18. La moto

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Adler

Dopo aver ascoltato la conversazione tra Brenda e Marcus ero ancora più confuso.

Mi sentivo tremendamente in colpa per non essere intervenuto prima, avrei potuto risparmiare a quella ragazza un ulteriore trauma, ma cercherò di rimediare per questo, devo fare in modo che si fidi di me.

Avevo capito ben poco, e per capire qualcosa in più avevo bisogno che lei si lasciasse aiutare.

Di certo lei era una delle sue vittime ma per cosa? E soprattutto perché cambiare nome?

Quando arrivo in camera mando un messaggio al capo dicendogli che avevo novità e che mi sarei recato in ufficio per spiegargliele di persona il giorno successivo.

Chiudo il telefono, faccio una lunga doccia e dopo essermi vestito, l'idea di dormire non mi sfiora neanche lontanamente, esco e passo al market h24 del college.

Arrivato al market compro un po' di schifezze da mangiare e vado sulla panchina che ormai, sento un po' mia.

Quando arrivo alla panchina però sono sorpreso di vedere che c'è qualcuno.

Mi avvicino piano e sento dei leggeri singhiozzi, sembrava un pianto.

Non riesco a capire molto, nemmeno se fosse un uomo o una donna, aveva indosso una tuta over che probabilmente era di almeno 2 taglie in più e tratteneva il cappuccio tirato su con le mani.

"Scusa posso sedermi?" Ero deciso a mettermi proprio lì, non avrei cambiato idea perché qualcuno aveva bisogno di sfogarsi su una panchina, il college ne era pieno, ma quella ora era mia, mia e di Alathea.

Nel frattempo prendo posto, tanto ero già pronto ad un "si".

La figura al mio fianco, si passa le mani sul viso e mi rivolge un mezzo sguardo.

Ma io quello sguardo lo conoscevo abbastanza bene.

"Alathea?" Chiedo.

Lei non risponde ma si alza in fretta e cerca di andare via.

Nonostante fossi ancora arrabbiato e poco fiducioso nei suoi confronti, la mia mente agisce prima che io possa pensare e la trattengo per un braccio.

Lei al mio tocco reagisce quasi come se avesse appena preso una scossa e si ferma.

"Non andare, sono venuto anch'io qui per stare da solo e godermi l'alba, restiamo in silenzio." Affermo.

Lei non mi risponde ma prende di nuovo posto, lasciando tra noi quanto più spazio possibile.

Non la degno di uno sguardo, ma so benissimo che sta continuando a piangere.

Tiro fuori dal sacchetto del super market tra i tanti snack, un pacco di m&m's e glielo lancio piano sulle gambe.

Sento il suo sguardo rivolgersi verso di me, che però non mi giro e inizio a mangiare.

Sbuffa una mezza risata molto molto leggera ed io mi sento un po' meglio.

Avrei voluto guardarla negli occhi e chiederle cosa fosse successo, ma non doveva interessarmene.

Resto in silenzio seduto su quella panchina, finché lei non si addormenta.

Era già la seconda notte che passava a dormire fuori su questo pezzo di legno.

"Sei proprio una lupa eh? È già la seconda notte che ti trovo qui fuori ad ululare alla luna" sussurro mentre la guardo dormire.

Combatto con me stesso per non portarla in camera mia, e alla fine vinco, le faccio una leggera carezza sulla guancia e vado via, del resto cosa dovrebbe importarmi di lei?


Save me from a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora