21 - Sorprese I

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Sorprese -I

La mattina del giorno dopo il matrimonio con Giselle, Alain si presentava alla tenuta:

"André! ...Oscar!", gridava nell'androne di casa.

Nel sentirsi chiamare ad alta voce, l'amico si apprestò ad affacciarsi alla balconata, sulle scale, guardando giù in basso:

"Alain ma che ci fai qui...?".

"Lascia stare... che ho pure già litigato con mia moglie...".

"Che cosa?".

"Già... stamattina non il garzone della locanda, con il caffè, il pane e il burro per un petit dejeuner romantico tra le lenzuola, si è annunciato alla porta, bensì dalla gendarmeria ci hanno mandato a bussare, visti i fatti di ieri... e Giselle se l'è presa con me. Dannazione, mica è colpa mia se ieri quei ladri si erano infilati nel mezzo della festa! E che facevo, non vi venivo a chiamare?".

"Chiamare per cosa?".

"Ieri notte, Jacques e Gilbert sono andati ad accompagnare il figlio di Dardenne a consegnare i componenti di quella banda al comando della brigata".

"Hanno fatto molto tardi, i ragazzi stanno ancora dormendo, credo".

"Sì, ma dovevo venire da voi: cercano Oscar. Quei criminali, dicevo, sono stati immediatamente messi agli arresti, e pensa che nella zona erano sulle loro tracce da tempo. Un gruppo organizzato, che a quanto pare ha compiuto diverse rapine, e talvolta ha agito anche con azioni intimidatorie, minacciando o causando ferimenti gravi, pur di riuscire a fuggire con il bottino, magro o grosso che fosse. Quindi l'ufficiale funzionario, il comandante Fantin, dopo aver letto il resoconto di ieri, è rimasto molto sorpreso che si sia riusciti a prenderli tutti, sebbene mimetizzati in una locanda senza che abbiano causato il minimo danno! E voleva capire chi aveva orchestrato questa operazione, visto che i nostri compagni e il figlio dell'oste gli avevano riferito di una donna! Così ha creduto bene di poterla rintracciare alla locanda".

"André, ma che succede...", Oscar, uscita di stanza, si affacciava anch'essa alla balaustra.

"A quanto pare non hai bisogno di escogitare niente per importi all'attenzione: il tuo modo di fare vi ha già provveduto", disse André rivolgendosi alla moglie.

"Alain!", più ad alta voce, indirizzato all'amico, "Tornatene pure da Giselle e prenditi cura di tua moglie. Ti ringrazio, accompagno io Oscar, e le spiegherò tutto".

"Spiegare cosa?".

"Dunque, madame, voi vi chiamate Oscar...?", si incuriosiva il comandante Fantin, nel cui ufficio, collocato sulla strada di accesso alla cittadina, dalla direzione di Cambrai, André aveva condotto sua moglie.

"Sì, sono Oscar Grandier".

"Dunque il nome di vostro marito".

"Solo il cognome. Quello che per me conti, signore".

"Oscar, io ti aspetto fuori...", come con modestia, riteneva André all'affermazione di lei, non intendendo influenzarla con la sua presenza nella stanza.

"Non credo che monsieur Fantin avrà qualcosa in contrario se...".

"No, Oscar. Attenderò fuori, sono sicuro che potrete confrontarvi più liberamente. Prendete tutto il tempo che vi occorrerà", André educatamente usciva dall'ufficio.

Tale Fantin era a occhio e croce un coetaneo di Oscar che, tra rigore esteriore e uso del personale arbitrio, sembrava spaziare a piacimento in un eccesso di formalità contestualmente all'interpretazione approssimativa del proprio esercizio.

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