7 - Postazione di bilancio

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"Amore, non so come ringraziarti".

"Io credo, invece, che troverai il modo", lo rassicurò Oscar con accortezza.

"Certo", sorrise lui persuaso e lusingato al contempo: "bene che non ne dubiti... ma intendevo dire che mi è stato piuttosto utile controllare questi conteggi con te. Non so come fai ad essere sempre così organizzata in tutto".

André era con sua moglie nello stanza che avevano adibito insieme a postazione di bilancio e amministrazione della tenuta. Si trattava di uno studiolo accogliente, nel quale egli aveva disposto in perfetto ordine, all'interno di uno scaffale accanto alla scrivania, i vari appunti o documenti di ogni specifica attività che dovevano gestire e rendicontare. Di fronte al tavolo, un piccolo camino acceso tingeva di rosso i volti dei due sposi, che si confrontavano insieme, e gli scoppiettii della legna generavano un familiare sottofondo, rendendo quel posticino ritagliato per la coppia alle prese con il lavoro, piuttosto comodo, caldo e confortevole.

"Non dimenticare che quando coordinavo la caserma non dovevo solo occuparmi di mansioni militari, ma controllavo e avallavo scartoffie ogni giorno... Comunque, per tornare alle nostre scorte, stavo anche pensando, André, a tutta la farina accantonata dalla produzione precedente, con il grano della scorsa estate, rimasta invenduta... sarebbe bene regalarne un sacco a ciascuna famiglia di contadini che sta lavorando con noi, oltre al salario stabilito. A Sugane e ai suoi figli, per esempio".

Lui ascoltava attentamente, mentre Oscar si spiegava: "noi stiamo cercando di finalizzare solo alcune derrate al commercio, e non tutte le risorse della tenuta, vista anche la difficoltà economica di questo momento della Francia. E di sicuro non avremo bisogno di alcune materie prime, al di là dell'impiego per il nostro consumo. Vedi la farina, per esempio: non potremmo certo venderla tutta, o peggio ancora provare a vendere anche il pane, aumentando i costi di produzione. Quindi, dato che potrebbe guastarsi, meglio regalarla a chi ne ha bisogno, e concentrarci solo sulla produzione e la vendita di altre risorse".

"Ti fa onore, Oscar. Dopo i raccolti di questi ultimi due anni, la gente ha davvero patito la fame per la mancanza di pane; regalare della farina oltre a pagare i contadini, è un gesto generoso che verrà da tutti apprezzato. Sono d'accordo, poi, per quanto riguarda i ricavi meglio essere selettivi nella produzione. Ma vi sono risorse che dobbiamo comunque continuare a produrre e lavorare anche per il nostro sostentamento e per coloro che sono con noi, dal momento che i guadagni non potrebbero mai essere tanto vantaggiosi, di questi tempi. Ora dobbiamo occuparci anche dell'olio".

"Possiamo affidarne la cura a Gilbert, che è molto accorto e che ha delle competenze in merito per via delle sue radici familiari. Per quanto riguarda la farina, invece, la nonna sa più o meno quanta ne occorrerà per noi, per l'inverno, e quella in più la regaleremo... Le persone hanno bisogno di stare bene per lavorare bene... persino quell'ignobile del Duca di Germain sosteneva che il benessere dei contadini incide sulla qualità del vino!".

"Già, è vero. Quell'essere spregevole pensava solo al vino, però, non certo ai contadini... Ma non roviniamoci la serata parlando di lui... Anche tu del resto, mia signora, di vino te ne intendi...".

"Ma ora preferisco non berne: la gravidanza mi porta a rifiutarlo...".

"Piccolino: non ti piace tanto il vino, non è vero?", carezzò il ventre di lei, seduta sulle sue ginocchia. "Ah, beh, le cantine dei Jarjayes sono apprezzate dai nostri amici, in compenso!".

"Ora sono le cantine di Grandier, non dimenticarlo".

"Oscar...".

"Sai che è così, André. Io ho rinunciato al mio titolo, e anche volendo, del resto, sarebbe opportuno comunque nasconderlo il più possibile. Proprio come fa mio padre".

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