1. La spogliarellista

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Alathea

Ancora una volta il ticchettio della sveglia si inchioda nei miei pensieri, interrompendo le poche ore di sonno che ogni notte cerco di racimolare.

La stanza sembra diventare più piccola del dovuto e il pensiero dell'ennesima giornata che a breve dovrò affrontare mi fa desiderare di fare le valigie e scappare via ancora una volta, ma purtroppo i miei pensieri mi seguirebbero anche lí e forse non solo loro.

Sollevo la testa dal cuscino ed elimino la sveglia che ogni sera mi ostino a programmare con la speranza di non doverla eliminare prima ancora che suoni.

Mi alzo e mi dirigo verso il bagno, apro il getto della doccia, lo punto sull'acqua gelida e mi ci infilo dentro ancora con il pigiama addosso, cercando di cancellare quegli sguardi e quelle mani che sento ogni volta sulla pelle.

Dopo aver passato minuti interminabili a strofinare le varie parti del mio corpo finalmente trovo il coraggio di chiudere l'acqua e vestirmi di abiti asciutti.

Nonostante il sole non sia ancora alto nel cielo decido di uscire dalla mia camera poiché respirare aria fresca mi crea sempre un leggero sollievo.

Mi incammino per il cortile del campus con indosso la mia solita felpa over che mi ostino ad indossare nonostante i 25 gradi dell'ora di punta e vado verso la caffetteria poco fuori dai dormitori.

Prendo un caffè doppio, rigorosamente amaro e mi precipito subito fuori di lì, cercando di evitare occhiate indiscrete. La gente qui pensa che io sia strana, e come biasimarli? Sono passati 6 mesi dal mio arrivo ed ho fatto di tutto pur di non interloquire con nessuno. Non mi interessa molto avere degli amici, soprattutto perché questo comporterebbe condividere con loro parti della mia giornata o peggio della mia vita che preferisco di gran lunga tenere per me.

Arrivo a lezione come sempre in orario perfetto, e mi confondo sedendomi nelle file centrali. La mia media qui è impeccabile, come lo sarebbe stata anche a Yale, ma questo non vuol dire che io voglia impegnarmi in club, associazioni o organizzazioni studentesche. Nonostante questa sia una parte fondamentale da aggiungere al curriculum, soprattutto dopo aver già eliminato Yale da esso, si ritorna al discorso secondo il quale io non voglio interfacciarmi con nessuno che non sia un docente in questo schifo di università.

La giornata passa in modo molto veloce, e non so se gioirne o meno poiché ciò che mi aspetta stasera sicuramente non è migliore.

Passo il pomeriggio sui libri e dopo cena inizio a prepararmi accuratamente.

Indosso con accortezza la mia parrucca con il caschetto nero e le lenti colorate che cambiano il mio colore degli occhi rendendoli di un grigio ambiguo, mi disegno delle lentiggini sul naso e mi stringo in un completino di raso striminzito che lascia in bella vista i reggicalze e il reggiseno.

Afferrò il cappotto, lo indosso e dopo aver preso le chiavi mi dirigo via in gran fretta sperando che nessuno mi veda. Mi dirigo verso quel merdoso nightclub che ogni notte prego prenda fuoco.

Entro dal retro e lascio il cappotto nello stanzino che condivido con altre ragazze.

Anche se raramente mi soffermo a parlare con le mie "colleghe" so per certo che neanche loro vorrebbero trovarsi qui. Purtroppo però loro l'hanno scelto per necessità.

Sento il rimbombo della musica arrivare fino al camerino e capisco, è arrivato il momento di entrare in scena e recitare fingendo tutto ciò che non ho mai voluto essere, una squallida e schifosa spogliarellista.

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