2. La paura

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Alathea

Salgo sul cubo centrale, quello che mi riservano ogni volta e inizio a ballare.

Fingere che la situazione mi piaccia è estremamente difficile ma pur di non avere richiami cerco di farmi andar bene tutto, persino qualche mano che si allunga per inserire banconote nel mio intimo.

Da quando lavoro qui, nonostante non venga retribuita, con le mance riesco a guadagnare in una sola serata veramente molto, ma questo non è importante poiché i soldi non sono mai stati un problema per me.

I clienti erano i soliti, essendo il locale situato in un quartiere veramente poco conosciuto, a riempirlo c'erano i classici imprenditori cinquantenni che probabilmente lasciavano a casa moglie e figli con la mia età. Questo forse è ciò che mi fa più ribrezzo.

La musica inizia ad abbassarsi e mi rendo conto di aver finito il turno quindi scendo dal cubo e mi dirigo verso il camerino tra le urla e i fischi degli uomini in sala.

Prendo il mio cappotto, getto i soldi nella borsa ed esco di lì camminando in modo molto rapido.

Arrivo all'angolo della mia stanza del dormitorio e fortunatamente mi fermo in tempo per percepire che proprio lì fuori c'erano dei ragazzi che chiacchieravano. Non potevo permettermi di entrare in camera in quelle condizioni con il rischio di farmi vedere, quindi attendo all'angolo e per ammazzare il tempo accendo una sigaretta.

Non era mio solito fumare, non mi era mai piaciuta l'idea del danno che il fumo potesse provocare sul mio corpo ma da un po' di tempo avevo l'abitudine di fumare una o due sigarette nei momenti in cui i pensieri e le paure diventavano troppe.

Mi stringo nel cappotto e spegno il mozzicone quando sento dei passi avanzare verso di me.

Nel momento esatto in cui provo a girarmi una mano mi afferra il polso e mi spinge contro il muro senza darmi l'opportunità di fare neanche un piccolo movimento.

"Ti diverti eh? Vieni ogni sera in quel locale a sbatterci il tuo culo in faccia e non ci permetti mai di farci un giro"

"C..chi sei? Cosa vuoi da me io no.." la situazione inizia a starmi stretta, non ho mai percepito la paura come in quel momento e le parole mi muoiono in gola.

"Sta zitta puttana, ora mi divertirò per bene e poi domani vedremo se il tuo culo sarà ancora così carino anche con le mie mani stampate sopra"

La velocità con cui mi tira uno schiaffo sul culo non mi permette di realizzare tutto il dolore che avrei dovuto sentire. Non ho il coraggio di urlare e le lacrime iniziano a rigare il mio volto.

L'uomo inizia a infilare le mani nel mio cappotto quando all'improvviso sento la sua presa allentarsi.

"Che cazzo sta succedendo qui? Forse non hai imparato bene la lezione la scorsa volta eh John" un pugno colpisce l'uomo ed io senza voltarmi corro via e mi precipito in camera.

Save me from a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora