Mentre aleggiava con le sue piume foriere di giustizia, Lumius guardava con estremo sconforto le sconfinate praterie ricolme di nulla della parte della Stella A Quattro Punte che una volta era dominata dal verde e dal cristallino dell'acqua.
Ogni tanto si scorgevano dei piccoli villaggi popolati da corpulente Creature innestate nei modi più macabri dalla Creazione Scarlatta. Da alcune, degli arti decrepiti fuoriuscivano dagli occhi, i quali erano cechi; alcune avevano delle ali che fuoriuscivano dal petto; alcune le braccia ricolme di piedi e mani.
L'unica cosa che le accomunava era la loro incolmabile arsione. Questo, essendo altresì nelle vicinanze dell'unico luogo nel quale era presente dell'Acqua, le portava spesso ad emigrare dove le loro sacre narici percepissero il suadente odore del Principio Scomparso.
I loro peregrinaggi, però, finivano sempre allo stesso modo: essere catturati da qualche Lancia Aurea per poi essere deportati nella città la quale tutta è d'oro ed essere o venduti come schiavi o esser ammazzati per poi diventare il piatto più succulento della prolissa popolazione vampirica.
I miliziani in questione non erano irretiti dal suadente 'odore' del Principio scomparso per colpa dei loro vistosi elmi. Erano caratterizzati da un'inastata punta romboidale che svettava su di essi, accompagnata da intarsi floreali che lambivano i suoi spessi bordi, e non facevano trapelare i sapori del Cimitero dell'Acqua a causa della loro foggia d'oro, il quale ascondeva alle loro narici, per qualche arcano motivo, l'odore dell'Acqua.
Forse perché l'Oro s'era inimicato l'Acqua non solo in forma di dio, ma anche in forma d'elemento, provando a tenerla occlusa il più possibile ad ogni Creatura che la potesse percepire.
Anche umani, orchi e nani non disdegnavano l'assaggiare le interiora delle vituperate e sfortunate Creature innestate; nonostante non fosse affatto tra i loro piatti preferiti, il Sangue stagnato in quelle carni riusciva ad epurare la loro sete per parecchio tempo e non lasciarli in preda alla follia.
La loro rinomata carne era prodotta in grandi quantità grazie ai molteplici allevamenti che le 'Guardie Cacciatrici' della Capitale avevano creato sotto ordine del Re in quelle deturpate zone.
Il meriggio nasceva nel cielo, sicché il Corvino, che aveva viaggiato per l'intera giornata di ieri, decise di appostarsi sotto una grossa pietra che lo abbuiava dal sole scottante.
Dato che non gli mancava molto, decise di appisolarsi un poco; ma proprio quando stava per chiudere i suoi occhi opalescenti, sentì chiamarsi. "Lumius! Strano vederti da queste parti."
Era una guardia della Capitale con cui aveva fatto amicizia. Voss, era il suo nome.
"Diamine, non pensavo di trovare i tuoi bei capelli biondi a zonzo per queste malfamate terre" rispose savio il Corvino Utopico.
"Beh, quando il tuo tedioso Re t'affibbia il compito di cacciare qualche scherzo della natura devi obbedire!"
Seguitarono entrambi con una risata, la quale faceva trasparire quanto entrambi non fossero in ottimi rapporti con Rèoro.
"Tu, invece" continuò Voss mentre si levava l'elmo, "cosa ci fai qui mio fidato compagno di lama?"
Nel suo lungo becco candido, Lumius trasecolò. In quel momento gli era stato posto il quesito più difficile di sempre.
Rèoro gli aveva detto di rimanere in incognito e lui in quel momento non sapeva se mentire al suo amico più fidato o rimanere fedele a quel Re che lo aveva sempre etichettato come una seconda scelta, cosa che lui in fondo al suo nobile animo detestava.
Dopo pochi secondi il Corvino Utopico rispose mogio mogio: "Sto andando ad estirpare una volta per tutte l'Acqua."
"Bella questa!" rispose il suo amico ridendo. "Solo ora mi dici che vuoi fare il comico? La tua innata passione non andrebbe alla grande, il Circo dei Vituperati avrebbe sempre più visibilità."
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Le Cronache Scarlatte - Il Cavaliere
FantasyIn un mondo dominato dal più profondo blu del Mare, gigantesche e abominevoli Creature Marine dalle esecrabili fattezze vagavano dandosi battaglia. L'unico colore presente era il blu, che rendeva il tutto apatico e monotono. In quel mondo non v'era...