30.Ci apparteniamo

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KNOX

20 Maggio


Riprendo conoscenza piano, il mio corpo si risveglia insieme alla mente, pezzo per pezzo, come dopo un lungo letargo.
Cerco di muovermi e avverto il calore di un altro corpo, l’odore familiare di una pelle che conosco, il solletico dei capelli sul naso.
Sbatto le palpebre, la nebbia del sonno si dirada.
E mi ricordo.

Un sorriso spontaneo mi muove le labbra, un brivido di gioia mi percorre dalla testa ai piedi e quando mi rendo conto che ho il braccio avvolto intorno alla sua vita, il cuore parte al galoppo.

Ho fatto sesso con il mio migliore amico.

Che non posso più chiamare amico.
E che, in effetti, non definirei proprio sesso.

Mi viene da ridere per l’assurdità della situazione, ma mi trattengo per non svegliarlo.
Dio, è stata la scopata più bella della mia vita.
Quando abbiamo iniziato a discutere nel garage, pensavo che Noah avrebbe fatto dietro front, offeso dalla mia gelosia. Non avrei voluto perdere la testa in quel modo, ma l’idea che Marc venga alla
festa mi ha mentalmente distrutto.
Ho già visto Noah scivolare via dalle mie braccia dopo un bacio, per correre da lui. Il pensiero che possa andare nel panico e fuggire di nuovo, mi stringe lo stomaco in una morsa.

Non sono disposto a rinunciare.
Non adesso. Non più.

Contro le mie aspettative, è rimasto.
Il desiderio che scalpitava in me ha preso il sopravvento e tutto si è limitato a un susseguirsi di carezze e baci, calore che invadeva ogni angolo, elettricità che sfrigolava nelle vene.
Era impossibile fermarsi.
Lo volevo, fino in fondo.
Volevo tutto.

E l’ho avuto.

La sensazione estranea che mi avvolge adesso è diversa da qualunque altra mai provata. È come se questo non fosse un punto di arrivo, come capita in genere con qualsiasi insulsa conquista.
So che Noah non lo è, non ho mai avuto nemmeno il dubbio; c’è di mezzo un legame indissolubile che non può essere nemmeno paragonato agli altri incontri. Però avevo paura che dopo il sesso la fiamma dentro di me si calmasse, scemasse un po’, soddisfatta di averci bruciati fin dentro l’anima.
Non è così.
Ne voglio di più.

Mi muovo appena, avvicinando il naso al suo collo e respirando il profumo del bagnoschiuma che abbiamo usato ieri sera per lavarci. La nota di agrumi si mescola a qualcosa di più dolce, mi fa
venire voglia di morderlo.
Ora che conosco il sapore del suo corpo non posso fare a meno di desiderarne ancora e ancora.
«Mi stai facendo il solletico» mugola, muovendosi irrequieto nel mio abbraccio.
«Buongiorno, rompipalle» lo saluto.

Si gira piano e io allento la presa, permettendogli di ruotare su sé stesso finché non siamo viso a viso. Si strofina gli occhi con una mano, poi li apre mostrando le sue iridi.
Seppur nel debole chiarore della stanza, è come vedere il cielo.
Non ho bisogno neanche del mondo finché posso osservare lui.
Quand’è che sono diventato così romantico?

«Buongiorno a te. Dormito bene?».
«La migliore dormita mai fatta».
«Esagerato».
«No, sul serio. Possiamo farlo tutte le sere, per favore? Sei un ottimo sonnifero».
«Io?»
«Tu e il tuo culo».
Affondo le dita nella curva di una natica, coperta dai boxer.
Abbiamo dormito solo con le mutande addosso, gliele ho prestate perché ovviamente non ne aveva di ricambio.

All’inizio pensavamo di tornare a casa sua, ma dopo il sesso ci siamo fatti una lunga doccia, abbiamo ordinato da mangiare e abbiamo cenato sul divano.
La nottata passata in ospedale, l’allenamento e il resto, devono aver provato Noah davvero tanto, perché si è addormentato mentre guardavamo un film.
L’ho svegliato per farlo arrivare in camera mia, poi l’ho aiutato a spogliarsi e mi sono infilato a letto con lui. Non mi capitava di dormire tutte queste ore da molto tempo.
Oggi è sabato, quindi non ho neanche messo la sveglia.

«Vuoi farlo solo la sera, al posto della camomilla?».
«Non provocare, piccolo stronzo. Non sei dolorante?».
«Assolutamente no».
Lo osservo per capire se sia una bugia. Faccio scorrere la mano su tutto il suo corpo, dal basso verso l’alto, accarezzando la pelle nuda per arrivare fino alle ciocche scure.
Noah rabbrividisce, chiude gli occhi.

Non riesco ancora a credere di fargli questo effetto. Mi sembra che ogni contatto distrugga una barriera; frammenti che si schiantano ai nostri piedi e mi lasciano spazio sufficiente per guardare da vicino il suo cuore.
«Non sono abituato a… questo» indico noi due, il letto.
Noah solleva un sopracciglio. «Non sei abituato a fare sesso? Non essere ridicolo».
«Intendevo… questo. Io e te. Dormire insieme, stare insieme».
«Quindi? Devo andarmene?».
Sbuffo. «No. Cristo Santo, la scopata di ieri non è bastata a sedare questo carattere del cazzo che ti ritrovi?»
Ride.
Dio Mio.
La sua risata ribalta l’ordine dei miei atomi.

«Certo che no. Sono indomabile».
La mia mano lascia i suoi capelli per muoversi sul viso, finché il pollice raggiunge le labbra.
Gliele faccio aprire per tastarne la morbidezza, ma lui mi intrappola succhiandomi il dito, le pupille
piantate nelle mie.
«Ho una gran voglia di domarti, adesso».
Si tira indietro leccandosi la bocca con la lingua, che incede lenta e seducente.
«Abbiamo tempo».
Avvicino il volto al suo, i nostri respiri caldi si intrecciano. «Non credevo fossi così insaziabile».
«Sei preoccupato di non riuscire a starmi dietro?»
«Ti voglio stare dentro, baby. È diverso».
«Non sarai mica troppo vecchietto».
«Ho venticinque anni, cretino».
«Quasi ventisei».
«È una sfida?».

Per tutta risposta scatta in avanti e mi posa un rapido bacio sulle labbra, mordicchiando appena quello inferiore e tirandolo verso di sé.
Quando mi molla, ho il cazzo così duro che la pelle tira.

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