6-Vittoria

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Quando mi sveglio la luce nella stanza è tale da farmi intuire che il sole sia in un punto alto del cielo e sono costretta a sbattere le palpebre più e più volte per abituarmi.
Di Lele e di Mirko non c'è traccia, ma una volta in piedi mi do una rinfrescata sotto la doccia, mi vesto e mentre sistemo i loro vestiti sporchi abbandonati sul pavimento noto che c'è un bigliettino con scritte poche parole "Cena prenotata per le otto."
La firma non c'è ma la scrittura è la scelta delle parole mi permettono di capire che sia opera di Mirko.
-Posso?- La porta si apre e la voce di Camilla mi smuove portandomi sull'attenti.
Il pensiero che sia io che lei siamo al sicuro mi porta a lasciare un sospiro di sollievo.
-Tranquilla, stavo solo sistemando alcune cose-
-Due uomini, doppio casino-
Ride.
-Allora dovevi scegliere meglio-
Ridacchio nervosa, non è la prima volta che le sue battute mi rendono tesa.
Il tempo che abbiamo trascorso lontane ha probabilmente influito sul nostro legame, in particolare sul nostro senso d'intesa che una volta lontana ho tanto ricercato negli altri.
-Stanotte ho ricordato una cosa divertente-
Cambia discorso facendomi sorridere.
Nel mentre che la guardo chiude la porta alle sue spalle e si siede sul letto.
-Ricordi quel vestito da idraulica?-
-Certo che me lo ricordo, volevi così tanto metterlo per la festa di carnevale della scuola-
-Avevi litigato con papà per farmelo comprare-
-Non è stato nulla, è bastata qualche parolina non ricordi?- mento provando a rimuovere dalla mente le conseguenze per averle comprato quel dannato costume.
Lei mi osserva, studia il mio volto per nulla convinta di ciò che le sto raccontando.
-Il vestito non era della taglia giusta e nella foto sulla confezione c'erano tanti accessori che poi in realtà non erano compresi con il vestito-
-Papà ha fatto un po di storie, ma poi ha ceduto- Insisto con questa bugia che ho raccontato tante volte a me stessa prima che a lei.
Da ragazzina alteravo la realtà immaginando così tanto fino a modificare i miei veri ricordi.
Ingannare la mente era l'unica cosa che mi spronava ad andare avanti, a vivere un altro giorno.
-Ero piccolina...-
- Ricordo solo che alla festa mi sentivo la più bella- Aggiunge e le sorrido soddisfatta di essere riuscita a nasconderle ancora la verità sulla faccenda.
-Lo eri- Sussurro, ricordando che qualche anno più tardi a subire i suoi scatti d'umore eravamo in due.
-Voglio confessarti un segreto...-
-Ti ascolto, da sempre e per sempre-
-Quando te ne sei andata non l'ho accettato subito, in realtà non ho nemmeno capito perché l'hai fatto-
-Cami...-
-Ora che ti ho trovata non mi interessa più la risposta a questa domanda, ma...-
Ascolto la sua voce attentamente e pian piano, nella mia mente, vedo aprirsi le porte che nascondevano i ricordi più intimi.
-Non credevo che saresti mai stata capace di abbandonare...-
-No scusa, mi correggo di allontanarti da...-
-Io ho- Provo a giustificarmi, ma mi interrompe.
Sento gli occhi lucidi ed ho la strana sensazione di avere i respiri contati.
Il mio cuore batte all'impazzata mentre ricordo il mio più caro amico.
-Lo so-
-Gli ho portato i fiori quasi ogni giorno, convinta che ti avrei incontrata a fare lo stesso.-
-Non ti ho mai incontrata e credevo di avere addosso così tanta rabbia verso di te perché c'è l'aveva anche lui-
-Un giorno, però ho incontrato sua mamma-
Non mi trattenni più e mi sembrò di sentire solo i miei singhiozzi.
-Mi ha detto che aveva trovato il tuo mazzo di fiori e che incuriosita aveva letto la tua letterina per il figlio-
-Me l'ha lasciata perché credeva avessi bisogno che qualcuno ti trovasse.
Hai scritto...-Iniziò, ma questa parte della storia la conoscevo fin troppo bene.
-Inizio senza te, in una città più grande, per la prima e l'ultima volta. Questi fiori finti saranno eterni in questo mondo tanto quanto le nostre anime nell'aldilà- Recitai.
-Avrei dovuto saperlo che avevi trovato il modo per essere sempre presente da lui.
Poi sono partita alla ricerca di questa "città più grande", ma c'è ne sono davvero tante.-
-Non hai bisogno di giustificarti, non volevo essere trovata in realtà- Le spiegai asciugandomi le lacrime.
I ricordi del mio più grande compagno di avventure, della mia spalla destra e del mio primo e vero amico scorrevano liberi nella mia mente.
Era l'unico che mi ricordava che anche io ero umana e mi appoggiava nelle litigate con mio padre riportandomi sempre sulla giusta strada quando mi condizionava troppo.
Dopo la sua morte ho smesso di ribellarmi, non ho più trovato strade da seguire e mi sono lasciata condizionare troppo dall'unico uomo su cui mi aveva messa sull'attenti.
-Lele e Mirko ciò non lo sanno?- Chiede passandomi una mano sulla schiena per tranquillizzarmi.
-Loro mi hanno aiutata tanto, mi aiutano tutt'ora- Spiego sfregando il tessuto della maglietta sugli occhi.
-Io però non posso assillarli con i miei problemi...- Aggiungo.
-È giusto che li aiuti anche nei loro-
-Se loro non capiscono nemmeno i tuoi bisogni come possono aiutarti-
-Cami cosa stai dicendo?-
-Chi ti ama davvero ti aiuta in tutto.-
-Amare non vuol dire lasciare annegare l'altro in solo una parte dei suoi problemi-
-Annegare? Loro mi insegnano a nuotare, mi hanno allungato i secchielli per togliere l'acqua che mi copriva fin sopra il collo.-
-I miei problemi non sono i loro.-
-Ora devo proprio prepararmi, scusami Cami-
-Tranquilla, parliamo la prossima volta- Mi passa una mano tra i capelli e si avvicina alla porta.
-Certo- Sussurro confusa dalla piega che ha preso la nostra conversazione.
-Capisco di aver detto parole forti- Aggiunge prima di lasciarmi nuovamente sola in stanza.
Probabilmente non ha proprio capito come sono Lele e Mirko, non ha nemmeno idea di ciò che mi hanno aiutato a superare.
I dubbi sul fatto che sia qui tramite mio padre crescono sempre più ma decido di farmi una doccia per presentarmi al meglio di fronte a Lele e Mirko.
Una volta d'avanti l'armadio i pensieri spariscono, o meglio si fondono dando vita ad un unico grande problema... Dove diamine mi portano stasera?.
Indecisa su quale outfit si adatti a più occasioni decido che più tardi andrò a chiedere aiuto ad Asia.
Mi asciugo i capelli tentando di donare una forma definita e una massima lucentezza, infine passo al trucco ed essendo incapace di mettermi l'eyeliner decido che anche questo farà un salto con me nella camera di Asia.
Mi aggiro nel corridoio con i pantaloncini di Mirko e la maglietta di Lele sperando di non incontrare né loro, dal momento in cui ho tra le mani i tre ipotetici vestiti per la serata, né Camilla.
Quest'ultima in particolare mi metterebbe troppo a disagio e per questa sera voglio accantonarla in qualche angolo remoto della mia testa.
Sono brava a farlo, andrà tutto bene.
-Sono Vitto-Dico entrando nella stanza di Asia.
-Oddio, ma cosa mi hai portato?- Mi chiede eccitandosi alla vista di così tanti vestiti.
-I miei dilemmi- Rispondo lanciandoli sul letto insieme all'eyeliner.
-Oh, wow!- Dopo la sua reazione alla sola vista dei vestiti posso sperare solo di non peggiorarli indossandoli.
-Questo...-Inizia passandomene uno verde.
-Frena, frena-
-Non so dove mi portano a cena, me ne serve uno adatto per qualsiasi evenienza-
-Tesoro, io so dove ti portano a cena-
-Avevano bisogno uscissi dalla camera per prepararsi loro- Mi fa un occhiolino e mi passa il vestito.
-Ha un tessuto così morbido-Commenta.
-Credo di non averlo mai messo-Confesso guardandola con occhi dolci.
-Perché non lo provi?-
-Dove mi portano?-
-Dai...- Aggiungo.
-No e no, mi ammazzano se me lo lascio sfuggire-
-Fidati quel vestito è più che giusto- Insiste.
Mi fido ciecamente del suo consiglio, non è la prima volta che mi rivolgo a lei e a fine della serata torno per ringraziarla.
Il vestito è un tubino con scollo a barca verde smeraldo.
Il morbido tessuto a partire da sotto il seno mi fascia alla perfezione e lascia intravedere con un profondo spacco la mia coscia.
-Ci vuole un tacco-
-Dici?-Mi chiede.
-Sandalo alla schiava?- propongo
Li provo entrambi ed aspetto una sua reazione.
-Stivaletto-
Risi provando un suo stivaletto così da non tornare in camera per prenderne uno.
-il sandalo col tacco è perfetto- Diciamo in coro ormai convinte per la prima opzione.
-Ottimo, siediti o faremo tardi-
-Come tardi?-
-Avrei dovuto farti uscire da qui dieci minuti fa-
-Ma il tavolo è alle 20-
-Il tavolo, ci dovete arrivare al ristorante però-
Annuì e mi abbandonai sulla sedia per farmi mettere l'eyeliner.
-Sei bellissima- Sussurró facendomi guardare allo specchio.
-Grazie mille- Dissi osservando l'outfit completo.
-Ora vai- Disse.
-Non posso, devo confessarti una cosa-
-Io non posso scioglierti alcun dubbio amica mia, solo non tornare come prima... perfavore-
-Così mi fai piangere-
-Se piangi io non ti ritrucco-
-Esci, divertiti e poi ne riparleremo-
-Sei la migliore-
L'abbraccio prima di uscire dalla sua camera e trovare un Lele e un Mirko in completo viola e grigio.
-Siete perfetti-Sussurro mentre la mia mente si svuota e le labbra si incurvano in un sorriso sincero.

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