18. Lótessë - Maggio

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Alla vigilia di Belleteyn (la festa della fertilità che iniziava al tramonto e durava fino all'alba, dedicata alla Dea della romanticheria Hanali Celanii. Era tradizione iniziare, o terminare, le relazioni di natura fisica. Il cibo, le bevande e l'amore erano all'ordine di questa festa, dove si celebravano molti matrimoni. I fuochi venivano accesi e i partecipanti saltavano sopra le fiamme per auspicare fortuna e fertilità), il pastore della comunità, che era l'ingólemo (il reverendo) Lycaon, ebbe un incubo terribile e si svegliò tutto tremante e madido di sudore. Guardando fuori dalle strette finestre della sua abitazione, al di là della strada, vide il suo pantheon. La luna brillava piena e immobile in cielo, riempiendo di raggi d'argento la camera da letto del prete. Per un attimo egli temette di veder comparire il Lupo Mannaro, di cui da qualche tempo blaterano gli abitanti di Cloud City. Poi chiuse gli occhi, chiedendo perdono per quella scivolata superstiziosa, e terminò la preghiera sussurrando: «In nome di Corellon Larethian (divinità maggiore e creatore degli elfi), così sia» come gli aveva insegnato, fin da piccolo, sua madre.

Che sogno...

Era già l'indomani e stava tenendo la grande predica di Belleteyn. In occasione di quella festa, il pantheon era sempre pieno, alleluia a Hanali Celanii.

Nel sogno aveva predicato con una foga ed un'eloquenza che di rado raggiungeva nella realtà. Quella mattina, però, gli sembrò di aver la lingua sciolta dal Sacro Labelas Enoreth (Dio considerato il maestro degli elfi, il filosofo del loro pantheon), e ben presto si accorse che quella predica divenne il capolavoro della sua vita. L'argomento era: LA BESTIA SI AGGIRA TRA NOI. Instancabile ribadì il punto, vagamente consapevole che la sua voce si era alzata molto, e che le sue parole avevano acquistato un ritmo quasi poetico.

«La Bestia» disse ai parrocchiani «È dappertutto. Il Grande Ráca Nauro (Lupo Mannaro)» assicurò «potrebbe celarsi ovunque. La Bestia potrebbe esser seduta accanto a voi. La Bestia» ripeté loro con la voce che si abbassò fino a diventare un vibrante sussurro, e nessuno si distrasse... Li aveva in pugno «Attenti alla Bestia, perché potrebbe sorridere e dirsi il prossimo vostro, ma oh, fratelli!, i suoi denti sanno essere aguzzi! È la Bestia, e ora è qui, proprio qui a Cloud City. Egli è...»

Ma qui s'interruppe, a corto di eloquenza, perché qualcosa di terribile stava accadendo là nel suo pantheon pieno di sole. La sua congregazione stava cominciando a mutare, e si accorse con orrore che si stavano trasformandosi tutti in lupi mannari, tutti e trecento.

«La Bestia» cercò di dire in sogno il reverendo, ma la parola gli mancò e scese barcollando giù dal pulpito, orripilato, mentre i suoi fedeli si stavano tramutando in orribili creature pelose.

Ulularono... ed il rumore fu terribile, e stavolta il reverendo Lycaon lo gridò a squarciagola, in una specie di estasi: «La Bestia! La Bestia è dappertutto! Dappertutto! Dapper...» ma la sua voce non somigliava più ad una voce: era diventata un suono inarticolato, una specie di latrato, e quando abbassò lo sguardo, si accorse che dal vestito da festa gli erano spuntate due zampacce nodose.

E si svegliò.

Era solo un sogno, pensò, coricandosi di nuovo. Grazie a Corellon era solo un sogno.

Ma al mattino, quando aprì la porta della chiesa, il giorno dopo il plenilunio, quel che vide era pura realtà. Era il cadavere sbranato di Carnifinde, il sagrestano, che giaceva sotto il pulpito a faccia in giù.

Nulla di tutto ciò era un sogno: il reverendo Lycaon lo avrebbe voluto con tutta la sua forza. Aprì la bocca, inspirò con un gemito strozzato, e cominciò ad urlare.

Era tornata la primavera... e, quest'anno, con essa era venuta la Bestia.

Reintegrazione al 48%

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