16 - desiderio

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"Allora, dove mi porti", chiese Oscar al marito mentre uscivano di casa.

"Di certo non a cavallo... dato che indossi questo bel vestito", le si rivolse André apprezzando la scelta del suo abbigliamento. "Che ne dici se facessimo una passeggiata lungo il sentiero, e raggiungessimo il boschetto di proprietà della tenuta, prima dei campi".

"Magnifico", commentò prendendo la sua mano, come affidandosi a lui.

André aveva proposto a sua moglie di concedersi un po' di tempo da soli, un piccolo lusso da dedicare l'una all'altro, in un sabato pomeriggio che, sul finire di agosto, sembrava consentire un po' di tregua alla canicola estiva. Non era semplice distogliere Oscar dai suoi compiti di madre; ma Giselle, la fidanzata di Alain, che si era rapidamente affezionata al piccolo, si era resa disponibile per far giocare il bambino in assenza dei genitori, tra il trastullo di sonaglietti e le boccacce delle zio capo.

Camminare vicini, quasi in silenzio, era per loro emozionante e abituale al contempo, mentre procedevano tenendosi per mano. Non con una presa serrata: era leggera, piuttosto, sebbene trattenuta da un contatto magnetico, ridotta a due, tre dita legate da un nodo che mai si sarebbe disciolto. Così impalpabile, perché ad Oscar tanto poco bastava per consegnarsi ad André, nel farsi portare e lasciar aprire la strada, lungo la quale lui accertava i punti più opportuni su cui poggiare fermamente il passo.

Raggiunsero abbastanza rapidi il gruppo di alberi e arbusti del faggeto.

Dalle fronde, il cielo volgeva alla sera, tingendo quell'atmosfera intima di un giusto romanticismo, ameno da ogni ricercatezza; ed era proprio così che lei sentiva l'unione con suo marito. Poesia, solidità, sicurezza, combinate senza necessari orpelli trovavano rispondenza nell'autenticità della natura. Natura che era stata la loro prima casa, nell'iniziale notte trascorsa nel bosco, poco più di un anno prima; divenuta anche in seguito scenario del loro amore, nelle coinvolgenti fughe all'alba, i sommessi dialoghi in giardino, le lunghe cavalcate tra le colline, condividendo talvolta lo stesso destriero.

Di poco arretrata rispetto al suo uomo, Oscar ne osservava il profilo con trepidante desiderio. Il suo animo, come compresso, le rimbalzava dalla morsa dello stomaco al languore della bocca, nel pregustare il fermento intraducibile che da un momento all'altro lui avrebbe potuto farla sua. Si fece cogliere sovrappensiero, quando il suo piede spezzò un legnetto producendo un rumore frusciante sul fogliame del sottobosco.

Fu allora che André la sorprese, trasformando la presa della mano in una mossa forte e sicura con la quale tirò la sua donna, trattenendola a sé. Nessuna esitazione. Nessuna parola. Erano gli occhi ad allacciare emozioni, il petto ansimante, i capelli disciolti di lei, ferma tra le sue braccia.

"Non ti dico mai abbastanza quanto sei bello", pronunciava poi Oscar, null'affatto smarrita dinnanzi allo sguardo di lui. Che, pago del commento di sua moglie, aveva già intenzione di palesare più espliciti proponimenti di seduzione. Mentre la teneva stretta nel gesto che mai avrebbe lasciato allentare, cominciava meticolosamente a slacciare i bottoncini minuti sull'abito, nella fila che le correva lungo tutta la schiena:

"E così, Oscar, preferisci indossare vesti femminili affinché si capisca quando intendi danzare. Allora: saresti voluta venire qui per questo, con me nel bosco, stasera?".

"Se vuoi, puoi pensare ciò che desidero adesso come una danza, poiché sai che io intendo ballare soltanto con te".

"Ci vuole una certa premura per rimuovere questa barriera, ma lo sai che un simile equipaggiamento non potrà certo nuocere al mio desiderio. Ad ogni modo, credo che la strategia che hai deciso di adottare per incantarmi, indossando quest'abito, presenti anche le sue facilitazioni, e sono sicuro che una mente come la tua avrà già provveduto a tenerne conto...".

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