Chapter 0 - ⭒The end⭒

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7 Agosto 2027

L'avevo messo all'angolo.
Stavo ansimando. L'odore stantio del sudore, dell'alcool e di chiuso mi impregnava le narici, rendendomi difficile respirare.

L'inseguimento attraverso il posto era stato difficile, così gremito di avventori. Clienti parecchio alticci e festosi, che con tutta probabilità non si erano accorti di nulla. Il loro chiacchiericcio risuonava stentoreo in quello scantinato, facendo breccia dalla porta che avevamo attraversato solo qualche secondo prima.

Bloody Hell, era l'azione più sconsiderata che avessi mai compiuto. E ne avevo fatte di sciocchezze, negli ultimi anni.

Però lui era lì, infine. Nascosto dietro una colonna nell'angolo sulla sinistra, speculare a quella contro cui ero appoggiata. Avevo fatto le mie ricerche sulla struttura, una vecchia fabbrica che aveva chiuso i battenti per l'attuale crisi economica globale, come molte altre. Conoscevo la piantina a memoria ed ero certa non ci fossero altre vie d'uscita che la porta alla mia destra.

Al momento era in atto un party illegale, uno dei molti che i miei colleghi monitoravano. Presto, avremmo compreso quale governo, uomo politico o gruppo sovversivo sovvenzionasse quei rave.
Avremmo dato un nome e una faccia a chi stava creando scompiglio nella nostra nazione.

O meglio, i miei colleghi. Io no. Non mi avrebbero permesso di riprendere il mio amato lavoro, non dopo quello che stavo per fare.

Ma per la mia famiglia avrei fatto qualunque sacrificio.
E poi, beh, avremmo potuto definirla un'opera buona per il mondo intero.
Quell'uomo aveva ucciso e torturato almeno nove donne, quattro solo nell'ultimo anno.
L'ultima vittima si trovava dietro al vicolo di quella struttura.

Estrassi la mia fedele pistola dalla fondina. La Glock 19 aderiva alla mia mano come un guanto. Era una scelta impopolare tra i miei colleghi, ma non l'avevo mai rimpianta.

Aye, quell'abominevole essere all'altro lato della stanza non poteva restare su questo pianeta un giorno di più.
Non ero lì per vendicarmi di tutte le donne che aveva torturato e ucciso, né per scoprire chi lo avesse pagato per ostacolare le elezioni anticipate nel Regno Unito o commettere i numerosi crimini politici che presentavano la sua firma distintiva .
Non volevo sapere chi fosse il mandante di Valentine, anche se i miei superiori si aspettavano questo.

Oggi non ero Amber de Noir, un'agente speciale sotto copertura.
Oggi ero Amneris d'Ambray, una figlia, una sorella, ed ero lì per impedirgli di colpire qualcuno a me vicino.
Me ne sarei assicurata di persona e sapevo che l'unico modo per renderlo possibile era mandarlo al Creatore.

Cercai di scacciare il nervosismo. Dovevo concentrarmi su Valentine, non potevo permettermi errori.
Tuttavia, non avevo mai commesso un omicidio a sangue freddo.
Nel mio lavoro mi ero trovata a dovermi difendere più volte e sì, spesso avevo ucciso delle persone per farlo, ma mai, in tutta la mia vita, avevo avvertito nell'animo quel sentimento di profondo odio e disgusto misto a terrore.

Valentine aveva minacciato la mia famiglia.

Aspettai, come il gatto che punta la sua preda prima di saltargli addosso. Avevo ridotto ogni rumore al minimo, ogni mio senso all'erta e concentrato su di lui, nell'attesa di captare un qualsiasi movimento.

Erano sette mesi, ormai, che gli davo la caccia. Sette mesi in cui continuava a scapparci. Sette mesi... Ma solo nell'ultima settimana era diventato personale. Da quando, per l'esattezza, aveva deciso di inviare una lettera alla mia famiglia. Una lettera con indizi che solo io avrei colto.

Sapeva che non sarei rimasta in disparte.
Non avrei mai potuto. Non con quelle velate minacce.
Valentine sapeva che sarei andata a cercarlo.

Quel sadico narcisista era convinto di essere imbattibile. Del tutto intoccabile e inarrestabile. Una come me, una donna, non lo avrebbe mai potuto sconfiggere.
Ero una puttana, come tutte. Buona solo ad aprire le gambe.
Voleva che lo trovassi. Non mi temeva. No. Lui mi voleva.

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