5 - Buone nuove e vecchi costumi

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Buone nuove e vecchi costumi

Stava sorgendo un nuovo giorno sulla tenuta di Arras, e avrebbe portato con sé la luce chiara del sole insieme ai primi freddi dell'autunno, in una serena domenica d'ottobre.

Nella loro stanza, avvolti dal tepore delle coperte, Oscar e André erano rimasti abbracciati fin da quando, nel cuore della notte, il sonno li aveva colti insieme, dopo la pienezza e il benessere dell'amore.

Al mattino presto, lei si svegliò per prima. Si fece coraggio, infilandosi la camicia, e appoggiandosi un grande scialle sulle spalle, per allontanarsi momentaneamente dal letto e provvedere ad accendere il fuoco, così da scaldare la stanza e predisporla al risveglio di entrambi. Tornò rapida, una volta eseguito il compito, a infilarsi nelle coperte, per continuare a osservare il suo uomo mentre dormiva... e si gustava quei primi raggi filtrati dagli spiragli delle tende, che portavano luce sul volto del suo sposo.

"Oscar", pronunciò lui, teneramente, appena iniziò ad aprire gli occhi...

"Non osavo baciarti per farti riposare ancora un po'. Ma ci ha pensato il sole".

Lui allungò la mano sulla guancia di lei, per volerne sfiorare la pelle tiepida e cara.

Carezzando il suo volto contro quelle dita, lei bisbigliava: "È un buonissimo giorno, sai. Ti guardo senza fretta da che sono sveglia. E credo sarà un giorno importante".

"Non voglio abituarmi mai alla gioia di svegliarmi con te; voglio mi stupisca sempre che tu sia la prima cosa che vedo. Che vedo ancora".

"È perché non sai se sono vera, che subito mi hai accarezzato?".

"No, sei vera. Sei vera, finalmente. Ti carezzo solo perché non posso farne a meno. Perché per mia fortuna, la tua bellezza non è più solo da ricordare. Perché amo che tu sia mia, e benedico il cielo ogni giorno per questo. Appena mi desto".

Lei lo baciò subito, e tornò a sorridergli. "Chissà se mi stavi sognando".

"Non lo so, non lo ricordo. Ma non mi occorre saperlo. Penso più a quello che vedo adesso, e a tutto quello che è successo ieri... Come sei amorevole: vieni qui. Fammi svegliare per bene".

Mentre si lasciava afferrare, "Certo, svegliarci per bene", puntualizzava per mettere in regola forse più se stessa che il marito: "però dobbiamo anche fare colazione e prepararci e soprattutto devo...".

"Io la colazione voglio farla con te".

"...Oh ma io non sono mica da mangiare... mentre avevo promesso a tua nonna che oggi l'avrei aiutata con il pranzo: è giorno di festa, staremo tutti insieme, anche con i fattori e le loro mogli, e ci sono i ragazzi: Alain, Luc e Sébastien avevano detto che sarebbero rimasti con noi".

"Con il dovuto rispetto per il tuo impegno, penso sia più invitante tu di quel che vorrai cucinare...".

"Dunque stai tentando di sedurmi nello stesso momento in cui hai deciso di offendermi".

"Io, offenderti? Ma stai scherzando... È mia nonna che, figuriamoci, se anche oggi ti fa lavorare...".

"Deve permettermelo, e poi non è più la mia domestica".

"Vaglielo un po' a spiegare...".

"È importante più che mai che impari a sbrigare ciò che si conviene per la mia famiglia. Non dispongo di servitù e non mi piace l'idea di averne...".

"Dovremmo trovare però un aiuto per i lavori domestici, la tenuta è grande. E tu ti sei liberata anche troppo facilmente delle abitudini della tua casta; tutto sommato non sarebbe male che giocassi ancora un po' a fare la nobile, qualche volta...".

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