34.Dillo come se fosse la fine del mondo - Parte 1

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KNOX


4 Giugno

La finestra si apre, ma non mi volto.
Un profumo di menta mi invade le narici, una sfumatura che sto imparando a riconoscere da quando la trovo anche addosso a mio fratello. Si porta dietro l’odore del suo ragazzo come se lo marchiasse prima di uscire di casa.
«Non è il massimo raccontare i cazzi tuoi a tutti, eh?» commenta Aiden, fermandosi al mio fianco sul balcone e infilando il filtro della sigaretta tra le labbra.
«Si tratta di mio fratello, di te e mia sorella. Non siete “tutti”».
«Quasi mi emoziona sentirtelo dire».
«Quasi».
«Sono un uomo di ghiaccio, lo sai».
«Sì, come no».

Si gira, sento il suo sguardo addosso.
«Sei nervoso?»
No.
Cioè, non lo so.
Ieri sera, alla fine della festa, avremmo dovuto raccontare a mia sorella e ai nostri amici cos’è successo tra me e Noah, cosa ci ha portati al punto in cui siamo adesso. Mentre il resto del gruppo tornava nel salone a bere, Sofia e Katy ci hanno raggiunti, ma Noah ha interrotto quella che stava per diventare una specie di terapia di gruppo prima che cominciasse.
Era la sua festa, c’erano i suoi ex compagni del nuoto, non aveva senso creare un confessionale in corridoio perché morivano tutti dalla curiosità.
Ci siamo limitati a confermare ad Alison che stiamo insieme, ma lei mi ha messo il muso per il resto della serata.
Prima di andarsene con Sofia ha ringraziato Noah, ma non ha degnato di uno sguardo me e Julian.
È stato lui ad avere l’idea di invitarla a pranzo oggi e Aiden ha messo a disposizione il suo appartamento per incontrarci.

Alison vive ancora dai miei, ma si è fermata a dormire da Sofia invece di venire a casa mia, in modo che io potessi restare con Noah.
Ormai é ufficialmente diplomata e in settimana dovrebbe iniziare a portare le sue cose. Come le avevo proposto mesi fa, ho rinnovato l’invito a trasferirsi, che poi sarebbe come andare a vivere da sola in una casa in cui pago io l’affitto, visto che per la maggior parte del tempo non ci sono.
Mi sembra presto per traslocare, ci vuole del tempo per un passo del genere, o almeno così ci siamo detti io e Noah, ma nella pratica torno tutte le sere da lui dopo il lavoro.

Dormo con lui, mi sveglio accanto a lui.
Vado nel mio appartamento solo se mi servono altri vestiti e per fare manutenzione alla moto o riportarla in garage quando la prendo per andare a lavoro.

«Era molto arrabbiata ieri».
Aiden fa un tiro, poi allunga il braccio passandomi la sigaretta.
«Non fumo».
Tira di nuovo, soffia fuori una nuvoletta grigia. «No, certo. Chi le avrebbe fumate quelle sigarette che mancavano dal pacchetto quando Julian è venuto con te in ospedale?»
«È stato un mese fa».
«Ho una buona memoria».
Scrollo le spalle. «Julian potrebbe fumare di nascosto».
«Julian non fuma».

Sospiro, alzando gli occhi al cielo. Quando mi porge la sigaretta per la seconda volta, la prendo tra le dita, fissando lo sguardo agli edifici bassi arrampicati lungo le stradine di Edimburgo.

C’è una bella vista da qui.
Anche se il sole ogni tanto viene coperto da qualche nuvola, il vento pulisce il cielo rendendolo di un azzurro intenso, mi ricorda gli occhi di Noah. I palazzi non sono troppo alti e fanno comunque
parte della zona vecchia della città, quindi sono costruiti con i classici mattoni grigi e rossi, mantenendo lo stile cupo e misterioso.
Ho iniziato ad amarla quando venivo a scuola e non ho mai smesso.

«Fumo solo ogni tanto, quando sono stressato».
Mi ficco la sigaretta in bocca e tiro, voltandomi piano verso Aiden. Le ciocche bionde sono tirate all’indietro e, nonostante il vento, non ha un capello spettinato.
Mi fa venire voglia di incasinarli per dispetto.
«Mi hai dato la tua».
Sollevo la mano, per mostrargli l’estremità che brucia e il filtro dove ho posato le labbra giusto un secondo fa.
«Quindi?»
«L’hai messa in bocca».

Incrocia le braccia e fa quel sorrisino del cazzo che deve essergli costato un sacco di pugni durante la sua vita. Spero che abbia iniziato a tirarlo fuori tardi, ma sembra così naturale che credo faccia
parte di lui da quando è nato.
«Non ti facevo così schizzinoso» esordisce.
«Infatti non me ne frega un cazzo. Pensavo lo fossi tu».
«Lo sono».
«Però non ti schifi di me».
«Non ti ci abituare. È solo una sigaretta».

Inspiro un paio di volte, poi gliela ripasso e lui se la porta alla bocca senza fare una piega. È elegante anche nel modo in cui la tiene, con quella presa vintage tra pollice e indice.
Vorrei dirgli che non somiglia affatto a Tommy Shelby e che potrebbe smettere di imitarlo, ma in effetti, escludendo la parte criminale del personaggio, ci vedo qualcosa di lui.
La fierezza dello sguardo, l’atteggiamento di chi è sicuro di potersi prendere il mondo con uno schiocco di dita. E poi la malinconia agli angoli degli occhi, quella che scivola via da Aiden solo quando mio fratello compare nel suo campo visivo.

«Ti perdonerà» dice, prima di fare un altro tiro. «Magari avresti potuto dirglielo prima, certo, però ti vuole troppo bene. Dille che non ti sentivi sicuro di quello che stavi facendo».
«Ero sicuro. Dalla prima volta in cui l’ho baciato».
«Nessun dubbio?»
«Ho avuto i dubbi prima».

Aiden soffia fuori il fumo, mi ripassa la sigaretta e si appoggia alla ringhiera. Faccio un ultimo tiro e poi la schiaccio nel posacenere sul pavimento.
«Da quanto sai di essere bisessuale?».
Mi osserva con l’espressione calma e capisco che per lui è una semplice chiacchierata, senza aspettative di alcun tipo.
Non filtra le parole con me, sa che può parlare in modo diretto, senza la necessità di prendermi con le pinze come Julian o Noah. Non ho mai detto ad Aiden come sono fatto, ma non ce n’è bisogno.
Credo che mi capisca benissimo.

«Dal liceo».
«E non l’hai detto a nessuno».
«Non l’ho detto e non l’ho nascosto. Era necessario sventolare annunci?»
Ride. «Dipende da quanto lo rendi evidente. Quando ho iniziato a uscire con i miei compagni di scuola, è stato un po’ difficile tenerlo nascosto. Uscire nel senso che mi chiudevo con loro nei bagni o che ci vedevamo da loro quando non c’erano i genitori».
«Non è stato così per me. Cioè, sì, anche io sono andato a casa di qualcuno, ma ho fatto qualche esperienza, niente di che. Nessuna frequentazione vera e propria. Se fosse capitato, con un maschio,
lo avrei detto senza problemi. Solo che era troppo…»

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