3. How'd it get so dark?

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Abby

La sveglia mi fece sobbalzare.

Erano le sei passate e io ero riuscita a dormire poco più di tre ore.

Con le ultime forze che avevo saltai giù da letto, pronta a lavarmi e vestirmi.
Indossai un semplice pantalone della tuta nero e una felpa bianca. Infine, applicai le mie solite due passate di mascara, così da dare un po' di vita al mio viso spento.

Sempre la stessa routine.
Ero ferma sempre allo stesso punto.

Scesi le scale infilando un libro dentro lo zaino, rischiando persino di inciampare per le scale.

«Buongiorno» mi salutò Liv, mia sorella.
Aveva due anni in meno di me, eppure, se si parlava d'altezza, sembrava lei la più grande.

Mamma ripetette il saluto, seguita da papà. Io mi limitai a sorridere.

Uscii di casa in fretta e furia, così da poter evitare qualsiasi domanda riguardante la festa del giorno precedente.

Le parole di Maddison rimbombavano ancora nella mia testa, affiancate da tutte quelle che mi aveva detto anni prima.

Possibile che nonostante tutto non riuscivo a cambiare?

Fuori, appoggiato come sempre all'auto, c'era Dave.

«Ciao» salutai.

Alzò lo sguardo verso di me, accennando un sorriso. «Hai dormito?»

«Sì, perché?»

Si strinse nelle spalle, con un sorrisetto sul volto. «Beh, dalle tue occhiaie non si direbbe».

Lo fulminai all'istante, sedendomi sui sedili anteriori.

Per fortuna, prima che potesse aggiungere altro, arrivò Katie.

Avrebbero dovuto fare una statua a quella ragazza per il suo tempismo.

Con lo sguardo fisso fuori dal finestrino, tentai di non pensare alla sensazione di fame che iniziai a provare.

Per calmarla un po' presi una gomma dal pacchetto che tenevo nello zaino. Di solito funzionava.

Quando mi ricomposi sul sedile, incontrai le iridi nocciola di Dave attraverso lo specchietto retrovisore. Lui fu così rapido a distogliere lo sguardo che per un attimo sospettai mi stesse veramente guardando.

«Perché sorridi?» mi chiese Katie.

Beccata.

Mi strinsi nelle spalle. «Nulla»

🌑

Le prime ore passarono in fretta, facendo arrivare subito la pausa di pranzo.

La mia voglia di andare in mensa, soprattutto dopo la scenata di ieri alla festa, era pari a zero. Per questo, ora me ne stavo seduta su uno dei tavoli nel cortile.

Di solite a quell'ora non c'era mai tanta gente, tutti troppo occupati nella mensa.

Ma se pensavo di poter leggere in santa pace, mi sbagliavo di grosso.

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