista del film".
"E chi sarebbe?" chiedo molto confuso.
"Benjamin, ti presento Adelaide Gomez" davanti a me mi si pare una ragazza bellissima dai capelli castani e gli occhi verdi che subito mi incanta.
Anche se è vestita casual capisco che è ricca e molto famosa.
"Piacere sono Benjamin" la saluto porgendole la mano.
"Piacere mio" dice sorridendomi e capisco che questa ragazza mi farà perdere la testa.
Insieme diventeremo famosissimi non c'è dubbio.

Adelaide Gomez:

Quella dannata estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora