15-Vittoria

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-Non dite una parola- Affermo evitando l'aiuto di Lele e mettendo la mia valigia nel bagagliaio.
Entrambi hanno un aspetto terribile, ma nemmeno se li sommassi si avvicinerebbero al mio che è di gran lunga peggiore.
Non ho dormito per tutta la notte, ho stretto Camilla tra le mie braccia e i ricordi si sono impossesati di me, come quando sono dovuta andare via da casa.
-Hey-Mirko prova a richiamarmi in tono dolce, ma sbuffo e salgo in macchina.
Essere la prima a salire non è stata una buona idea, con noi c'è il taxista e presto mi trovo schiacciata tra i loro corpi.
-I toni sono stati sbagliati, ma non ti accadrà mai nulla di brutto-
Rido in modo isterico alle parole di chi solo qualche sera fa mi ha umiliata nella vasca.
-É serio Vittoria, non fare così- Il tono di Mirko è distrutto e non ho intenzione di procurargli altro male.
Smetto di ridere e decido di abbandonarmi sul sedile.
Dopo pochi minuti il loro profumo invade l'aria placando il mio animo che si sente intrappolato in questa cavolo di situazione.
Quando mi sveglio la mia mano è posata su quella di Mirko ed il mio viso è appoggiato alla sua clavicola.
-Ho rispettato il tuo volere, io per tutte queste ore non ho reagito-
Non mi muovo, triste per aver ceduto ed essermi avvicinata a lui, anche se mi serviva proprio un po di riposo.
-Ma certo, non ti preoccupare-
-Siamo arrivati- Dice Lele facendomi irrigidire.
Lo sento sbuffare e Mirko mi lascia un'inaspettato braccio sulla testa.
-Ma quanto ho dormito?-Chiedo stiracchiandomi.
-quasi sei ore-È Lele, già sceso dall'auto a rispondermi.
-Scu...-
-Non lo dire-Mi ferma Mirko uscendo dall'auto.
Esco dall'altra portiera trovando Lele con tutti i nostri bagagli.
-Ti aiuto a portarli dentro- afferma Mirko passandomi un mazzo di chiavi.
Apro il cancellino vicino a noi, attraverso un piccolo vialetto e apro la porta d'ingresso lasciandomi cullare dall'aspetto accogliente dell'appartamento.
Le foto di Mirko da piccolo mi circondano lasciandomi intravedere la sua crescita ed i suoi ricordi passati.
-Quel piercing?-Chiedo vedendolo in una foto coi capelli lunghi ed il septum.
-È finto, mia mamma non me l'ha mai lasciato fare-
-Per fortuna- Commenta Lele.
-Ti stava bene- Affermo.
Lele è spiazzato, appoggiato ad una colonna.
-Ci sei già stato, fatti un bagno caldo e riposati-Gli dice Mirko.
-Non andargli contro in tutto ci sta provando-
-Così lo fai sentire come agli inizi- Aggiunge.
-Ovvero?-Chiedo confusa.
-Gli parli a monosillabi, come se gli avessi tolto la parola-
-Lui mi...-
-Devi solo dirglielo, non aveva intenzione di farti sentire come ti sei sentita, sennò non saremmo qui-
-Ma tu...-Inizio.
-Io ti amo, ma non esiste uno senza l'altro, siamo un pacchetto completo noi tre-
Arrossisco.
-Aiutami ed io ci proverò- Gli prometto.
Non voglio che lui stia di nuovo male -Te lo prometto- Sussurra.
-Ho fame, mangi qualcosa con me?-
-Perché siamo qui?-Gli chiedo.
-Lele ha chiuso con la sua famiglia...- Rifletto pensando che non si sarebbe mai avvicinato vicino casa dopo ciò che è accaduto l'ultima volta.
-Solo per te, per noi-
-Avevo immaginato in altre circostanze il nostro arrivo in questa casa, ma sono felice che tu ti sia addormentata addosso a me- Confessa dopo attimi di silenzio.
Arrossisco e gli tiro un leggero pugno sulla spalla.
-Ti ho già chiesto scusa-
-Ti ho detto di non dirlo, era tutto ciò che volevo, aspetto solo che tu lo rifaccia-
-Mangiamo qualcosa-Affermo cambiando argomento.
-Chi viveva qui?- Chiedo mentre apre un frigo colmo di frutta, verdura e yogurt...i miei preferiti.
-I miei nonni, ma alla loro morte la casa è rimasta vuota ed anche se è più grande di quella in cui vivono attualmente i miei genitori penso che non si trasferiranno mai quí-
-Hai brutti ricordi qui?- Chiedo scrutandogli il viso.
-No, assolutamente- Nega scuotendo il capo.
-Abbiamo tutti condiviso degli splendidi momenti in famiglia, eravamo sempre qui a questo tavolo a mangiare le pietanze cucinate da mia nonna-
Lo immagino crescere tra quel tavolo e quelle sedie, affrontare i suoi dilemmi con il cibo fino a diventare sempre più grande.
-Comunque andrà, sono felice che tu sia scappato e che ci siamo incontrati-
-Vitto io non sono scappato, né tanto meno Lele-
Lo osservo confusa.
-Vittoria noi ci siamo trasferiti per lavoro, ma sia io che Lele siamo sempre stati appoggiati dalla nostra famiglia-
Lo osservo confusa.
Io non sceglierei mai il lavoro ad una famiglia perfetta.
-Lo so che hai visto gli yogurt, ma hai fatto finta di niente-
-Ho detto a mia mamma di te fino ad aggiornarla su tutto- Arrossisco mentre Mirko mi osserva con sguardo soddisfatto.
