21. How dare you? And how could you?

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Abby

Ci trovammo nella mia camera da letto. Katie si stava truccando e io tentavo di gestire i miei maledetti capelli.

Era il tanto atteso giorno del ballo, temevo davvero di morire d'infarto da un momento all'altro.

Addosso avevo il vestito celeste che mi aveva regalato Katie e, come poche volte in vita mia, cercai davvero di non dar retta alle voci nella mia testa.

Chiedevo solo un giorno senza quelle paranoie, era possibile?

«Ok, ho finito con il trucco» annunciò la mora, mentre continuava a osservare il suo riflesso allo specchio. «Com'è?».

Mi voltai per osservarla meglio e non potetti fare altro che sorridere. «Sei bellissima».

Sorrise anche lei, seppur il suo viso fosse più spento del mio. «Vuoi che trucco un altro po' anche te?» domandò, sventolando in aria il suo pennello.

«Preferisco un trucco leggero» mi guardai per l'ultima volta allo specchio e forzai un sorriso.

Resisti, Abby.

Non avevo toccato cibo da tutta la giornata, infatti la pancia era meno gonfia del solito. Tutto questo mi dava una sensazione di pace, ma al tempo stesso qualcosa mi lacerava dentro.

Non sarei mai stata come le altre.

«Hai visto quanto sei bella?» sorrise Katie dietro di me, poggiando le mani sulle mie spalle.

La mia amica si sistemò il vestito bordeaux, sorridendo al mio riflesso.

«Pronta ad andare?» chiesi.

«Ovviamente».

La prima a scendere le scale fu lei, dato che io stavo ancora sistemando il rossetto.

Sentii i nostri genitori farle i complimenti dal piano inferiore e nuovamente un sorriso involontario comparve sulle mie labbra.

Resisti, Abby.

Mi diedi un'ultima occhiata per poi decidere di scendere definitivamente.

Resisti, ti prego.

Feci attenzione a non cadere sui tacchi bianchi che indossavo, rischiando di finire con la faccia a terra almeno tre volte.

Arrivata in salone, la prima a voltarsi nella mia direzione fu Liv, con gli occhi che le brillarono e la bocca spalancata.

«Wow» la sentii sussurrare, attirando l'attenzione di tutti i presenti.

«Abby, sei bellissima» disse mia madre, seguita subito dopo da Rose.

Riuscivo a capire benissimo le loro reazioni; ero solita vestirmi con abiti del doppio della mi taglia, vedermi avvolta da un abito del genere era un evento più unico che raro.

La mia attenzione fu calamitata da qualcosa in particolare. Anzi, da qualcuno.

Dave mi osservava, poggiato al muro e con l'aria strafottente che ormai rivolgeva solo a me. Indossava un pantalone nero e una camicia bianca, fasciando perfettamente i muscoli delle braccia.

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