Capitolo 26

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Sto cercando di studiare francese durante la ricreazione, ma Kira non sembra del mio stesso avviso.
Capisco ugualmente quello che vedo scritto, ma la mia amica ad un certo punto mi toglie di mano il libro.
"Ascoltami!" dice esasperata, sono stata dimessa dall'ospedale e ho ripreso la vecchia routine scolastica, ma con mio padre non riesco a comportarmi come se nulla fosse, cerco di evitarlo per tutto il tempo.
"È molto divertente, ha qualcosa di speciale" mi dice con gli occhi cuoricino.
"Come si chiama?" chiedo dandole corda.
"Antony" dice melodiosa e mi metto a ridere.
"Non sto ridendo per il nome, ma per il modo in cui l'hai detto" le spiego alla sua faccia truce.
"Spero solo che non sparisca come Adil" dice tra se e se.
"Io invece spero di passare la verifica di francese" dico in un soffio.
"Oui oui" dice lei ironica, probabilmente è l'unica cosa che sa ora. Siamo messi bene.

Quando alzo lo sguardo dal mio libro, è passato a malapena un minuto, noto Benjamin guardarmi da lontano, non parliamo, ma forse è meglio così, i nostri occhi parlano per noi, i suoi dicono tutto, che è così tanto da non sapere nemmeno cosa voglia dirmi davvero.
"Chissà cosa pensa" mormoro pensierosa a Kira, che subito intercetta il mio sguardo su Benjamin.
"Cara mia, ma ti pare che pensa davvero? Passi più tempo a chiederti cosa pensa, che effettivamente lui pensa davvero" dice e scoppio a ridere, distraendomi da Benjamin e dal suo sguardo, le sono grata di questo.
La scuola sta finendo e le uniche cose che io e Kira abbiamo appreso sono: gossipare, stare fuori dalla classe, e formare le ragnatele nei libri, ma l'ultima vale solo per Kira.

Finita scuola aspetto il bus, da sola alla fermata.
Un clacson suona all'improvviso e vedo Benjamin sopra una macchina.
"Beth, lo vuoi un passaggio?" lo guardo inclinando il viso.
"Un passaggio da un ragazzo poco raccomandabile su un'auto poco raccomandabile?" chiedo ironica sfidandolo.
"Sto aspettando la risposta tesoro" dice sfidandomi con il suo sorrisetto da play boy, al che alzo gli occhi al cielo.
"È tua?" chiedo, non la conosco quest'auto nera.
"No, quindi? Sali?" mi chiede.
"Solo perchè odio aspettare il bus" rispondo sedendomi in macchina con lui.
Mentre cambia la marcia sento la sua mano toccarmi la coscia, per sbaglio, e rabbridivisco come scottata da lui.
"Rilassati Beth, non sto cercando di farti venire un infarto, sto solo cambiando la marcia" dice, il suo sguardo è puntato sulla strada ma vedo il sorrisetto che spunta dalle sue labbra.
Ringrazio che abbia messo la musica, almeno mi distraggo.

Quella dannata estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora