Capitolo I

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Il sole sorgeva da ovest inondando di calore un nuovo giorno. Il cielo si era colorato di un rosso intenso quasi come i petali di rosa poggiati sul davanzale.

Le tende di seta blu lasciavano trapelare a tratti i bagliore di quel mattino.

Il lenzuolo celava una sagoma dai capelli color corvino e una manina rosea come un confetto appoggiata sul morbido cuscino di piuma.

C'era ancora silenzio nella stanza ed il respiro regolare sotto il lenzuolo bianco lasciava presagire che ancora stesse dormendo dolcemente.

La grande porta bianca di frassino si aprì lenta e silenziosa come la neve che cade d'inverno, entrò una giovane donna dall'esile corporatura, il delicato viso era incorniciato da lunghi capelli dorati e aveva due occhi di colore azzurro cielo.

Due lunghe orecchie a punta spuntavano tra i capelli.

Il suo nome era Andria. La giovane principessa del regno dell'ovest e sorella del re.

Si avvicinò lentamente al letto e si sedette accanto alla bambina. Poggiò le morbide labbra sulla sua fronte, un gesto dolce che ogni madre fa per il proprio figlio.

- Eiwen - le disse dolcemente. La sua voce era melodiosa e delicata in grado di addolcire ogni animo.

La piccola dopo qualche istante si sedette continuando a strofinarsi gli occhi dal sonno.

- Mamma - disse ancora assonnata - è ancora buio - .

Andria sorrise dolcemente - No, piccola mia! Il sole è già sorto. -

Eiwen aprì gli occhi piano piano e strinse in un forte abbraccio la madre.

Andria, dopo qualche istante, si avvicinò alla finestra accanto al letto della figlia e spalancò le tende facendo irradiare la stanza di una calda luce che solo lestate poteva regalare.

Eiwen guardò fuori curiosa. La città si stava svegliando.

Nei giardini reali, alcuni soldati stavano addestrando i futuri cavalieri del regno. Iniziavano da giovani e tra poco avrebbe iniziato anche il fratellino.

La luce del sole le illuminava il dolce viso. Aveva gli occhi di un viola intenso. Era raro per un elfo avere gli occhi di quel colore.

A dire il vero, erano secoli che nelle terre elfiche, non nascevano figli con gli occhi di quello strano colore. Essi erano associati ad unantica leggenda di cui nessuno osava parlare.

-Tesoro, ora vestiti - disse Andria avvicinandosi - Ti aspettiamo nella grande sala. -

La piccola annuì guardando la madre uscire dalla stanza.

Aspettò ancora qualche istante; voleva godere ancora del caldo sole mattutino sulla pelle.

Si sedette sul morbido letto prendendo in mano l'abito che le era stato preparato. Era una tunica morbida da viaggio di colore azzurro. Capì, e sul suo viso spuntò un tenero sorriso.

Con tutta la frenesia che aveva in corpo, si vestì, lanciando sul letto la camicetta da notte arrotolata come un gomitolo di lana.

Si lanciò fuori dalla stanza correndo come una furia tra i corridoi, investendo di tanto in tanto qualche soldato che perlustrava il palazzo.

- Principessa, non dovreste correre in questo modo. Potete farvi male- disse uno di loro finito a terra.

- Scusatemi, sono in ritardo - rispose sempre lei correndo.

Finalmente arrivò davanti alla Grande Sala, fermandosi davanti alla porta. Era di un grigio chiaro che le ricordava largentea corona dello zio Euris, re degli elfi.

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