Passò tutto il resto della giornata a lottare contro i fantasmi del Bosco Focoso. Finalmente aveva ottenuto la spada per uccidere la bestia e un grosso ostacolo gli aveva sbarrato la strada. Era furiosa da ciò che le aveva confidato la Dama Druida e si sfogava lanciando sfere di energia contro il Bosco.
Doveva trovare un modo per rubare il Dukas al re gnomico. Doveva escogitare un piano infallibile che non mettesse a rischio la vita dei suoi compagni.
Il sudore grondava da ogni parte del suo corpo, sporco di terra e polvere. I muscoli delle braccia gli dolevano, ma non intendeva fermarsi. Ora che sapeva ogni segreto, aveva solo voglia di sconfiggere il nemico e tornare a casa.
Continuò imperterrita, finché il suo corpo non cedette, facendola cadere in ginocchio. Con le mani poggiate a terra, guardava con sguardo fisso la terra bruciata sotto di lei; le gocce di sudore che cadevano, provocando sbuffi di polvere. Il respiro affannoso che non cessava di placarsi. Sentiva tutto attorno a lei ovattato e la testa le iniziò a girarle e gli arti iniziarono a tremare. Era sfinita e senza forze.
Non aveva mai provato una sensazione del genere. Eppure di battaglie ne aveva viste molte. E nonostante la stanchezza causata dal combattimento, non aveva mai mollato, portando allo stremo ogni muscolo del suo corpo e approfittando di ogni barlume di energia che aveva.
Provò a chiamare aiuto, ma la sua voce non fuoriusciva dalla bocca. Muoveva solamente le labbra, invano. Si sentiva spaventata, e non sapeva riuscire a calmarsi.
“ Nessuno è qui! Mi devo aiutare da sola!” pensò.
Si lasciò cadere a terra e osservò le fronde degli alberi che la sovrastavano. Chiuse gli occhi e prese dei respiri profondi finché non si calmò. Rimase li, sdraiata a terra, a fissare il nulla del bosco.
Eh sì, il nulla! A parte gli alberi avvolti dalle fiamme magiche, non c’era nulla. Sentiva il dolore che provava ogni singolo albero avvolto nelle fiamme. Era un fuoco perenne, sempre vivo, e loro erano condannati a bruciare in quelle fiamme per l’eternità. Nessuna specie animale viveva lì. E per lei, che le piaceva ascoltare il canto degli uccelli, era strano non poterli sentire all’ interno di un bosco. Ripensava a casa, alle sue foreste piene di vita. Le venne in mente il suo caro zio, che si era sempre preso cura di lei, aiutandola a diventare ciò che era, alle litigate degli ultimi tempi, e che era andata via senza dirgli grazie e quanto lui fosse importante per lei, a quanto gli volesse bene, anche se trovava difficile dimostrarglielo; e poi c’era Tyara, la sua migliore amica da sempre, pronta a darle sempre buoni consigli. Le mancava molto parlare con lei, aveva voglia di raccontarle tutto di ciò che provava, della storia tra lei e Kairi e di quanto lo amasse. Aveva bisogno delle sue parole che l’aiutassero ad incoraggiarla. Era sempre stata una spalla per lei. Essere lontano da casa , da così tanto tempo, senza sapere se le persone che ama stanno bene, la facevano rattristare.
Delle lacrime le iniziarono a scendere dagli occhi, solcandole il viso. Le mancava molto casa, e in cuor suo sapeva che non ci sarebbe mai più tornata. Il tempo scarseggiava e Kairi non aveva trovato alcun rimedio alla sua morte.
Il sole tramontò all’ orizzonte portanti il buio nel Bosco Focoso e alimentando la sua consapevolezza di non tornare. Si alzò in piedi e si scrollò la terra calda dagli indumenti. Si asciugò il viso e prese un bel respiro. Sperava che nessuno si accorgesse che avesse pianto. Camminò lentamente verso la sorgente dove gli altri l’attendevano.
Si fermò a guardarli. Kairi si era finalmente rimesso del tutto grazie alle cure miracolose delle acque della sorgente. Sembrava sereno mentre discuteva con Aryo di come avrebbero utilizzato le boccette che era riuscito a recuperare dopo il crollo della Torre. Aryo, felice di aver ritrovato il padre. Era stato forte per lei, facendo un modo che non crollasse, motivandola da andare avanti per completare il suo obiettivo, quando invece, avrebbe voluto solo piangere la sua perdita. Silverin, che si dai tempi remoti, proteggeva la spada da ogni nemico che tentava di impadronirsene. Seduta, in cima alle rocce, con le gambe incrociate, a meditare.
