12 - La caratteristica di presentarsi senza invito

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Dopo aver pranzato, André si riposava disteso in camera da letto, prima di riprendere il lavoro, mentre osservava Oscar che dondolava il loro bambino, seduta su un bordo del baldacchino, di fianco alla culla.

"È un giovanotto molto caparbio, il nostro François... Chissà da chi avrà ripreso", commentava André compiaciuto.

"Ma è anche un bambino dolcissimo... per quello avrà ripreso da te".

"No: non è vero. Somiglia in tutto e per tutto a sua madre", era convinto lui.

"Trovi? Eppure guarda la forma della bocca. Sembra proprio il tuo sorriso, in piccolo. Io potrei stare a guardarlo per ore... per questo non mi pesa mai trascorrere tanto tempo a occuparmi di lui".

"Però inizi a perdere molto sonno, anche durante la notte... sarai stanca...".

"Mi dispiace disturbare il tuo riposo, dal momento che la mattina devi comunque alzarti sempre molto presto, per lavorare in campagna".

"No, non mi riferivo a questo. Io sono contento che lui sia sempre con noi, che dorma nella nostra stanza. Mi piace una famiglia così, come qualcosa di caldo, vicino, concreto. Quella che non ho più neanche nei miei ricordi, a parte mia nonna. E a parte te", allungò il braccio per carezzare la schiena di lei.

Oscar gli sorrise con una certa malinconia.

"Pensavo a te, che ti stai occupando sempre di François", riportava l'attenzione sulla stanchezza di lei.

"È vero, ma almeno ho molti aiuti per tutto il resto. Con tua nonna e le ragazze che provvedono alle faccende e mi consentono di dedicarmi a lui... Quante madri devono svolgere tutto da sole, e magari accudiscono anche altri figli non loro, pur di mantenere i propri?".

"Pensi a Rosalie, non è vero?".

"Mi aveva raccontato molti aneddoti riguardanti la donna che l'ha allevata o la sua vicina di casa... ci sono donne che si sobbarcano di fatiche indicibili, André. E non sarebbe giusto, tanto più che diventare madre è una gioia enorme per una donna".

"È bello che tu ne abbia fatto tesoro, sai, di tutto ciò che hai conosciuto.

Cosa c'è Oscar?", aggiunse poi, vedendo che sua moglie si era rivolta a lui, come cambiando espressione.

" Devo anche dirti una cosa importante, circa Rosalie", Oscar coglieva lo spunto per riferire al marito una faccenda delicata: "Mi ha fatto avere una lettera di Fersen, oggi".

"Che cosa?", chiedeva lui sorpreso, mettendosi rapido a sedere.

"Sì. Rosalie mi ha raccontato di averlo incontrato a Parigi. Fersen vi si reca spesso, sai, dati i suoi rapporti con La Fayette, non è difficile per lui avere i permessi per fare visita alla regina. Si era ricordato di aver incontrato Rosalie a casa mia, così le ha chiesto mie notizie, e ha deciso di scrivermi. Naturalmente sarebbe stato sospettoso ricevere a casa nostra una lettera di un nobile aristocratico. Dunque il suo messaggio per me era contenuto dentro una busta spedita da lei, accompagnata da una lettera sua e di Bernard".

"Sa che sei mia moglie, adesso?", ebbe come l'istinto di mettere al sicuro il loro legame.

"Certamente. Rosalie non ha ritenuto mica di nasconderglielo".

"Penserà che sei scesa di rango e che ti sei abbassata per me a cose insensate...".

"Cosa vuoi che mi importi? Pensasse ciò che vuole, se ha di questi limiti. E poi perché, scusa, dovrebbe pensarlo?".

"Perché è un nobile. E perché il limite di avere un marito come me potrebbe essere per lui il pretesto per rimpiangere una donna come te. Come mai ti ha scritto?", le rivolse la domanda un tantino seccato.

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