11. 'Cause all of the small things that you do

314 22 225
                                    

Abby

A chiunque stia passando qualcosa di simile, parlatene.
Non siete soli.
💜

L'avevo rifatto.

Seduta sul pavimento gelido del mio bagno, tentai di fermare le lacrime salate che mi rigavano il volto.

Quel pomeriggio avevo iniziato mangiando un solo biscotto, ritrovandomi a finire metà pacco.
Poco prima avevo rigettato tutto, e in quel momento, non trovavo neanche le forze di alzarmi.

Per fortuna, come ogni pomeriggio, non c'era nessuno in casa. Avevo tutto il tempo necessario per riprendermi.

O almeno così credevo.

Il suono del campanello mi ricordò che Dave e io avremo dovuto studiare insieme anche quel giorno.

Mi alzai velocemente e mi lavai con altrettanta velocità i denti. Scesi giù le scale e quando incontrai la mia immagine allo specchio per poco non sussultai; i capelli mi ricadevano disordinati sulle spalle, il mascara era colato e avevo gli occhi gonfi e arrossati dal pianto.

«Abby?» sentii urlare oltre la porta.

Non potevo fare più nulla. Un altro vicolo cieco.

Aprii la porta con lo sguardo rivolto a terra.

«Tutto okay?».

Mi limitai ad annuire, ma non fu abbastanza.

«Abby?» riprovò ad attirare la mia attenzione, ma io mi voltai prima che potesse fare qualsiasi cosa e mi avviai in cucina.

Presi un fazzoletto, cercando di sistemare per quello che potevo il disastro sul mio volto.

«Ehi» la sua voce morbida e profonda alle mie spalle provocò una serie di brividi lungo la mia schiena. Mi fece poi voltare, così che mi ritrovai con gli occhi fissi nelle sue iridi scure. «Che succede?».

Panico.

I miei occhi senza volerlo ricominciarono ad appannarsi e in un istante mi ritrovai stretta tra le sue braccia. Non so neanche con quale coraggio iniziai a singhiozzare contro il suo petto.

Non riuscivo più a ragionare, non sapevo più cosa fosse giusto fare.

Dave aveva appena conosciuto la Abby debole e sensibile, quella che io provavo a nascondere al mondo esterno.

«Che ti succede?» mi sussurrò, accarezzandomi i capelli. Esattamente come faceva quando eravamo piccoli.

Improvvisamente non mi importava più dei miei singhiozzi e delle mie lacrime, avrei solo voluto restare stretta a lui.
Non mi ero mai sentita così protetta in vita mia.

Continuava a ripetermi che sarebbe andato tutto bene, cosa che mi fece crollare ulteriormente.

"Andrà tutto bene"

Ogni sera, sdraiata sul mio letto prima di addormentarmi, mi ripetevo quella frase. La sussurravo così tante volte da farle quasi perdere il suo significato.

Ogni singolo giorno speravo che prima o poi sarebbe andato davvero tutto bene, ma puntualmente non accadeva mai.

Mi ritrovavo sempre allo stesso punto, in quel labirinto senza via d'uscita.

Rimasi incastrata tra le sue braccia fino a quando il respiro non si regolarizzò, troppo imbarazzata anche solo ad alzare lo sguardo verso di lui.

Probabilmente avevo un aspetto terribile.

Amati SempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora