12. I can't help but want you

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Vi avviso già che il capitolo fa schifo, ma non ho avuto il tempo di correggerlo o migliorarlo. Amatemi lo stesso, vi prego.

Muah.

Dave

Mi svegliai nel bel mezzo della notte, ritrovandomi in una pozza di sudore.

Nulla di nuovo, comunque sia.

Solo in quel momento, però, mi ricordai improvvisamente del luogo in cui mi trovavo: ero sdraiato a terra, su un piccolo materasso posizionato in camera di Abby.

Eravamo rimasti a dormire lì, quella sera.

Dopo essermi assicurato che Josh dormisse ancora, decisi di andare verso il bagno per sciacquarmi la faccia. O almeno provarci, dato che le mani mi tremavano talmente tanto che dubitai ci sarei riuscito.

Tirai giù la maniglia, ma constatai fosse chiusa a chiave.

«Occupato!» fu la voce di Abby a parlare.

Spostai lo sguardo sull'orologio appeso al muro che indicava le quattro e mezza.
Che cavolo ci faceva sveglia a quell'ora?

La porta si spalancò dopo pochi secondi, ritrovandomi davanti Abby e il suo sorriso contagioso. Mi superò, dirigendosi verso la cucina come se nulla fosse.

Entrai nel bagno e mi lavai velocemente con l'obiettivo di raggiungerla subito dopo.

«Come mai non dormi?» chiesi, entrando in cucina.

Il mio sguardo si soffermò dapprima sui suoi capelli biondi che le ricadevano disordinatamente sulle spalle, poi sul suo volto pieno di stanchezza.

Erano giorni che non facevo altro che concentrarmi sul modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando sorrideva, sulla sua risata contagiosa che mi faceva morire ogni volta, su come a volte si perdeva nei suoi pensieri ma si riprendeva subito dopo facendo finta di nulla o su come si mordeva l'interno guancia quando non sapeva cosa dire.

E il fatto che notassi tutto ciò mi mandava nel panico più totale, facendomi anche innervosire.

«Ogni volta devi farmi questa domanda?».

Sorrisi e mi poggiai con la schiena al ripiano, affianco a lei.

«Vieni domani alla festa?» mi chiese all'improvviso.

«Quale festa?»

«Quella nell'appartamento di Mark».

Tenne lo sguardo basso, facendo dondolare i piedi in aria.

«Mi stai forse invitando a una festa, Collins?» la provocai, voltandomi nella sua direzione.

Alzò lo sguardo e i nostri volti si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. «Non montarti la testa, Miller. A me ha già invitato James».

Con quella frase, riuscii a far svanire tutto il mio divertimento. Contrassi la mascella, ricomponendomi e prendendo le distanze tra di noi.

Se le piaceva Baker, io non dovevo mettermi in mezzo.

La osservai torturare il bordo della sua maglia, un sorrisetto stampato in faccia.

«A che pensi?» chiesi.

«Hai mai pensato a Josh e Katie insieme? Come una coppia, intendo».

Aggrottai la fronte. «No, e vorrei evitare di farlo».

Ma che cavolo di domanda era?

Sgranai gli occhi, realizzando improvvisamente. «A Katie piace Josh?».

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