Lasciai la cucina confuso, vagando senza meta. La mia mente si dibatteva in mille pensieri mentre camminavo per i corridoi. Certo, sarei dovuto andare nella Sala dei Ciclamini ad aspettare che Larimar arrivasse, ma le parole di Hortensia mi rimbalzavano per la testa, creando scompiglio nei miei pensieri.
Non vagai a lungo, tuttavia, che la ragione principale della mia angoscia si palesò davanti a me.
Quasi mi ci scontrai, in realtà.—Am...Ber— borbottai, correggendomi in tempo. I dipendenti di Larimar erano molto più riservati di altri, ma apprezzavano un buon pettegolezzo e i corridoi non erano sicuri dalle loro orecchie sempre vigili.
—Oye, bombón! ¿Qué pasa? *— sollevò una mano, facendomela cadere con pesantezza su una spalla, il capo morbidamente inclinato da un lato a mostrare la sua gola pallida.
Il suo sguardo sembrava fuori asse, sfocato, come se... Possibile che avesse assunto qualcosa?
—Io... Niente. Stavo andando a... Di là— indicai la sala dopo un rapido controllo di dove mi trovavo. Un esame che mi portò a osservare anche la ragazza e ciò che aveva in mano. —Ma... Quella bottiglia? Dove l'hai presa?—
—Ora devi confessare—
—Come? — battei le palpebre, spaesato a quel repentino cambiamento di tono e atteggiamento.Non più giocosa e ciondolante, ogni parte di lei si era affilata come una lama, i suoi occhi verdi intensi. In essi vi era un'espressione che avrei potuto comparare a quella di Larimar, sempre tanto difficile da sostenere. Sembrava non essere l'unico con l'abilità di farti sentire esaminato fino alla parte più profonda del tuo essere con un singolo sguardo.
—Ora devi confessare— ripeté — perché mi hai compreso?— la mano sulla mia spalla era diventata una tenaglia da cui, anche volendo, ero certo non sarei potuto scappare.
Deglutii, rendendomi conto dello scivolone che avevo fatto. In un angolino della mente avevo riconosciuto non avesse usato la mia lingua, eppure non ci avevo dato peso, troppo turbato dai miei pensieri.—Forse sarebbe meglio proseguire questa conversazione dietro una porta chiusa, Amber — mormorai, a fil di voce.
—Molto bene— acconsentì con un tono che, nonostante la sua apparente leggerezza, tradiva una nota di sfida. Mi condusse verso la Sala dei Ciclamini, senza mai allentare la presa.
—Ora confessa— ordinò, incenerendomi con gli occhi, due fiamme che sembravano intenzionate a bruciare ogni resistenza.
Il mio petto si sgonfiò con un sospiro combattuto.Lento, mi trascinai verso una sedia e mi ci accasciai sopra. —Non prendermi in giro, però. Sembra assurdo, ma...—
Lei sbuffò con un sorriso ironico. —Laddie, avrei dovuto essere morta circa novecento anni fa. Cosa potrebbe sembrarmi più assurdo? — incrociò le braccia sul petto, ma non prima di aver dato un lungo sorso alla bottiglia che teneva ancora in mano.
Aggrottai la fronte a quella vista.
—Ma dove l'hai presa? Sembra... È alcolica? —
—Non cambiare discorso, laddie. Sono io a condurre l'interrogatorio, qui— avanzò di un passo, il suo corpo statuario sembrava quasi minaccioso mentre si piegava fino ad appoggiare le mani sul tavolo alle mie spalle.
—Parla— mi alitò in faccia.
Sì, decisamente alcool.
—Prima devi dirmi...—
—Non scendo a compromessi, ragazzo. Confessa—
—Bene, d'accordo. Io comprendo ogni lingua—
—Tu... Oh, aye. Avrebbe senso— si raddrizzò, lasciandomi respirare più liberamente.
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Progetto Triskelion ∴ Il Risveglio
Fiksi IlmiahInghilterra, anno 2027. Amneris è un'agente speciale alle costole di uno dei più pericolosi serial killer del secolo. L'ha quasi preso. Ci è vicina, così vicina... Luogo ignoto, Anno corrente 2966. Amneris non sa dov'è, non sa che anno è, non conosc...