13. Animus

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Noi siamo esseri incompleti, gusci vuoti senza un'anima. Ma non temete. Con il potere di Ignis tornerà a splendere su di noi il Regno di Luce. E quando quel momento arriverà... potremo veramente esistere.

Spero di poterti confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che mi sarai di grande sostegno.

Voglio cominciare da quando mi sono svegliato, e cioè dal momento in cui il leader dell'Onoranza mi ha trovato vicino alla fortezza di Cloud City.

Per uno come me, scrivere un diario è una sensazione davvero strana. Non solo perché non ho ancora mai scritto, ma perché ho l'impressione che un domani né a me né a nessun altro potranno interessare le confidenze di un essere vuoto come me. Mah... tutto sommato non mi importa. Ho voglia di annotare e, soprattutto, di lasciare un segno del mio passaggio su questo mondo.

Come dicevo, tutto è iniziato quando ho riaperto gli occhi per la prima volta. Mi trovavo ai piedi della fortezza che si trova oltre il bosco a Cloud City, la città degli elfi. All'epoca non sapevo ancora bene cosa fosse quel posto, né il perché mi trovassi lì. Ma quando il nostro leader, il Numero 1 dell'Onoranza, mi ha ritrovato io ero completamente smarrito e confuso. Non ricordavo nulla di me, né il mio nome né il mio passato... e neanche il mio aspetto. Nulla! Era come se fossi appena nato (o rinato).

Cercavo delle risposte ed il nostro capo mi ha immediatamente accontentato, rivelandomi che mi chiamavo... Xeo! Lui poteva darmi uno scopo, rendermi qualcuno. Ed io accettai di essere il suo decimo membro di quell'organizzazione.

Quello stesso giorno conobbi colui che divenne ben presto il mio migliore amico. L'unica persona che sapeva rendermi felice: Ximon. Ogni fine giornata la passavamo a Cloud City a guardare il tramonto. Adoravo quelle sfumature di rosso ed arancione, ma soprattutto adoravo stare in sua compagnia. Lui mi faceva sentire vivo... e non un semplice guscio vuoto. Provavo dei sentimenti! E la cosa era strana, sembrava quasi che avessi un'anima.

Ah... i bei vecchi tempi.


Diario - Giorno 255

Il tramonto

A fine giornata, come sempre, mi recavo di corsa a Cloud City. Non tutti lo sapevano, ma poco oltre la valle degli elfi c'era una casa sull'albero. Chi lo sa, forse era stata costruita proprio da qualche abitante del posto... ma adesso era abbandonata (dire disabitata mi sembra fin troppo eccessivo, dato che mai nessuno andrebbe ad abitare su una casa di legno costruita su un albero), ed era diventata il luogo di ritrovo mio e di Ximon. Nessuno sapeva di questo nostro segreto e nessuno l'avrebbe mai saputo. La casetta era nostra, e solo nostra. Non avremmo mai portato nessun'altro dell'Onoranza in quel posto. Almeno era così, finché non arrivò lei... Per noi era un momento sacro, che sanciva, finalmente, la fine di quella giornata di lavoro.

E quando scoccavano le sette di sera, io mi fiondavo al nostro rifugio e lì aspettavo che Ximon mi raggiungesse. E sì, io ero sempre in anticipo e lui costantemente in ritardo.

Poi restavamo così, seduti in silenzio, l'uno accanto all'altro, a contemplare l'orizzonte. Pensai che fossero già passati 255 giorni dal mio ingresso all'Onoranza.

Come vola il tempo. E ricordo esattamente anche tutti gli altri 254 giorni precedenti... avevo memorizzato ogni cosa. Mi servivano come punto di riferimento. Difatti non avevo memorie del mio passato, prima dell'Onoranza ero una specie di zombie e anche Ximon se lo ricordava bene «La prima settimana non riuscivi a formulare neanche una frase. Comunque, sei ancora uno zombie» mi disse.

LEO e la leggenda del Regno di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora