11. Il Castello Onirico - Cima

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«Rien, Rien...» quando Leo si ritrovò nuovamente all'interno del Castello, questa volta era diverso. Non era stato materializzato in nessun corridoio di nessun piano e nessun portone segnava il prossimo mondo da percorrere. Era finalmente arrivato in cima.

Si trovava in una stanza completamente anonima, con un grande specchio appeso ad una parete. E proprio di fronte a quello specchio, Leo si ritrovò al cospetto della ragazza che aveva da tanto cercato. Ce l'aveva fatta, anche grazie ai suoi due compagni...

No... li aveva abbandonati più indietro. Come poteva esser stato così stupido ed egoista? In quel momento sperò con tutto il cuore che non gli fosse accaduto niente di male. Per fortuna erano in grado di cavarsela anche da soli, ma quella consapevolezza non lo rallegrò affatto. Un senso di vuoto e di solitudine si impossessò del ragazzo.

Poi, pieno di tristezza, si rivolse alla ragazza con voce tremante: «Non sei tu la persona che mi è più cara, vero?»

La risposta fu breve, ma concisa «No»

Come sospettavo.

«La ragazza che ti è davvero cara...» aggiunse Rien «Quella che è sempre stata con te non sono io, è lei»

«Ma allora chi-chi è? Perché non ricordo il suo nome? Se è così speciale, perché non riesco a ricordarla?»

La risposta non tardò ad arrivare, ma:

«Perché sono entrata nei tuoi ricordi e...» iniziò a dire Rien, ma fu immediatamente bloccata dalla voce di Torkus, che fece il suo ingresso nella stanza con un sorriso arrogante sulle labbra.

«Lascia che te lo spieghi io!» l'ex amico si avvicinò alla ragazza «È molto semplice» ghignò, ma senza mai scomporsi «La tua memoria è un disastro. Non sei tu quello che deve proteggere Rien! Quello sono io» poi si mise davanti a lei ed aprì le braccia con aria di superiorità «Ma tu ed i tuoi ricordi disastrati vi siete sempre messi in mezzo, Leo» infine gettò la ragazza lontano con un gesto sprezzante. Rien urlò di dolore quando cadde a terra, e Torkus afferrò Ignis tra le sue mani

Leo cercò di correrle incontro per aiutarla, ma Tom si mise in mezzo, bloccandogli il passo, pronto ad iniziare un nuovo duello.

Torkus sferrò un fendente, ma Leo lo deviò, lui si avvicinò e cercò di confondere il vecchio amico con una finta, ma Tom lo respinse lo stesso, gettando l'eroe a terra. Poi si fece avanti, sogghignando spavaldo e quando si ritrovò ad un passo dalla testa di Leo alzò la spada. In quel momento, l'eroe trasformò Ignis in un razzo che scaraventò contro l'amico.

Un colpo simile a quello di un pugno lo investì, lasciando Tom senza fiato, che nel frattempo veniva trasportato verso l'alto. E quando toccò il soffitto di quella stanza tornò a terra, schiantandosi al suolo. Leo afferrò Ignis, che trasformò in una rivoltella e finse di mirare alla testa del compagno.

Torkus si voltò in tempo per alzare la spada, ma stavolta era disorientato e non riuscì a prevedere il trucco. Leo cambiò direzione, lanciandosi di lato, e conficcando un proiettile nel tallone dell'amico.

Il boato che seguì portò Rien a coprirsi le orecchie con le mani.

Il sangue di Tom sgorgò da uno squarcio sul suo piede. L'espressione dipinta sul suo volto andava ben oltre l'odio.

Era dolore, sgomento, incredulità assoluta di fronte all'evidenza: era stato ferito, di nuovo.

Si fece avanti zoppicando e poi qualcosa lo fermò.

Torkus sembrò sbigottito.

Rien si era piazzata dietro di Leo, guardando Tom con occhi carichi di odio.

LEO e la leggenda del Regno di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora