9. Il Castello Onirico - Cloud City

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Il nuovo mondo era popolato da esseri molto simili all'uomo, ma più aggraziati ed esili, quasi androgeni. Il loro viso esprimeva eleganza e maestà tramite linee lunghe e dolci, refrattarie ai segni dell'età. Avevano lunghe orecchie a punta e ampi occhi a mandorla con pupille grandi dai colori vivaci che variavano dal verde smeraldo all'azzurro acquamarina, dal viola ametista al giallo topazio. Quasi tutti avevano il viso incorniciato da lisce e lunghe chiome dai luminosi riflessi. Mentre i vestiti tendevano ad adattarsi alla bellezza dell'ambiente naturale circostante, ornati con semplici ma luminosi gioielli.

Elfi!

Elfi che vivevano in quella fantastica città, con le case costruite nel terreno e le strade erano fatte di sassi. Elfi che, come la maggior parte della loro specie, erano molto diffidenti con gli sconosciuti, così che quando videro apparire nella loro Terra quello strano trio, si ritirarono nelle loro abitazioni, chiudendo a doppia mandata le pesanti porte di legno. E, nel giro di pochi minuti, la città si fece deserta. Ma si poteva comunque udire il bisbiglio degli abitanti provenire dall'interno delle loro case. Altri, invece, restarono in religioso silenzio mentre osservavano gli stranieri da dietro le finestre, attenti a non farsi scoprire.

«Dove siamo, Leo?» chiese Febo, osservando ammaliato la nuova Terra.

Il ragazzo si guardò intorno e confuso rispose: «Non lo so... non sono mai stato qui» o quantomeno non se lo ricordava.

«Ma non è possibile!» Newt si mise le mani tra i capelli, era stanco, non ce la faceva più... ma avevano una missione da compiere e quindi si ricompose immediatamente, sistemandosi i capelli in un'acconciatura quantomeno ordinata «Finora siamo stati solo nei luoghi della tua memoria»

«Può darsi» anzi, era certo che fino a quel momento avevano viaggiato sulla scia dei suoi ricordi «Ma questo, proprio non mi viene in mente, scusate»

Beh, in ogni caso, la risposta poteva essere semplice: aveva dimenticato anche quella realtà assieme a tutto il resto.

E ben presto, i tre avventurieri scoprirono che la città era suddivisa in due distinte zone. Al loro arrivo, si erano materializzati in una vallata immersa nella natura, che fungeva da centro abitato di quella Terra. Poco lontano, oltre il fitto fogliame del bosco, si ergeva la vecchia fortezza di "aran Oberon", come recitava un'insegna malconcia lì vicino, che significava "Re Oberon". Tuttavia, quel maniero non era altro che un rudere in disuso, abbandonato a se stesso e rovinato dal tempo. La sua decadenza simboleggiava l'assenza di un sovrano che governasse la città. La popolazione viveva libera, senza leggi o sentenze imposte, ma come ben si sa, una civiltà che decide di non sottostare ad alcuna autorità rischia di crollare su se stessa, autodistruggendosi. Per questo motivo, era quasi certo che gli elfi avessero adottato un sistema politico democratico, al fine di preservare l'armonia e la pace nella loro Terra.

Ed ecco che, giunti in prossimità della fortezza, Leo fu attraversato da una scossa che gli percorse il cervello come un'onda elettrica. Le mura crepate e le torri che si innalzavano possenti verso il cielo scatenarono in lui un'inquietudine mista a confusione.

«Sono sicuro di non conoscere questo posto» disse con lo sguardo fisso sul maniero, avvolto da un'edera fitta e intricata che sembrava quasi volerlo divorare «Ma inizio a trovarlo familiare... e come se non bastasse so di non esserci mai stato»

Le sue parole rimasero sospese nell'aria, cariche di un mistero che lo turbava e lo affascinava allo stesso tempo. Si avvicinò alla fortezza, attratto da una forza invisibile che lo spingeva a varcarne la soglia. L'edera si contorceva come un serpente lungo le mura, quasi a volergli sbarrare la strada, ma Leo non si fermò. Era determinato a svelare il mistero che avvolgeva quel luogo che, pur essendo sconosciuto, gli sembrava stranamente familiare.

LEO e la leggenda del Regno di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora