13. Distance, inches in between us

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Abby

Due anni prima...

Entrai in quell'appartamento assieme a Katie, senza sapere cosa mi sarebbe aspettato qualche minuto dopo.

Avevo passato l'intero pomeriggio a prepararmi per la mia prima festa, indossando uno dei miei vestiti preferiti, nonostante non mi piacesse il modo nel quale mi stava addosso.

Ero sempre stata più in carne delle altre ragazze, etichettata sempre come la "più grossa" del gruppo.

«Coca-Cola o Fanta?»  chiese Katie.

Avevamo convinto Dave per portarci con lui a quella maledetta festa, ma ci aveva vietato di toccare bevande alcoliche.

«Fanta, grazie».

Lasciai vagare lo sguardo nello spazio attorno a me. Osservai persone ballare, baciarsi e divertirsi tutte insieme e un sorriso spontaneo mi si formò sulle labbra.

«Ti va di ballare?» Katie mi sorrideva, la mano tesa verso la mia direzione per incitarmi a seguirla. «Dai, lasciati andare».

Per lei era facile dirlo; era bellissima, tutti la adoravano. Io invece ero l'esatto opposto.

«Penso che rimarrò qui. Tu vai pure».

Si strinse nelle spalle e, solo dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia, scomparve tra la folla.

Non sapevo cosa fare, non conoscevo la maggior parte di quella gente che mi circondava.

Feci per voltarmi ma del liquido gelido si disperse sul mio vestito, macchiandolo di quella che realizzai poco dopo essere della Coca-Cola.

«Ops, scusami!» Maddison mi guardava con una finta espressione dispiaciuta.

Quella ragazza mi aveva sempre odiato, ma perché? Me ne stavo sempre in disparte, non ho mai fatto nulla da poter attirare tutta quella sua attenzione.

«Perché l'hai fatto?» la voce incrinata, mentre osservai il vestito macchiarsi ogni secondo di più.

«Tesoro, tanto non ti stava neanche questo vestito».

Le sue amiche risero a quella battuta, facendomi stringere i pugni talmente forte che temetti di perforarmi il palmo della mano con le mie stesse unghie.

«Hai mai pensato di andare in palestra? I vestiti non ti entrano più» aggiunse.

Alzando lo sguardo notai una piccola folla formarsi attorno a noi. Tutti ridevano di me, indicando il mio vestito macchiato e il mio trucco colato.

Ridevano di me. Mi giudicavano.

«No, non piangere, Abby Maialino».

Serrai gli occhi, sperando così di poter scomparire da quel posto orribile. Sperando che le risate sarebbero cessate, che una volta riaperti gli occhi sarei stata una ragazza diversa.

«Non chiamarmi così, stronza» sputai, facendola solo ridere ulteriormente.

Fu quando qualcuno mi afferrò che temetti il peggio, ma per fortuna era solo Dave.

«Togliti di mezzo, Brooks».

Mi portò via da quella situazione imbarazzante, chiudendoci dentro una stanza a me sconosciuta.

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