Capitolo IX

7 2 0
                                    

I giorni passavano angosciosi a Naët dalla partenza di Eiwen. Il popolo elfico aveva paura di una guerra imminente. Aveva riposto molta speranza nella partenza della Principessa, ma il barlume che cercavano di tenere acceso, scemava di giorno in giorno. Speravano di ricevere notizie da parte di qualche messaggero. Ma ciò mai accadeva.
Proprio quella mattina successe qualcosa che li allarmò particolarmente. Era sorto un sole dall' aurea rossa e non presagiva nulla di buono. Secondo la leggenda, si narrava che un giovane di razza elfica aveva perso la vita in maniera violenta e brutale.
Da quel momento, le donne decisero di passare il loro tempo non solo a fare le loro faccende e ma di ritagliarsi qualche ora per mettere in pratica ciò che Eiwen aveva insegnato loro ed essere pronte ad un eventuale attacco.
Euris aveva preso il posto di Eiwen a capo dell' armata elfica per organizzare strategie di difesa dei confini, in caso che Eiwen e Kairi non riuscissero a fermare in tempo Hurian.
Non c'era giorno che non pensasse all'amata nipote e di notte erano un susseguirsi di incubi dettati dalla paura.
Rivivere ciò che aveva vissuto anni e anni prima, lo tormentava. Aveva perso molto in quel periodo: la sua sposa e il suo primo figlio.
Non ne parlava molto, se non mai. Lo aveva persino nascosto ad Eiwen e prima di lei a sua madre, Andria. La ferita non era del tutto emarginata e pensare che poteva rivivere tutto ciò, lo faceva soffrire molto.
Passava il suo tempo sia sul campo ad addestrare i più giovani, che nella grande Sala a discutere sulle strategie e vedere l'alba, quel mattino, lo agitava.
Poteva essere Eiwen? Hurian?
Nessuno poteva saperlo. In fin dei conti, lei era in buone mani, era protetta dal druido più potente delle terre e si fidava di lui. L'aveva già salvata anni prima, e a sua insaputa era stato il suo angelo custode.
Mersis, capitano delle armate marine, si occupava di pianificare le difese sui due fronti: in caso di attacco marino, sia in caso di sconfinamento.
- Dobbiamo provvedere anche ad un piano di evacuazione dei civili. Non tutte le donne sono in grado di combattere. -
- Sono d'accordo con voi , Mersis! Molte donne sono in grado di brandire delle armi, Eiwen ha dato loro qualche infarinatura. Ma non posso permettere loro di combattere contro un nemico che è incredibilmente malvagio.-
- Noi abbiamo la possibilità di portare le nostre donne e i bambini sulle isole di Farlyn. Terremo pronte le navi in caso le cose si mettessero male-
- Manderò alcuni uomini a perlustrare le montagne. Manderò le donne e i bambini all' interno della montagna Kaly, poco più ad ovest della città. -
Mersis si congedò dal re per portare a termite i suoi compiti.
Il re rimase solo, a riflettere nel silenzio della sala, seduto sul suo trono e con la mano poggiata alla fronte.
" Cosa ho fatto per tornare in questa situazione? Sono forse stato un pessimo re per la mia gente?"
La sua mente, ormai stanca, lo tormentava. Gli corrodeva l'anima, come un acido lo fa con i metalli.
Aveva giurato, su quanto avesse di più caro, che non avrebbe più permesso a se stesso di farsi manipolare dalla paura e dalla rabbia. Doveva rimanere lucido e proteggere in prima linea, come fa un re, il suo popolo.
Una luce lo abbagliò dalla finestra, distogliendolo dai suoi pensieri. Il sole stava calando.
Uscì all' esterno e assaporò la frescura serale. In quei giorni poco felici, cercava di vedere il buono in ogni cosa, anche solo respirando e assaporando la vita. Dopo la morte della regina, non volle più lasciarsi andare ad un' amore puro come quello che avevano vissuto per molti anni.
Sentì il bisogno di andare al sepolcro, di parlare con lei. Aveva bisogno di una guida, di un aiuto spirituale.
Si diresse verso una struttura di nudo cemento ornato ti piante rampicanti naturali e dai suoi fiori rosa.
Vi entrò. Davanti a lui si aprì un lungo corridoio onde ai suoi lati vi erano disposte molte statue di guerrieri omaggiati per le loro imprese e per le loro vittorie. C'era anche quella di suo padre.
Attraversò il lungo corridoio e scese una rampa di scale. La vide, davanti a sé, si ergeva maestosa una statua, al centro della sala, illuminata dagli ultimi bagliori del sole. Le si inginocchiò davanti e scoppiò in lacrime di disperazione.
- Dove siete, mia amata! -
Apparve una figura alle sue spalle che illuminò la stanza di una luce bianca. Era una figura di una donna, angelica, vestita di bianco. Lunghi capelli color oro cadevano sulle sue spalle scoperte.
Si voltò e rimase meravigliato dalla sue bellezza. Era la sua sposa, la sue regina, la donna che restò al suo fianco per anni, prima che la battaglia di confine consumò la sua vita. Era bella come se la ricordava. Poteva ancora sentire il suo profumo.
Gli sorrise dolcemente, come solo lei sapeva fare.
- Ho bisogno di te,mia cara. Mi sei sempre stata accanto nei momenti più grigi e le tue parole mi hanno sempre incoraggiato. Ora il nostro popolo sta vivendo nel limbo del terrore, pronti ad essere travolti dalla furia del Rendam e dalla morte-
- Non temere mio sposo. Ciò che stai attraversando non è la fine. Una giovane guerriera è all' opera e porterà la luce di nuovo nel mondo, ma soprattutto, dentro del tuo cuore! Lascia andare ciò che ti turba e combatti il tuo nemico interiore. Combatti te stesso e solo allora troverai la risposta a ciò che cerchi. -
- Non capisco -
- Se riesci a liberti dai timori, la luce tornerà. Non temere il presente e abbi fiducia nel futuro. -
Se ne andò, lasciandolo nuovamente solo, nel buio della notte stellata. Ma con una nuova forza dentro di sé. Le sue parole gli avevano restituito il coraggio di proseguire il suo cammino.
Con determinazione uscì dal sepolcro e rientrò a palazzo, dirigendosi nella sua stanza, pronto a riposare, ma con la voglia di iniziare un nuovo giorno con la fermezza necessaria per prendere decisioni importanti.
Il mattino seguente avrebbe ordinato ad alcuni soldati di perlustrare le grotte del Kaly per poter organizzare una strategia di evacuazione della città e avrebbe disposto turni di guardia, sia a palazzo che al confine e fare gruppi di esplorazione dei boschi circostanti. Non voleva farsi cogliere impreparato.
Con la voce melodica della regina che gli risuonava nelle mente, riuscì ad avere sogni sereni e tornò nel suo cuore la fiducia che aveva perduto.
La fiducia che la sua amata nipote fosse ancora viva.

Il Talismano della Morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora