17.Brucia come fuoco (parte 1)

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NOAH


7 Aprile

Non so perché Knox abbia deciso di partecipare a una serata come questa.
So che non si è mai fatto problemi con persone queer, non se li è fatti nemmeno con me.
A differenza di Julian, che ci ha messo un po’ a digerire la mia confessione e mostrava evidente disagio le prime volte in cui ci siamo rivisti, Knox non ha fatto una piega.

È a lui che mi sono appoggiato durante quel periodo delicato, è lui che mi ha fatto da sostegno, mi ha difeso e ha raccolto i pezzi quando mi frantumavo sotto il peso degli sguardi schifati o degli insulti. Ho sempre considerato Julian il mio migliore amico, ma la verità è che Knox c’è stato anche quando suo fratello non era in grado di farlo.
Quasi tutti i ricordi della mia vita, da quando sono cresciuto abbastanza per averne, includono la sua presenza al mio fianco.

E ora sono qui, a pochi centimetri da lui, rischiando di rovinare tutto.
Non posso perdere Knox.
Non so neanche più cosa sia la mia vita senza di lui.
La mano tira la mia e mi ritrovo più vicino. I nostri corpi si incollano, il petto a contatto, i fianchi strisciano e il suo profumo è più forte della puzza di sudore e sesso che aleggia in tutta la sala. Sa di muschio, immagino per via del profumo che usa, però sotto a quell’aroma fresco c’è qualcosa di selvaggio che si intreccia ai miei organi e mi manda fuori di testa.
La poca differenza di altezza permette ai nostri visi di stare quasi allo stesso livello, quindi lo osservo: gli occhi resi scuri dalla scarsa illuminazione, le ciglia lunghe, le labbra piene, alcune ciocche di capelli cadono sulla fronte in onde ribelli.
Indossa una t-shirt bianca con lo scollo a V, che lascia scoperta la farfalla nera tatuata in mezzo alle clavicole. Non ricordavo quanti tatuaggi avesse finché non l’ho visto quasi nudo, questa mattina.
Cinque sparsi sul busto, tra le spalle e l’addome, uno sulla schiena e due sul braccio destro, sopra al gomito. Se non fosse stato il taglio a impressionarmi, probabilmente sarei svenuto comunque, perché era maledettamente sexy con solo un paio di boxer addosso.
Per fortuna che stavo male, altrimenti avrei faticato a trattenere la reazione del mio corpo.

Ora, puntare gli occhi su quel lembo scoperto non è l’idea del secolo, quindi provo a risollevare lo sguardo e incrocio il suo.
Stiamo ballando da qualche minuto, ormai siamo praticamente attaccati l’uno all’altro, eppure non l’ho ancora abbracciato, non ho suggellato questo incontro perché ho come l’impressione che le cose precipiteranno se non continuo a controllarmi.
Però le pupille di Knox ardono e la mia pelle pizzica sempre di più.
La canzone pompa dei bassi vibranti nelle casse, a poca distanza da noi, e il ritmo coinvolgente spinge Knox a ondeggiare i fianchi.

È sempre stato più bravo di me.
Lui e la musica sono una cosa sola; da quando era bambino, non perdeva occasione per buttarsi in mezzo a una pista o per seguire gli animatori durante le feste.
Suo padre non gli ha mai permesso di studiare danza, ma credo che se avesse frequentato dei corsi di hip hop, oggi sarebbe stato un ballerino fantastico. Magari avrebbe comunque scelto di fare il meccanico, però avrebbe potuto sfogare tutta quell’energia che gli scorre nelle vene.
Qualche anno fa l’ho visto eseguire mosse di break dance insieme a un gruppo di suoi compagni di scuola; ricordo di essermi allontanato perché mi stava piacendo troppo guardarlo.

È assurdo come quest’uomo riesca a essere sensuale qualsiasi cosa faccia. Mentre lavora, con la tuta slacciata e il sudore che gli bagna la pelle; mentre si rilassa sul divano, con la solita posa scazzata, una gamba incrociata sull’altra e le braccia sopra la testa; o mentre balla, i fianchi che dondolano, il sorriso appena accennato e i piedi che sembrano guidati direttamente dal ritmo della musica.
È così difficile non rimanerne incantati che non fatico a capire le ragazze che gli sbavano dietro.

Non c’è comunque bisogno di immedesimarsi, perché anche io sto perdendo la sanità mentale solo stando di fronte a lui, mentre si diverte a provocarmi.
O almeno, non so se sia questo l’intento, ma di sicuro è il risultato.
«Hai cambiato idea» dice, chinandosi per avvicinare la bocca al mio orecchio.
Il suo respiro caldo mi provoca un brivido lungo la spina dorsale.
Per recuperare la distanza cerco di
raddrizzarmi, ma il braccio di Knox mi circonda le spalle e mi ritrovo con la faccia nell’incavo del suo collo.

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