Capitolo 11

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Elizabeth Adams

Un anno fa

Ho dormito solo per due ore, sono rimasta sveglia fino alle quattro del mattino perchè sono andata ad una festa nel quartiere più in di Londra.
E adesso è il suono del campanello a svegliarmi, chi diavolo suona alle sei del mattino?

"Ciao Sabrina" mi sporgo dalla mia camera tanto basta per vedere mio padre fare il suo ingresso Con i capelli castani corti, con qualche ciocca bianca e la barba folta ma ben tenuta.
"Cosa vuoi Patrick?" chiede mia mamma con voce risentita.
"Sono qui per parlare con mia figlia Elizabeth" perchè mio padre che non vedo da anni all'improvviso vuole parlarmi?
"Sta dormendo" risponde mia mamma secca.
"Aspetterò che si sveglia".
"Io ti consiglierei di andartene invece".
"Sabrina non puoi impedirmi di vederla".
"Patrick, Elizabeth ed io stiamo ricominciando daccapo, tu hai voluto a tutti costi il tuo erede, e io ho avuto nostra figlia, smettila di tormentarci e vai a casa"
"Devo parlare con Elizabeth" inizia ad alzare la voce.
"Se sei qui vuol dire che non ha risposto alle tue chiamate, dov'eri quando io e lei eravamo in riva al mare? A lavoro, siamo sempre state io e lei, te sei troppo concentrato alle tue ambizioni, ho fatto dei grandissimi sacrifici per dare ai nostri figli una famiglia fecile, ma non ne sono valsi la pena, non hai fatto nulla, non hai contribuito" mia mamma ha alzato la voce e si è sfogata, io nel mentre sono ancora nascosta.
Insintivamente tocco la collanina a forma di luna, un regalo di Benjamin, è una collana divisa in due lui ha l'altra parte con il sole.
Me l'aveva data il giorno della mia partenza, non che fossimo amici, probabilmente quella è stata la volta in cui abbiamo spicciato qualche parola oltre a insultarci o importunarci a vicenda.
Aveva preso il sole perché è egocentrico, ma la filosofia del fatto che dovrei prendere la luna era che nonostante il buio, nonostante possa vivere nel buio e la mia vita sembrasse oscura, troverò sempre un modo per portare luce.
La mia speranza di portarla però si sta spegnendo, io e Benjamin viviamo uno all'opposto dell'altro esattamente come il sole e la luna, non ci ritroveremo mai, a meno che non capiti un'eclissi.
L'ho capito quando mio padre chiede esplicitamente a mia mamma di portarmi con lui in Gibilterra, e mia mamma declina in maniera scontrosa.

Troppe insicurezze mi affligono, dove andrò a finire, Oxford è casa, ma allora perché sento che mi manca il caldo e il mare della mia terra madre.
Mi guardo allo specchio, il mio rossetto rosso della mattina stessa è sbavato oltre che sbiadito, sono vestita con un vestito da discoteca, cosa sono diventata? Era veramente questa la mia vera fine?
Io, che non so più amare, da come mia madre si è comportata sembra mi voglia bene... La verità è che non vuole darla vinta al suo ex marito.
In verità mi ha portato solo male, strappandomi dal paese che conosco come le mie tasche, fino a non sentirmi ne appartenente a Oxford e nemmeno a Gibilterra.
Mi sento persa in un oblio.
Non posso fidarmi di nessuno.

Mi viene mal di testa nel ricordarmi cosa ho fatto la mattina, forse stavo ballando su un tavolo ubriaca? Probabile.
Ovviamente mio padre se n'è andato e io andrò in cucina facendo finta di essermi appena svegliata, per mangiare pancake con panna e fragole.

So solo che da quel giorno mia madre non è più stata la stessa.

Quella dannata estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora