19-Lele

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Il filo che lega me e Vittoria si sta facendo sempre più sottile.
Siamo fragili e Mirko mi ha lasciato per l'ennesima volta da solo con lei che dorme da tutt'altra parte del letto perchè è convinto che si avvicinerà a me e tutto tornerà come prima.
Ho smesso di credere alla magia, ma finché proverò qualcosa per lei, finché il solo guardarla mi farà formicolare la pelle, fremere e battere il cuore non smetterò di credere in noi.
-Vitto- Provo a chiamarla.
Vorrei stringerla tra le mie braccia, ma la tensione tra noi mi impedisce di approfittare di un momento del genere.
Vederla così, in crisi, durante il pasto con la famiglia di Mirko è stato il modo più brutto di sbattermi in faccia la realtà.
Volontariamente, insieme, entrambi avevamo deciso di mostrarle come si comporta una vera famiglia senza pensare a ciò che avrebbe provato, a tutto ciò che le avremmo potuto causare facendole vivere un momento per noi... banale.
-Non sto bene- Si lamenta e reagisco di impulso.
Tolgo il cuscino che ci separa ed alzo la coperta.
Il suo corpo è leggermente arrossato a causa del calore e perfettamente fasciato dal pantaloncino e dal top leggero.
La sua fronte è, invece, ricoperta da delle goccioline di sudore.
-Ti ho presa-Sussurro realizzando di averla toccata.
Le mie mani le fasciano i fianchi morbidi e la avvicino a me.
Le bacio la pelle scoperta della spalla.
Il mio cuore rintocca e la mia anima comprende nuovamente il motivo per cui ho tanto resistito in questi giorni accanto a lei.
-Cos'hai Vitto?-Chiedo.
Lei annuisce -Ho mal di testa-
-Da quanto tempo?-
-Hai dormito male?-Aggiungo seriamente preoccupato.
Questa ragazza non può stare tranquilla un'attimo, non ha mai tregua.
-Mirko?-Chiede tenendo ancora gli occhi chiusi.
-Tranquilla lo vado subito a chiamare.-
Il mio cuore è a pezzi, mentre mi pento di non esssermi svegliato e dileguato prima di lui.
-No, stai con me-
Mi stringe a sè e non so come chiamare Mirko.
-Vitto il mio telefono è in cucina-
-Non posso chiamarlo-Le spiego.
-Usa il mio, perfavore-
-Non serve che mi preghi-
-mai-Aggiungo afferrando il suo telefono dal comodino.
-Pronto angelo- Risponde la voce di Mirko dall'altra parte del telefono.
-Porta la cassetta delle medicine e vieni su-
-Non c'è una cassetta, cosa servirebbe?-Mi chiede agitato.
-Qualunque cosa per il mal di testa-
-Lele-Sussurra in tono dolce.
-Si?-
La risata di Mirko mi infastidisce.
-Arrivo-
La chiamata si conclude con una leggera risata che mi lascia perplesso.
-Hai sentito?, ora arriva-Sussurro a Vittoria.
-Ti fa ancora male?-Chiedo accarezzandole la testa.
-Anche le orecchie-Sussurra.
-Ma come?, forse il vento di ieri...-Mi interrogo ad alta voce.
Si stringe a me e ricambio.
-Vitto non hai niente- La rimprovera Mirko entrando nella stanza.
Si sdraia vicino a me e Vittoria lo cerca dall'altra parte del letto.
-Smettila angelo, stai facendo preoccupare Lele-
-Ho sonno- Sussurra afferandogli la maglietta.
-Va bene allora io e lele ti lasciamo dormire-
Lo osservo contrariato mentre mi fa cenno di lasciarla nel letto.
-Se vorrai pranzare o fare colazione siamo in cucina, per qualsiasi cosa il telefono è sul comodino-
-Sei pazzo-Affermo una volta fuori.
-Come può pensare che la ami se la lascio quando ha più bisogno?-
Urlo, frustrato dalla situazione.
Stavo così bene vicino a lei, avevi tutto finché eravamo assieme e le avrei dato il mondo per farla stare bene.
-Perché cazzo non torniamo da lei, eh!-
-Cosa mi guardi così?, torna almeno te che sei tra le sue grazie-
-La sua mente è stata sottoposta ad una grossa quantità di stress, ora ha bisogno di elaborare le informazioni raccolte, se le stai vicino non c'è la farà, fidati quando ho avuto problemi con gli attacchi di panico ne ho capito la gravità solo quando mi sono ritrovato da solo.-
-Non ho mai voluto lasciarti da solo-
Lo bacio.
Tengo gli occhi chiusi e conto fino a dieci.
Mirko capisce ciò che sta succedendo e mi accarezza la schiena.
-Lo so Lele, lo so-
-Non voglio lasciarla da sola-
-Piange-
-Cosa?-Gli chiedo.
-Sta piangendo- Mi spiega.
Io, però, non percepisco alcun suono al di là della stanza.
-Ascolta, è importantissimo che vada da uno psicologo-
-Glielo pagherò tutto io, come tu hai fatto con me- Aggiunge.
-Amore, ma non serve che sia tu a pagarlo-Gli spiego.
-Sono daccordo, l'abbiamo sconvolta- Dico.
Una Vittoria in lacrime e con gli occhi gonfi appare in cucina.
-Angelo-Mirko apre le braccia e lei ci si fionda lasciando che il suo corpo venga scosso dai singhiozzi.
-Cosa ti senti?-Le chiedo preoccupato.
Sono in piedi, di fronte a Mirko, e mi afferra la mano.
Non si ripeterà ciò che è già accaduto, non farò lo stesso errore.
-Lasciala- Sussurro a Mirko e la prendo in braccio.
-Amore dimmi tutto ciò che ti passa per quella testolina.- Mi osserva e mi bacia.
-Ho i sensi di colpa-Spiega.
-Per-Le chiedo.
-Ho fatto un casino a casa dei tuoi e loro mi hanno fatto sentire comunque così bene-
-Non è mai arrivata la parte brutta-Aggiunge.
-Amore è così che deve essere-Le spiego stringendola a me.
É una donna così fragile e sensibile.
-Non ti si può non amare- Sussurro.
-Ascoltami, sei una splendida donna e non siamo più i ragazzini di un tempo-Mi permetto di introdurre l'argomento.
-Io e Mirko vorremmo che iniziassi un percorso con uno specialista-Mi fermo e cerco di percepire una sua reazione che, però, non arriva.
-Tutte queste situazioni che ti provocano stress sono normali, ma ora bisogna imparare ad affrontarle-
-Io ho voi-Sussurra sfregandosi il viso con i palmi delle mani per pulirsi dalle lacrime.
La appoggio sulla penisola tenendola vicino al mio corpo e a quello di Mirko.
Non rinuncio né ad un contatto visivo né ad uno fisico.
-Sempre- Aggiunge Mirko.
-Lo sceglieremo insieme, ti accompagnerò e rimarrò con te finchè non ti fiderai ad andarci da sola- Le spiega.
Mi osserva titubante e le sorrido.
-Andrà tutto bene amore mio-
-Vi amo-
-E da cosa l'avresti capito?-Chiedo divertito.
-La tua famiglia mi ha fatta stare bene-Afferma guardando Mirko.
-Ma solo voi due, insieme, mi fate stare benissimo- Aggiunge in modo infantile.
-Vale lo stesso per noi-Risponde il mio ragazzo.
Con ancora Vittoria tra le braccia lo bacio per poi abbassarmi a baciare la mia ragazza.
-Ti amo-
-Mettitelo in testa, ti prego- Aggiungo lasciandole un'ulteriore bacio a lato della bocca.
-Voglio iniziare il percorso con voi-
Finalmente pronuncia le sole parole che desideravo sentirmi dire.
-È il momento delle confessioni Vittoria?- La stuzzica Mirko.
Gli occhi di Vittoria sono dispiaciuti e mi sento immensamente male per ciò.
-Io...-
-Puoi dirmi tutto Vitto, lo sai- Le ricordo.
-Non ci rimanere male-
-E non te la prendere con Mirko- Aggiunge.
-No perché, lascia che se la prenda anche con me- Si intromette Mirko.
Rido alleggerito.
-Il bagno è proprio bello-
-Sono felice che ti piaccia, ma?-Chiedo con il cuore leggero.
-Penso di aver ringraziato la persona sbagliata-
-Detta così finisci per far arrabbiare me- Ride Mirko.
-É che ci siamo avvicinati- Aggiunge.
-Ed ora?-
-Ora cosa?-
-Vittoria mi stai buttando fuori o stai provando a riavvicinarti a me?-
-Potrei mostrarti come ci siamo avvicinati io e Mirko- Afferma.
-Io devo proprio andare ad aiutare mio padre stamattina, gliel'ho promesso- Aggiunge Mirko in tono agitato e si presta ad uscire velocemente dall'appartamento.
Sbuffo.
-Non ti va?- Chiede inclinando leggermente la testa.
La folta chioma di capelli rossi segue il movimento della testa e ricade in modo scomposto.
-Parliamo prima- Dico stringendo i denti.
Ha appena finito di piangere e fino a qualche ora fa non mi voleva minimamente vicino.
-E non hai bisogno di sedurmi, sono solo tuo- Arrossisco ed allaccia le gambe alla mia vita.
-Vuoi un cappuccino?- Le chiedo.
-Solo uno yogurt-
-Gusto?-Le chiedo allontanandomi da quel contatto.
-Bianco-
-Vittoria è un doppio senso?- Le chiedo, ma quando mi volto il suo viso è così arrossato che lascia intendere quanto non l'abbia fatto apposta.
Un angelo.
-Cereali?-
-No, grazie-
-Parliamo di tutto?-
-Di tutto-
-Serena me l'aspettavo cattiva...-
-Insomma ho visto Mirko soffrire solo poco tempo fa e l'ho incolpata ingiustamente-
-E come mai l'hai incolpata?-
-La mia sofferenza è dettata dai miei genitori-
-Per me è scontato incolpare sempre chiunque ricopra quel ruolo-
-Ed anche il padre di Mirko è responsabile della sofferenza...-Le chiedo, ma non finisco la domanda perché mi risponde decisa.
-Certo, lui si, è responsabile anche della tua sofferenza-
-No, no amore non è così-
-Ma se lui voleva tornassi dalla tua famiglia-
Inizia ad agitarsi e scende dalla penisola.
-Lui ha incontrato mia madre al mercato, mi ha solo raccontato ciò che si sono detti-
-È stato educato e rispettoso sia nei miei confronti sia in quelli di mia madre, non gli ha detto che sono qui, non ha parlato di nessuno di noi.-
-Non lo sapevo-
-Li devi conoscere-
-Loro sono Serena e Matteo e devi conoscerli come tali-
-Non puoi giudicarli nel ruolo di genitori di Mirko, non spetta a te- Aggiungo.
A volte è venuto difficile anche a me non paragonare la mia famiglia con la sua, ma le somiglianze che ora le sembra di vedere non esistono.
-Yogurt?- Le chiedo prendendola in braccio e tenendo lo yogurt nell'altra mano.
-Dove mi porti?-
-Mi pare di ricordare che volevi mostrarmi come ti sei avvicinata a Mirko-
-Lele- Mi richiama una volta raggiunta la camera.

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