Capitolo III

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Era passata qualche ora da quando scappò dalla città con il talismano. Il sole era alto nel cielo ed era trascorsa quasi metà mattinata.
Hurian non smetteva di correre. I biondi capelli lunghi erano umidi dal sudore e il viso paonazzo grondava dal caldo.
Di tanto in tanto tastava la tasca del pantalone nero per assicurarsi che il talismano fosse ancora lì.
Ci aveva messo troppo tempo per decidere di accettare l'offerta degli gnomi del Nord. Il loro capo, aveva un conto in sospeso con il reame elfico ed era deciso ad ogni costo di consumare la sua vendetta.
Ciò che era accaduto il giorno precedente, lo aveva convinto a portare a termine il piano degli gnomi: uccidere tutta la stirpe di Eiwen.

Decise di continuare a correre ancora per allontanarsi il più possibile dalla città. Oramai le guardie si erano sicuramente accorte che la fontana era stata aperta e avrebbero capito chi fosse il colpevole notando la sua assenza.
Proseguì lungo il sentiero sino al luogo in cui anni prima furono uccisi i genitori e il fratellino di Eiwen. Si fermò per qualche istante, giusto per riprendere fiato. Si ritrovò a fissare il vuoto e a pensare se ciò che faceva era giusto. Tradire la sua stirpe.... E poi per cosa? Per amore? Un amore non corrisposto, che gli aveva spezzato il cuore e lo faceva soffrire.
Si guardò indietro, pensando agli occhi viola intenso di Eiwen.
Eiwen, la donna che lui tanto amava. La donna con cui aveva trascorso giorni intensi per quei boschi durante gli addestramenti. Quella donna, tanto bella quanto pungente come le spine di una rosa di primavera. Quella donna che tanto ammirava per il suo carattere forte e che ora tanto detestava per come lo aveva umiliato davanti all' intero esercito elfico, e per come lo aveva rifiutato.
Si rese conto che tra le mani stringeva un pezzo di pergamena dove i due si erano dichiarati amicizia eterna. Lo portava sempre con sé, nella sua sacca sbiadita portafortuna.
Gli si bagnarono gli occhi e con rabbia lo strappò in piccoli pezzi, buttandoli a terra e calpestandoli furiosamente.
Riprese a correre lontano dal quel luogo pieno di ricordi, lasciando il sentiero e proseguendo all' interno del bosco, cercando di cancellare le sue tracce. Poco importava se lo seguissero. L'importante, era raggiungere l'accampamento degli gnomi a Nord.
Il bosco si era fatto fitto e anche se il sole era alto, all'interno era scesa la sera. Le fronde degli alberi erano fitti e non lasciavano trapelare molta luce. L'umidità impregnava il terreno e man mano che andava avanti era sempre più pesante. Sentiva il freddo entrargli quasi sin nelle ossa. Prese il mantello da viaggio verde scuro e se lo mise stringendolo a sé e cercando di coprire il corpo.
Si ricordò che quella era una zona del bosco poco frequentata, per via del misterioso clima. Gli venne in mente ciò che gli raccontava suo nonno su quel luogo; una storia, forse una leggenda. Si narrava che era la dimora di una creatura dalle sembianze elfiche e dal corpo squamato di un pesce. Era una creatura creata da qualche druido malvagio, con lo scopo di proteggete gli gnomi e tramutare gli elfi in orrende creature e divorarle.
Sentì un brivido scendergli lungo la schiena. La paura lo stava per pervadere e quasi gli venne voglia di fermarsi e tornare indietro. Scosse la testa. - È solo una stupida storia per spaventare i bambini - si disse prendendo un respiro profondo.
Continuò ad avanzare, passo dopo passo. Il terreno era ormai divenuto fangoso e man mano che procedeva verso l'interno, la situazione non faceva altro che peggiorare.
Faceva sempre più fatica. I piedi sprofondavano nel fango e più di una volta perse lo stivale. Tant'è che dovette fermarsi più di una volta per recuperarlo. Era fradicio sin sopra il ginocchio.
L'aria era sempre più satura e pesante. Faceva fatica anche a vedere oltre il suo naso per via della nebbia che gli si parlava davanti.
Si sentiva osservato, ma non vedeva nessuno. Il silenzio era tombale.
Nella mente echeggiava la voce aspra del nonno che gli diceva di non avventurarsi mai nel Mynth, il bosco maledetto.
-Gli spettri degli elfi, uccisi e mutilati, vagano per quelle terre e sono furiosi. Non troveranno mai pace. Vagano per i boschi, furiosi con gli esseri ancora vivi, animali o uomini che siano. Prendono le loro anime e le rinchiudono nella nebbia.

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