Capitolo XI

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I giorni a seguire passarono all' insegna dell' inquietudine. Entrambi evitavano di parlare di ciò che era successo a Calindra. Tutto quell' odio riversato sugli abitanti li aveva turbati.


Persino il loro rapporto sembrava cambiato. Lei era persa nel suo mondo. Scombussolata da ciò che le accadeva intorno. Poco sicura di sé stessa, ma soprattutto del futuro. Era incerta sulle sorti di ognuno, incerta sulle cose che avrebbe dovuto fare, incerta se ne era in grado o sarebbe stata la rovina di tutti.


La sua emotività la stava distruggendo, distraendola anche dall' obbiettivo finale: uccidere il Rendam. Forse aveva ragione quando pensava che non avrebbe dovuto lasciarsi andare. Ma in cuor suo la pensava diversamente.


Kairi era un uomo affascinante, forte, dalle molteplici abilità. Le aveva mostrato il suo lato femminile, trasformandola in donna.


Aveva mille dubbi e molte insicurezze da superare, ma da sola non poteva farlo. Doveva tirar via le barriere che si erano create, o meglio, quella che lei aveva innalzato per non provare a discutere del suo comportamento.


Ma non riusciva. Erano giorni che provava a parlare con lui di ciò che la turbava, ma era troppo difficile per lei esternare i sentimenti. Era abituata a tenersi tutto dentro, portandola molte volte a crolli emotivi.


Persino con Tyara, migliore amica da anni, era complicato. È vero, si confidava con lei, ma era sempre Tyara a tirarle fuori le parole. Sembrava più una sorella maggiore, che un' aiutante di corte.


Cavalcava e sospirava; sospirava e cavalcava.


- Si può sapere che ti succede Eiwen?!- Kairi sbottò di rabbia - Sono giorni che non mi rivolgi parola-


- Nulla Kairi. Sto bene.-


Sto bene! Lei si limitava a dire questo. Si guardava intorno per evitare lo sguardo infuriato di Kairi.


- Non va bene Eiwen. Tu devi parlare con me. Esterna ciò che ti angoscia. Tira fuori tutto prima che l'oscurità ti avvolga.-


Eiwen deglutì. Parlare le sembrava più difficile di uccidere il Rendam. Era tesa come la corda di un violino. Nemmeno i tempi in cui faceva da reclute la preoccupavano così tanto.


- Bene! Visto che non parli con me, non aspettarti che verrò in tuo aiuto la prossima volta-


- Faresti questo a me-


- Su questo ribatti, ma sui problemi ti rinchiudi a conchiglia -


- Quando sarà il momento parlerò-


- Sei proprio una viziata. A te basta avere tutto pronto, e che gli altri facessero tutto al posto tuo. Sei solo una bambina a cui non bisogna dire cosa fare, tanto ci sono gli altri, gli sciocchi, che fanno le cose al posto tuo.-


Eiwen non riuscì a ribattere nulla di ciò che aveva detto. Si sentiva ferita profondamente da tutte le parole cattive che le aveva appena pronunciato.


- La tua perfidia non ha limiti, Kairi. Le tue parole sputano solo veleno-


- Perfedia? Ti sto dicendo le cose come stanno. Le parole che tu dici siano veleno, sono solo la verità. E se ti fanno così male, mia cara principessina, è solo un tuo problema. -


Era furioso con lei, ed Eiwen sapeva il motivo. Il modo in cui si era comportata in quei giorni, lo preoccupavano.


Ma il tempo passava e lei si sentiva come bloccato l. Diversi fermarsi e mettere in discussione la sua emotività, la metteva in ansia. La verità è che anche lei aveva paura di ciò che era. Tutto ciò che provava, tutte le emozioni che le dava quella situazione e non saperle controllare, la spaventata molto. Le venne in mente quel giorno in cui vide Kairi sospeso in aria in balia di quella creatura; ricordava esattamente cosa aveva provato quando fu trascinata e sommersa nel fango, di come, per paura perse il controllo, distruggendo la creatura.

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