L'ultima nevicata dell'inverno, fiocchi grandi e bagnati, che al calar della sera si trasformarono in nevischio, spezzarono i rami di parecchi alberi a Cloud City. È madre Natura che pota, disse il vecchio Adanedhel, il bibliotecario del paese, alla moglie, mentre bevevano il miruvor (bevanda a base di erbe e miele). Lui era un ometto smilzo dalla testa piccola e gli occhi azzurri, che ormai da anni teneva la moglie, una donna silenziosa e carina, in una morsa di terrore. C'era qualcuno che sospetta la verità, Annael, la moglie del panettiere, ad esempio, ma nessuno poteva saperlo con certezza, tranne loro due. Il paese celava i suoi segreti.
Ad Adanedhel la frase piacque tanto da ripeterla. Già, madre Natura pota i rami secchi... ed ecco che andò via la luce. Naimi, sua moglie, lanciò un gridolino soffocato e rovesciò il miruvor.
«Adesso pulisci, subito!» le disse il marito con freddezza.
«Sì, tesoro. Va bene» nel buio, la donna, brancolò in cerca di uno straccio e picchiò con lo stinco contro uno sgabello. Gemette. Nel buio, suo marito rise di cuore. Il dolore di sua moglie era la cosa che lo divertiva di più.
Oltre ai rami secchi, madre Natura aveva potato anche qualche cristallo di luce in quella tempestosa notte di marzo: la neve viscosa si era ammassata sulle colonne contenente le gemme elettriche, fino a spezzarle e farle cadere sulla strada come detriti, che sprizzavano scintille azzurre.
Cloud City piombò nel buio.
Come soddisfatta, la tormenta si placò, e verso mezzanotte la temperatura scese parecchio sotto lo zero. La fanghiglia ghiacciò, solidificandosi in bizzarre sculture. Il prato del vecchio Adanedhel assunse un aspetto congelato e scabro. Le case rimasero buie, i focolari si spensero ticchettando. Sulle strade ghiacciate, gli elfi elettricisti non erano ancora riusciti a raggiungere il guasto.
Infine, le nuvole si diradarono e la luna piena occhieggiò negli sprazzi. Il ghiaccio che ricopriva la strada principale brillò, biancheggiando. Poi... nella notte qualcosa cominciò ad ululare.
In seguito, nessuno riuscì a dire da dove venisse l'ululato: era ovunque e da nessuna parte, mentre il plenilunio rischiarava dal cielo ormai sereno le case ancora spente del paese, e il vento si levò urlando. L'ululato galoppò nel vento, solitario e selvaggio.
Naimi lo sentì mentre l'odioso marito le dormiva accanto, lo sentì dal suo letto anche Annael, la moglie del panettiere, e anche altri lo sentirono. Uno di essi era Xeo.
Nessuno vide niente però. E nessuno seppe il nome dell'elfo che l'elettricista, venuto a riparare la colonna contenente il cristallo di luce, trovò il mattino dopo. Era ricoperto di ghiaccio, la testa reclinata all'indietro in un urlo congelato, con gli stracci lacerati fino alla carne. L'elfo giaceva sbranato in una pozza di sangue freddo e solido, fissando le colonne abbattute. Le mani, ancora alzate a proteggersi il viso (che era stato sbranato), erano bianche di brina.
Tutt'intorno a lui, delle impronte di lupo.
Reintegrazione al 25%
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LEO e la leggenda del Regno di Luce
AvventuraAll'Arcipelago del Tritone, tre inseparabili amici, Leo, Zoe e Tom, coltivano da sempre il sogno di esplorare mondi oltre il loro piccolo isolotto. La loro quiete viene però sconvolta dall'invasione di un'orda di creature oscure, i Darker, che distr...