17-Vittoria

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-Rilassa le spalle, non c'è bisogno che stai così rigida-
-Vale anche per te- Lo zittisce Mirko guidando verso casa dei suoi genitori.
-Andrai benissimo- Mi sussurra Lele abbassandosi al mio orecchio proprio mentre mi interrogo sulla cosa giusta da dire.
-Andremo benissimo- Lo correggo e mi lascia un bacio sulla guancia.
Fuori è bel tempo e sotto il braccio protettivo di Lele osservo incuriosita il paesaggio.
Il sole filtra attraverso il parabrezza mentre Mirko imbocca l'autostrada verso la grande città.
Il viaggio dalla grigia Milano alla Città Eterna era iniziato in modo turbolento, ma ben presto la città e i miei due compagni di viaggio hanno arricchito le aspettative ponendomi di fronte ad un'attesa impaziente di immergermi nella storia millenaria e nella bellezza senza tempo del posto.
Più ci avviciniamo al centro, più i contorni della città antica emergono dalla nebbia.
Le strade strette e tortuose della periferia lasciano spazio a larghe strade alberate, fiancheggiate da edifici dai colori pastello e imponenti palazzi rinascimentali.
Il mio sguardo curioso, da sempre incantato dall'arte passa da un monumento all'altro: il Colosseo, simbolo della grandezza dell'Impero Romano, si staglia maestoso contro il cielo azzurro, mentre il Pantheon, con la sua cupola perfettamente circolare, sembra sfidare il tempo stesso.
Il traffico caotico di Roma, con il suo balletto incessante di motorini e automobili, aggiunge un tocco di vivacità al panorama urbano.
Incrociai lo sguardo di Mirko che si accertava che stessi bene nonostante il mio silenzio improvviso.
Sfrecciavamo tra le strade affollate e avevo la sensazione di lasciarmi alle spalle un mix di eccitazione e angoscia.
Attraversando il fiume Tevere, il paesaggio urbano si trasforma: i monumenti antichi lasciano spazio a palazzi barocchi e chiese imponenti.
I vicoli stretti e le piazze affollate sono un invito a esplorare, mentre l'aria vibrante di cultura e arte impregna l'atmosfera.
-Sapevo che ti sarebbe piaciuta-
-Non ti preoccupare, torneremo in città e la visiteremo con calma- Aggiunge Lele accarezzandomi il viso.
In macchina è stato bellissimo, ma nulla in confronto all'aria che inizio a respirare una volta a piedi per le strade lastricate, nel cuore della città di Roma.
Avvolta dall'energia della città, l'odore di caffè proveniente dai bar e il suono delle chiacchiere degli abitanti del posto.
Ogni angolo racconta una storia, ogni edificio custodisce un segreto millenario.
Roma è molto più di una semplice città: è un viaggio nel tempo, un'immersione nella storia e nell'arte, un incontro con l'eternità.
E mentre il sole illumina la città, comprendo che questo viaggio rimarrà per sempre nel mio cuore.
-Lele spostati, lasciamela vedere-
Una volta d'avanti alla porta di casa, Lele mi impedisce di vedere a chi appartiene questa voce.
-Mamma mia, ci credo che hai fatto perdere la testa a questi due-
-Caro, vieni!-Urla, ma altre voci la interrompono.
-Finalmente avete portato con voi anche Vittoria-
-Si mamma, ma non ti dimenticare di Lele o né rimarrà offeso-
-Lele è tutto scemo, è da sempre il favorito, ma da quando vi siete sistemati non si è fatto più sentire-
Vengo colta in un abbraccio e mi pietrifico.
-Mamma-
-Serena- la richiama Lele
-Oh! Che sbadata, scusami tanto-
-Gabriele!-Un uomo bassino, simile a Mirko ma con il volto contornato dalla barba bruna ci sorride e richiama l'attenzione di Lele.
-Salve come sta?- Gli chiede abbranciando quello che è senza alcun dubbio il padre di Mirko.
-Allora zia?-
-Avete finito di zabettare su quel balcone?-Chiede Mirko invitandole a scendere.
Qualcosa non va nel mio corpo che spaventato non riesce a rispondere al mio volere.
Cerco il contatto visivo sia con Mirko sia con Lele e prima di ottenere un riscontro mi sembra passi un'eternità.
-Ti porto dentro a vedere la casa- Afferma Mirko cingendomi le spalle con un braccio.
Fa un cenno a Lele che mi sorride ed annuisce, mentre, sua mamma mi passa una mano sulla schiena.
-Non capisco cosa...-
-Aiutami- Aggiungo guardandomi intorno.
Mirko mi porta in quella che probabilmente era la sua stanza.
-Hey!, io sono qui, noi siamo qui solo ed unicamente per te.-Sussurra accarezzandomi i capelli.
Si sdraia sul suo letto e si tocca leggermente il petto.
-Appoggiati angelo, prometto che ti farò stare meglio-
-Io...-Tento di insistere.
-Non devi pensare amore, esegui e basta- Il suo tono fermo e sincero mi riporta alla realtà.
Di fronte a me ho una famiglia che sorride e si rivolge l'uno all'altro con toni gentili.
Il contatto morbido con quella dolce signora mi ha destabilizzato, come se in realtà mi avesse stretto fino a farmi mancare l'aria.
Il battito di Mirko è regolare.
-Non ti succederà nulla se ti lascerai andare-
-Fai già parte di questa famiglia- Mi spiega.
-Cosa devo fare per rimanerci-
-Ci rimarrai amore-
-Me la sento- Dico convinta.
Voglio dare alla famiglia di Mirko lo stesso spazio che ha occupato nel mio cuore.
-Sei proprio forte-Sussurra prima di lasciarmi un bacio sulle labbra.
-È una bella camera- Commento lasciandomi guidare fuori dalla stanza.
Quando torniamo al piano di sotto la tavolata rotonda occupa e, con il servizio elegante, illumina tutta la sala.
-Tesoro la pasta al forno ti piace?, la preferisci con il guanciale o la salsiccia?- Serena è intenta a non far cadere le due grandi teglie, ancora fumanti, dalle sue mani.
-Mi piacciono entrambi- Rispondo velocemente per non finire al centro dell'attenzione.
-Lo sapevo che mi avevi detto due gusti solo perché sei un ingordo- Commenta ridendo, probabilmente riferendosi ad un momento di confronto con Mirko.
-Gliel'ho chiesto io, lo sai che amo la tua pasta al forno-
Alle parole di Lele si illumina per l'emozione.
-Tesoro tutta quella che vuoi, poi se avanza ve la portate a casa-
Ogni sua parola o gesto gentile è come uno schiaffo che mi confonde e destabilizza.
L'unico amore che abbia mai conosciuto è quello tra me, Lele e Mirko.
Questa mamma ride e scherza trattando chiunque con amore.
-Siediti pure dove preferisci- Mi invita il padre.
Gli unici rimasti in piedi siamo io e lui e non so se posso sedermi vicino al figlio.
Lele sposta leggermente la sedia invitandomi a sedere tra loro.
Sospiro sollevata e seppur mantenga un atteggiamento composto al contatto con la sedia sento il mio corpo cedere.
-Caro prenderesti il vino?- Serena è seduta, di fronte a me ed il marito senza aggiungere nessuna lamentela si allontana dalla sala.
Mirko mi poggia una mano sulla coscia.
-Com'è stato il viaggio?-Chiede la zia di Mirko.
-È andato bene, Vittoria ha dormito la maggiorparte del tempo, ma una volta arrivata è rimasta incantata- Risponde Lele per tutti noi.
-Non sei mai stata a Roma?- Chiede il padre che mi si è presentato all'ingresso con il nome di Matteo. Una volta seduto stappa e poggia la bottiglia al centro del tavolo.
Il mio desiderio di non aprire la bocca se non per mangiare è appena stato infranto.
-Non mi sono mai allontanata da Milano- Spiego stringendo la mano ferma sulla coscia.
-Mirko ti ha mostrato la casa?- Mi chiede la madre.
-Spero sia di tuo gradimento-
Non mi è chiaro se si riferisca alla casa in cui mi hanno trascinata o a questa, in cui comunque sono stata trascinata.
-È tutto stupendo- Commento comunque.
-E il pasto è delizioso- Aggiungo facendola arrossire.
Tutto prosegue dannatamente lentamente.
La bell'atmosfera mi colpisce l'olfatto che è inebriato dai profumi della cucina di Serena e dal vino del marito.
Colpisce anche il mio udito, attratto e costretto ad ascoltare dolci parole e grasse risate.
-Che bello essere di nuovo tutti insieme- Commenta la zia.
Inizio a credere che siamo diversi, che non è scappato dalla sua famiglia.
Al momento del dolce il mio corpo inizia a dare segni di cedimento, ma faccio di tutto pur di non darlo a vedere.
-Angelo- Mi richiama di fronte a tutta la sua famiglia.
Smetto di giocare con la forchetta nel piatto ed alzo lo sguardo trovando tutti incantanti a giardarci.
Guardo Lele che con la bocca piena mi sorride rassicurante.
-È sicuramente buonissimo, ma io non riesco proprio a mangiarlo-Sussurro pronta a far scoppiare la famiglia in un litigio.
Mi avrebbero rimproverata comunque prima o poi.
-Non ti preoccupare cara, lascialo pure lì-
Tutto riprende come prima e Lele mi passa un braccio sulle spalle.
Forse ha visto che mi sto sgretolando.
-Mirko- Lo richiama.
-Vittoria ti andrebbe di aiutarci con i caffè-
Eccola, la ramanzina.
Tengo la testa bassa, ma riesco a notare Mirko e Lele scambiarsi degli sguardi attenti.
-Scusatemi per il dolce- Sussurro una volta in cucina.
Serena ha tra le mani un vassoio con una grande caffettiera fumante, piattini e tazzine da caffè.
-Portalo tu- Dice alla zia.
-Io e Vittoria vi raggiungiamo tra poco con lo zucchero e i cucchiaini-
-Lele lo beve solo sé caldo- Aggiunge.
Lo so bene anche io, quando ho fatto la barista me lo esplicitava sempre.
-Tesoro, ti ho detto di non pensarci al dolce-
-Davvero, non c'è un secondo significato a ciò che ti sto dicendo-
-Sei una così bella ragazza- Sussurra prendendomi le mani.
Osservo Serena, per nulla simile alla mamma che ho avuto modo di conoscere io.
-Ascoltami Vittoria- Richiama la mia attenzione con un dolce sussurro.
-Ci tengo tu sappia che la mia casa sarà sempre un posto sicuro per te.- Stringe le mie mani tra le sue leggermente più ruvide, ma molto delicate.
-Ho sempre desiderato una figlia femmina forte e volenterosa come te-
Percepisco un brivido attraversarmi.
Mi conosce da meno di qualche ora, se così non fosse non direbbe qualcosa di così diverso da mio padre.
-Sono così grata che tu sia entrata a far parte della vita di Mirko. Ti ringrazio per gli aiuti che dai a mio figlio e per il tuo amore per lui. Sei una parte preziosa della nostra famiglia.- Aggiunge.
Le regalo un sorriso, ma il mio corpo è completamente staccato dalla mente.
Non sono più in me, sono spaccata e non so come ricompormi.

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