33- Jason

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《Grace l'hai invitato tu?》lo indicai con il mento.

《Cazzo, no. Avrà visto la storia che ho pubblicato su Instagram.》

《Buonasera amichetti. È davvero un piacere non essere stato invitato a questa bellissima festa.》

Era visibilmente fatto.

《Tranquillo Gary, non sono venuto a rubare la tua dama. Non picchiarmi di nuovo.》

Gary si alzò di scatto.

Io rimasi a fissarlo seduto con i gomiti sulle ginocchia.

《C'è qualcosa di molto più succulento qui. Mmh vediamo, tu no...》indicò un'amica di Grace, 《Tu no...》un'altra amica 《Tu neanche...》una ragazza che non avevo mai visto 《Oh, eccoti qua principessa.》arrivò a Bianca.
《Dio quanto eri sexy in quella foto. Ti ho guardato tutto il tempo le tette.》

Strinsi così forte la mascella che quasi mi spaccai i denti.
Dean si alzò in piedi a braccia conserte.

Non si sforzò neanche di difendere Bianca.

《Oh, ancora che fai il cavaliere? Ancora le sbavi dietro? Non hai capito che non te la darà mai?》rise di gusto. Mi scolai il resto del cocktail in un sorso.
《È troppo impegnata a scoparsi Jason come una brava puttanella.》

A quel punto vidi completamente tutto nero.

Mi lanciai contro di lui, lo afferrai per la maglia così ferocemente che avvertì il rumore del tessuto che si lacerava. La mia figura sovrastò la sua quando riuscì a buttarlo per terra e lo bloccai tra le mie gambe, sferrandogli un colpo in faccia, poi un altro e un altro ancora.
La mia vista era completamente offuscata dalla rabbia. Non sentivo più voci o rumori, solo i miei pugni che lo colpivano e l'odore del sangue.

Mi resi conto del sangue che colava dal mio naso quando lo vidi sgocciolare sulla maglia strappata di Alex. Mi aveva colpito prima per cercare di difendersi.

Poi scorsi la figura annebbiata di Bianca e mi bloccai immediatamente.
Ispirai ed espirai in maniera lenta, dolorosa. Cercai di alzarmi barcollante, le persone attorno a me sembravano girare, fluttuare.

Bianca strinse la mia mano nella sua. Delle luci blu e rosse illuminarono tutta la spiaggia.

《Vieni Jason, sbrigati.》
Bisbigliò Bianca mentre ci portava via da lì. Gli altri si erano già dileguati.

《Corri, J. Dai.》

Cercai di velocizzare il passo per correre il più lontano possibile, poi ci buttammo su una distesa di sabbia.

《È rotto? Cazzo.》

《No non è rotto.》

《Hai rischiato grosso, J.》

《Scusa se ti ho fatta spaventare.》

《Non c'entro io, non sono io quella ferita. Cazzo continui a sanguinare.》

《Adesso passa, piccola.》

《Ti è successo di nuovo, vero? Essere accecato dalla rabbia.》

Annuì asciugando sul palmo della mano il sangue che usciva dal naso.

《Come sei riuscito a calmarti?》

《Come tutte le altre volte, B.》

Mi guardò con aria interrogativa.

Incastrai il suo orecchio tra il pollice e il resto delle dita, e le accarezzai il viso. Lei spostò la testa di lato per il piacere di quel gesto. D'istinto le lasciai dei baci caldi sul lato del collo che aveva esposto.
Bianca socchiuse la bocca prendendo fiato.

《Dimmelo.》

《Quando la rabbia mi rende cieco, sei l'unica cosa che riesce a calmarmi.》

Lei salì a cavalcioni su di me e fui costretto a mantenermi affondando i palmi delle mani sulla sabbia.

I nostri respiri si mischiarono.

Le baciai tutto il collo lentamente avvertendo la sua pelle d'oca venire fuori.
Poi mi avvicinai al suo orecchio per mordicchiarlo.
Il mio respiro affannoso nel suo orecchio la fece gemere. Capii che quello fosse un punto molto sensibile per lei.
Quali sono tutti gli altri? Voglio conoscerli.

《Dimmi qualcosa che non so Bianca.》

《Il tuo tatuaggio sulla coscia è il mio guilty pleasure.》rivolsi lo sguardo al disegno old school di un'aquila che colorava la mia pelle bianca. La punta del suo indice cominciò a disegnarne i contorni e il cazzo mi si indurì di lì a poco.
《Adesso tocca a te.》

《Se non ce ne andiamo via adesso, tra due secondi sarai senza vestiti.》

La sua reazione mi sorprese, perché restò ferma su di me e non si mosse.

《Forza andiamo, domani mattina dobbiamo svegliarci presto.》
Presi l'iniziativa.

Avevo una voglia matta di scoprire tutti i suoi altri piaceri proibiti. Ma l'indomani dovevamo partire presto per il concerto, e lei non sarebbe riuscita a fare nulla con poche ore di sonno.

Passeggiammo con i piedi sulla sabbia raffreddata dall'aria notturna.

La luna rifletteva nell'acqua del mare.

《Chi arriva per ultimo offre la colazione domani.》urlò all'improvviso Bianca. Ecco perché poco prima aveva accelerato il passo con quelle sue gambette corte. Voleva un po' di anticipo.

Ci rincorremmo come dei bambini che giocano a prendi-prendi. La caricai in spalla fino alla macchina, con la sua risata che echeggiava nella desolazione della strada.

《Passo a prenderti domani mattina alle 8. Fatti trovare pronta.》
La strada del ritorno mi sembrò spiacevolmente breve.

《Solo se mi offri la colazione.》

《Ok andrò da solo al concerto allora.》

Mi risolve il dito medio scendendo dal BMW.

La fissai mentre giungeva sul pianerottolo. Si voltò di nuovo verso di me, trovandomi già lì a guardarla.

Stava cercando di trattenere un sorriso ma non ci riuscì. I suoi zigomi si sollevarono e le sue labbra di incresparono.

Puntai i miei occhi neri nei suoi e le feci l'occhiolino.

Dio mio Bianca, sei davvero bella.

DIMMI QUALCOSA CHE NON SODove le storie prendono vita. Scoprilo ora