∴19.1∵ Malsano attaccamento

55 10 33
                                    

Larimar non mi rispondeva. Di nuovo. Strano.
Avevo provato a contattarlo anche la sera prima, senza risultati.
Era già stato all'Assemblea coi Princeps e non escludevo che ieri potesse aver avuto un altro colloquio, ma due di fila... Era molto raro.

Forse era accaduto qualcosa? Per la Madre, iniziavo a preoccuparmi.

Per molte persone lo stress poteva impedire alle connessioni energetiche di stabilirsi. Mio padre sosteneva fosse dovuto a un eccessivo aumento di glucocorticoidi, che interferiscono con l'attività normale di alcune aree profonde del cervello. Però non si era mai riuscivo a spiegare quale fosse la discriminante che portava solo alcune persone a sperimentare questa barriera
Dopotutto, era un genetista, non un neurologo. Studiava il patrimonio genetico, non i misteri della mente.

Una volta, Larimar mi suggerì che il motivo per cui mio padre appariva privo dell'empatia tipica dei Verdi era proprio la tipologia di lavoro che faceva, in un ambiente sterile come il suo adorato laboratorio, un'ambiente più idoneo ai curiosi e analitici Scienziati Azzurri che ai Guaritori.

Coi Levi ai piedi, slittai sul sentiero finchè non notai il cielo plumbeo prese un tono verdastro, per il riverbero luminoso che usciva dalle enormi finestre dell'imponente residenza di Larimar.

Non sapevo perché mi preoccupassi in quel modo. Non era insolito che Larimar fosse difficile da raggiungere. In effetti, tra i miei impegni e i suoi era molto più raro riuscire a creare una connessione energetica al primo tentativo.

All'altezza della fontana rallentai, sfilandomi le piastre e i sensori protettivi e riducendoli a un cubo che infilai in tasca.

Non che avessi nulla di importante da dirgli, tra l'altro.
Dovevo smettere di cercare rifugio in lui ogni volta che mi sentivo perso.

Il ragazzino spaurito a cui avevo fatto la Lettura quel tardo pomeriggio non ero io. La sua storia di maltrattamenti poteva assomigliare alla mia, ma...

Un formicolio dietro l'occhio mi distrasse da quei cupi pensieri.
Mi fermai sui miei passi, riconoscendo subito l'impronta della mente che cercava di creare una connessione con la mia.

"Larimar!"
"Sembri agitato, mio caro. Cosa ti turba?" replicò la sua voce nella mia testa.

Avvertii un brivido attraversarmi, ma lo ignorai. Continuavo a illudermi, crogiolandomi nella sensazione che il suo tono preoccupato fosse più di un semplice interesse per la mia salute. Era normale si mostrasse in pensiero per il suo amico. Lo avrebbe fatto con chiunque se... Beh, non avesse tenuto il resto del mondo a distanza col suo gelo.

"Cadmio? Sei ancora lì?"
"Sto bene, non preoccuparti. Eri impegnato?"
"Sì. Stavo discutendo con una signora. Ancora."

Aveva davvero ammesso di aver litigato con qualcuno?
Non esistevano conflitti, per Larimar. Lui non discuteva. Mai. Affermava un fatto e semplicemente ignorava un eventuale dissenso.

Prima ancora di capire la situazione, mi ritrovai a prendere le difese di Amneris.

"Devi essere meno rigido con la ragazza. Credo sia una brava persona e..."

"Non si tratta di Amneris" mi interruppe. "Per quanto, anche con lei le cose non vanno esattamente al meglio"

Aggrottai la fronte al pungente sarcasmo, venato di rosso e giallo. Rabbia? No, qualcosa di altrettanto caldo e acceso, ma non rabbia. E il giallo? Per alcuni spesso indicava imbarazzo, ma con Larimar? Era impensabile.

Gli trasmisi la mia perplessità, sollecitandolo a essere più specifico.

"Nulla di cui tu debba angustiarti, mio caro Cadmio. Ero con Corniola."
"Oh."
"Esattamente. Il nostro rapporto funziona meglio quando non siamo costretti a ritrovarci nella stessa stanza. Cosa che, purtroppo, è avvenuta due sere consecutive."
"Direi più nella stessa comunità..."

Progetto Triskelion ∴ Il RisveglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora