Sogno
Il movimento perpetuo degli ascensori, quello che, con la lenta e costante progressione tipica dei pendoli, attraversa gli scheletri degli edifici più alti, non sempre viene interrotto dal classico suono acustico che anticipa l'apertura delle porte di cabina. In particolar modo, negli impianti più vecchi spesso accade che questi avvisi arrivino direttamente dalla macchina, attraverso il rumore graffiante di qualche ingranaggio indurito e logorato dal tempo, di qualche fune di trazione arrugginita dai tanti anni di onorato servizio nel sorreggere il peso dell'intero sistema.
Io fui svegliato dal rumore stridulo di un ascensore simile.
Mi trovavo disteso con la schiena al muro in un corridoio buio. Alla mia destra riuscivo a scorgere in fondo un minuscolo puntino illuminato e nient'altro. Da sinistra, invece, proveniva la luce fredda della cabina di un ascensore che si era appena aperto. Il pavimento era gelido.
Prima di alzarmi impiegai qualche minuto per capire dove mi trovavo e che cosa stesse succedendo. Notai stranamente che la fotocellula posta sul bordo di chiusura dell'ascensore, pur non rilevando il passaggio di nessuno, non aveva fatto chiudere la cabina.
Ebbi la sensazione che mi stesse aspettando.
Osservai attentamente l'interno: la parte superiore delle tre pareti del vano era di velluto rosso, caratteristica che metteva ancora più in risalto l'aspetto vintage di quell'impianto. A metà di ciascuna di esse erano situate tre barre orizzontali color oro che fungevano da sostegno; la zona inferiore invece era ricoperta di legno scuro. Sul muro di sinistra si intravedeva di profilo il pannello dorato dove si trovano i numeri dei piani dell'edificio. Il pavimento richiamava il velluto dei muri; sul soffitto, dei neon gialli.
Terminata la mia analisi preliminare, voltai nuovamente lo sguardo a destra, in un disperato tentativo di trovare una soluzione alternativa per andare via, ma non c'era nulla che potesse aiutarmi, solo un corridoio stretto, che da sdraiato occupavo interamente in orizzontale, e in fondo una lucina minuscola, fissa. Qualche secondo dopo, cominciò a sollevarsi dalla direzione della luce un leggero vento, una soffice corrente d'aria irregolare che le pareti strette del corridoio trasformarono in un ululato lugubre, simile a quello di un lupo che, in una vallata deserta e inospitale, chiede disperatamente aiuto alla Luna.
Presi coraggio e mi alzai, sgranchendo ogni osso del mio corpo. Mi sistemai i pantaloni e notai che la maglietta azzurra che indossavo era completamente zuppa di sudore; non ci feci troppo caso, sospirai e, deglutendo insospettito, misi piede nell'ascensore, e insieme a me entrò il vento che sbatté impetuosamente contro la fine della sua corsa.
La cabina era abbastanza larga da ospitare due persone, se non addirittura tre, senza che nessuno si ammassasse sull'altro. Il classico pannello dove di solito si trovano i pulsanti con i numeri dei piani, però, era inspiegabilmente vuoto: dieci cerchietti bianchi, all'interno dei quali non si leggeva alcuna cifra. Infine, in alto si trovava l'altoparlante per contattare gli addetti alla sicurezza in caso di guasto, anche se non trovai nessun numero di telefono da chiamare, né tantomeno possedevo un cellulare con me.
Pochi secondi dopo, ci fu un rumore sordo e la porta lentamente si chiuse, tranciando di netto il cordone ombelicale che mi legava alla brezza fresca che spirava nel corridoio. Il puntino di luce divenne sùbito un ricordo, una destinazione che non avrei più potuto raggiungere, già trasformata in memoria. Per poco tempo, sentii ancora urlare il vento sulla porta dell'ascensore, come un prigioniero che grida disperatamente per uscire. Poi fu silenzio.
Ebbi appena il tempo di sentire l'ennesima goccia di sudore che mi scendeva sulla fronte, che l'ascensore cominciò a salire.

STAI LEGGENDO
Un vento di distanza
Ficción GeneralSimone è un libraio di trent'anni, ama il suo lavoro, ma si guarda allo specchio consapevole che l'equilibrio raggiunto dalla sua solitudine avrebbe bisogno di una rivoluzione. Qualche anno dopo aver pubblicato una raccolta di poesie, spinto dal des...