L'olio nella padella inizia a scaldarsi e quando butta la verdura scoppietta leggermente.
In un altro piatto rompe e sbatte due uova.
-Frittata-Risponde come se mi avesse letto nel pensiero.
-Ho bisogno di sapere una cosa-Mi rivela una volta rovesciato il composto con le verdure e messo il coperchio.
-Con Lele ti sei sentita umiliata solo in quell'occasione lì?-
Nego scuotendo la testa e mi porge un bicchiere d'acqua.
-Anche quando è tornato dalla sua famiglia-
-Lì, però è stato diverso lui era arrabbiato ed io mi sono sentita umiliata per avergli nascosto una cosa così grave e importante-
-Lui ha reagito d'impulso ed era spaventato-
-In realtà, ha espresso tutto ciò che stavo provando con la sua reazione, anche se poi l'abbiamo definita eccessiva-
Confesso non volendo far ricordare a Mirko di questa sua ricaduta.
-Io non ho dei ricordi nitidi di quel periodo e nemmeno di quella discussione, non posso neanche lontamente immaginare la pressione a cui ti ho posto, mentre Lele non c'era e ciò mi fa sentire uno schifo-
-Hai solo...-Provo.
-Ho le mie debolezze, ed è per questo che non potrei mai stare con te senza stare con Lele o viceversa-
-Sono solo combattuta al momento, vorrei recuperare con mia sorella-
-Amore- Sussurra.
Sono poche le volte in cui ci chiamiamo così, ma il modo in cui gli cade dalle labbra mi scalda il cuore.
Arrossisco e sorrido.
-Io e Lele ci siamo dati come obbiettivo quello di proteggerti e a volte di farti dimenticare, perché tu neanche a noi hai mai voluto raccontare tutto ciò che ti è successo-
-Non ne ho dei ricordi nitidi- Gli spiego.
-Ti sei sempre aggrappata ai ricordi di tua sorella, ma noi, in questi mesi in cui lei è stata con noi, non abbiamo visto la ragazza che ci hai descritto-
Ascolto attentamente.
-Perché? In che senso?-
-Vittoria tua sorella ti ha trovata in circostanze misteriose. Nessuno sa che eri in quella casa, noi non potevamo rivelarti ai fan e ti abbiamo tenuta nascosta. Ha anche dei problemi con il cibo causati dal proprio lavoro, ed è il motivo più grande per cui non riesco ad instaurare una comunicazione con lei-
-Mi impegno-Aggiunge.
-Lo so- Gli dico .
-Quando l'hai vista eri così felice che anche lei è finita sotto la nostra ala-Sono felice di sentirglielo dire.
-Non è una cosa immediata come lo è stato con te però- Mi spiega.
-Credo di aver capito-
-Vale la sta aiutando molto- Gli spiego sorridente ricordando ciò che mi ha raccontato mia sorella un pomeriggio.
-Penso che vi troviate, preferirei dimenticare ma anche tu ti eri avvicinata molto a lui- Annuisco lasciandomi scappare una flebile risata.
È proprio vero, dopo che avevo trascorso la notte con lui Lele era su tutte le furie.
Il solo pensiero di lui mi rende triste e mi ferisce, vorrei raggiungerlo.
Mirko mi serve la frittata e mi limito a mangiare.
Ha ragione, loro hanno una storia con me e non serve mettere fretta per far si che ne creino una anche con mia sorella.
Un rumore forte mi distrae e mi alzo preoccupata sbattendo le posate sul piatto.
-Vado io, potrebbe fraintendere se ti vedesse correre da lui in questo stato-
Me ne frego di ciò che mi dice.
Le sue parole mi fanno arrabbiare e senza sapere dove devo andare per raggiungerlo mi precipito al piano di sopra.
Una foto è sul pavimento e Lele singhiozza seduto sul letto.
-Mi è passato- Dice provando a sorridere per rassicurarci.
Mi inginocchio per voltare la cornice, è una foto di Mirko sorridente, di non molto tempo fa, con i suoi genitori.
-Scusa-
-Non importa amore, sfogati pure-
-Vattene Vittoria- Sussurra.
-Non ora- Aggiunge evitando il mio sguardo.
Non mi serve incrociarlo per sapere che ha gli occhi arrossati dal pianto.
-Che cosa non ora?-Chiedo.
-Non guardarmi come se fossi quell'animale di tuo padre-
-Nessun essere a questo mondo si avvicina a mio padre- Lo sussurro lasciandolo spiazzato.
Le parole escono dalla mia bocca in modo meccanico senza trapelare emozioni.
-Ti sto guardando più come se fossi un piccolo animaletto indifeso- Gli confesso mantenendo le distanze.
-Però sei ancora lì, lontana da me come se ti facessi paura-
-Non ho paura di te-
-Si si... ho sentito il discorso-
-Volevo raggiungervi, state pure insieme io passo a salutare mia nipote-
-Non vai così da tua nipote-Dico.
-Chiariamo tra noi e poi andremo tutti insieme- Aggiungo.
Mirko deglutisce pesantemente, ma sorride rassicurandolo.
-Forse... ecco-Inizia.
-Prima di chiarire c'è in programma una cena con la mia famiglia- Mi paralizzo.
Ha detto che ha raccontato tutto di me a sua mamma.
-Quanto prima?-Chiedo.
-Stasera-Risponde Lele.
Ora capisco, la pressione e la consapevolezza di come ha reagito la sua famiglia lo ha portato a rompere la foto.

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