E poi c’ era lei. Forte, ma allo stesso tempo fragile ed emotiva. Con un fardello sulle spalle che nessuno poteva aiutare a portare.
Coraggiosa e impavida, principessa guerriera del popolo degli elfi. Le piaceva pensare che i suoi genitori fossero fieri di lei se fossero stati ancora in vita.
Sorrise a quel pensiero.
“ Loro mi vedono da lassù e so che sono fieri di me. Tra non molto lì rivedrò. Potrò abbracciarli di nuovo e potranno dirmelo loro stessi.”
Li raggiunse con una nuova consapevolezza nell’ anima. Non doveva essere triste per ciò che le sarebbe accaduto. Stava iniziando ad accettarlo, e lo avrebbe fatto anche Kairi, un giorno.
- Eccoti finalmente.! – esclamò Aryo. – Stavamo giusto discutendo un piano.-
- Aggiornatemi!-
- Prima di raggiungervi qui, sono riuscito a mettere in salvo un po’ di cose. E queste….- disse Kairi estraendo dalla sacca le boccette di intruglio create da Aryo.
- Queste possiamo usarle come diversivo, come abbiamo fatto a Ganrio.- disse Eiwen
- Si. – esclamò Aryo
- Domattina, dopo aver preso la spada, torniamo indietro, verso la Torre e seguiamo le loro tracce. Così scopriremo dove sono diretti. –
- Penso di sapere dove…..- sussurrò Eiwen
- Dove?-
- Penseranno che sono morta o dispersa. Andranno verso il regno elfico. Andranno ad attaccare il mio popolo. – disse con un filo di rabbia.
- Ed è per questo che gli farete un imboscata.- disse Silverin raggiungendoli con tanta grazia.
- Spiegati meglio – disse curioso Kairi
- Posso aiutarvi a raggiungere il regno elfico, tramite il portare magico. Lo posso creare qui dalla sorgente, ma dall’ altra parte ci deve essere una fonte di acqua abbastanza grande.-
- Il mare! – esclamò Eiwen emozionata. – Ci puoi condurre a Salin, la città del mare.-
- Sì, Eiwen –
- Cosa stiamo aspettando. Consegnami la spada e partiamo- disse mettendosi la sacca sulle spalle.
- Non è possibile adesso.-
- Per quale motivo?- disse seccata Eiwen. – Ho già perso sin troppo tempo-
- Il portare può essere aperto solo tramite l’aiuto dell’ energia del sole e solo allora potrò aprirlo. Sino ad allora riposate.-
- E va bene- disse nervosamente, sedendosi sulle rive della sorgente, illuminata dalla luna.
Kairi le si sedette affianco, cingendola in un abbraccio. Sentiva il profumo della sua pelle e la sua morbidezza. – Non sono riuscito a trovare nulla che possa salvarti. Ma troverò la soluzione. Te lo prometto.-
- Kairi, va bene così. Ho accettato il mio destino. E lo devi accettare anche tu. Non voglio che ti distrai cercando una soluzione a qualcosa che non ha rimedio. Dobbiamo trovare il Dukas e distruggere il Rendam, una volta per tutte. Finito ciò, porterai la spada a Silverin che la custodirà, e distruggerai il Dukas. Ciò che è accaduto in questi tempi bui, non deve più accedere.- disse con tono tranquillo e sereno.
- Come puoi dire cosí, Eiwen. Non ho nessuna intenzione di lasciarti morire.-
- È il mio destino, Kairi. Io ti amo, e tengo a noi. Ma non possiamo permetterci il lusso di distrarci. Non ora che siamo ad un passo alla fine.-
- Non dire così…-
- Io resterò sempre viva, qui, nel tuo cuore- disse dandogli un bacio sulle labbra.
La leggera brezza serale, fece che i due si strinsero in un forte abbraccio, cercando di scaldare le loro pelli. Le fatine svolazzavano attorno a loro, rallegrando i loro animi con la loro bellezza.
Si sdraiarono sui fili d’erba ed Eiwen si addormentò sulla sua spalla.
Kairi la guardava con occhi distrutti.
“ Non ti lascio andare. Non lo permetterò!”
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Il Talismano della Morte
FantasyEiwen, principessa del Regno elfico dell'Ovest, affiancata da un potentissimo Druido, si trova ad affrontare una pericolosa creatura che minaccia la sua terra e un nemico che ritorna dal suo passato. Riuscirà Eiwen a riportare la pace?